Sul famoso personaggio della ragazza d'oro in Agente 007, missione Goldfinger, terzo film del franchise cinematografico di James Bond, circolano varie storie, tra realtà e leggenda urbana, alcune delle quali ancora in voga nonostante siano state smentite ripetutamente dal 1964 a oggi.
Nel film il personaggio di Jill Masterson, assistente di Auric Goldfinger, muore quando viene completamente ricoperta di vernice d'oro, il che provoca soffocamento. Dopo l'uscita di Agente 007, missione Goldfinger cominciò a girare la voce che l'attrice Shirley Eaton fosse davvero morta sul set durante le riprese (in realtà Eaton è attualmente l'unico membro del cast principale a essere ancora in vita, e nel 2003 ha partecipato al programma televisivo MythBusters per smentire la leggenda urbana sul proprio conto).
La causa di morte descritta nel film e nel romanzo è interamente fittizia, e Ian Fleming ebbe l'idea dopo aver visto una pellicola horror con una situazione simile. In realtà essere interamente ricoperti in quel modo potrebbe portare alla morte ma in un altro modo, poiché la vernice dorata chiude i pori e impedisce la sudorazione, il che può uccidere tramite un aumento eccessivo della temperatura corporea. Per far sì che ciò non si verificasse sul set, l'attrice lavorò meno di cinque minuti a ciak, con un medico presente durante le riprese, e con la pancia lasciata libera, dato che era inquadrata da dietro. Una volta finita la scena, i truccatori rimossero gran parte della vernice, e la parte rimasta fu tolta tramite sedute multiple in un bagno turco.
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Prima che venisse scelta Shirley Eaton (che accettò a patto che la scena in questione non contenesse momenti di nudità gratuita), per il ruolo di Jill fu considerata Joan Collins, che sostiene di aver rifiutato perché all'epoca era incinta del figlio Sacha (in realtà nato un anno dopo la prima del film, ma ai tempi delle riprese l'attrice era da poco diventata madre per la prima volta). Lo ha ammesso nel 2013 in un'intervista, ma senza mai menzionare il dettaglio nelle sue varie autobiografie, "perché non volevo essere stronza nei confronti di Shirley."