Dopo una lunga malattia si è spenta a Roma a novantasei anni la sceneggiatrice Suso Cecchi D'Amico. La scrittrice, collaboratrice prediletta da Visconti, è stato uno dei nomi chiave del cinema italiano del dopoguerra. Fin dagli esordi con Mio figlio professore di Renato Castellani, Suso Cecchi D'Amico ha narrato con raffinatezza e partecipazione l'Italia del tempo, mostrando miserie e grandezze del nostro paese dapprima prostrato dal conflitto e in seguito teatro del boom economico. Nata nel 1914 da una famiglia di intellettuali (suo padre era il critico letterario Emilio Cecchi), Suso Cecchi D'Amico ha iniziato la propria carriera comne giornalista e traduttrice per poi approdare al cinema. Dopo aver firmato alcuni dei capolavori del Neorealismo - Ladri di biciclette, Miracolo a Milano - con Bellissima (1951) si inaugura il suo sodalizio con Luchino Visconti che la porterà a firmare tutti i titoli del maestro milanese a eccezione di La caduta degli dei e Morte a Venezia.
Durante la stagione neorealista la D'Amico collabora con Luigi Zampa ed Ennio Flaiano, in seguito scrive per Alessandro Blasetti, Michelangelo Antonioni (I vinti, La signora senza camelie, Le amiche) e Francesco Rosi (La sfida, I magliari, Salvatore Giuliano), ma dopo la scomparsa di Visconti sviluppa un nuovo sodalizio artistico col maestro della commedia Mario Monicelli. Tra i lavori più interessanti Speriamo che sia femmina (1986) e Il male oscuro (1990). Negli ultimi anni di attività Suso Cecchi D'Amico ha firmato le sceneggiature di La stanza dello scirocco di Maurizio Sciarra e Il cielo cade di Andrea e Antonio Frazzi. Nel 1994 la Mostra del Cinema di Venezia le ha assegnato un Leone d'Oro alla carriera. Nel 1966 aveva ricevuto una nomination all'Oscar per la miglior sceneggiatura con Casanova '70 di Mario Monicelli.