E' un triste week-end per il mondo dello spettacolo: dopo la scomparsa di un'icona del piccolo schermo come Gary Coleman, ci lascia anche Dennis Hopper, leggendaria e talentuosa star di Easy Rider, oltre che di film come L'amico americano, Velluto blu e Colors. L'attore, da tempo malato di tumore, si è spento oggi nella sua casa di Venice, in California, circondato dall'affetto degli amici e familiari, com'è stato confermato da un suo amico all'agenzia di stampa Reuters. Pochi mesi fa era apparso in pubblico per l'ultima volta quando gli era stata dedicata una stella sulla celebre Walk of Fame. In quell'occasione Hopper era apparso visibilmente dimagrito e sofferente, ma felice del riconoscimento che gli era stato appena assegnato.
Nato nel 1936 a Dodge City, nel Kansas, Hopper dimostrò uno spiccato interesse per la recitazione sin da giovanissimo, e verso la prima metà degli anni '50 iniziò a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo partecipando ad alcune serie televisive. Nel '54 arrivò il suo primo ruolo sul grande schermo con Johnny Guitar al quale seguirono altre partecipazioni in Gioventù bruciata, Il gigante e Sfida all'O.K. Corral. Negli anni '60 interpretò soprattutto ruoli da villain, e in western come El Grinta e Impiccali più in alto, ma fu solo alla fine del decennio che che si trovò ad interpretare e dirigere il film che segnò in maniera definitiva la sua carriera cinematografica. Easy Rider, realizzato con appena 400mila dollari, e scritto dallo stesso Hopper a quattro mani con Terry Southern, vedeva tra i protagonisti Hopper accanto ad Henry Fonda e un giovane Jack Nicholson e si rivelò un fenomeno commerciale e culturale. Sfortunatamente, il successivo Fuga da Hollywood si rivelò un fiasco su tutta la linea, e qualche anno più tardi Hopper ammise che a quei tempi, negli anni '70, i gravi problemi di tossicodipendenza influirono negativamente sul suo lavoro. Dopo essere apparso in una manciata di pellicole europee, Hopper offrì una memorabile prova attoriale in Apocalypse Now di Francis Ford Coppola (accanto a Marlon Brando e Martin Sheen) e ottenne numerosi consensi anche per la sua terza regia, Snack Bar Blues, nel quale figurava anche come interprete. Questi ultimi due successi riaccesero l'interesse dell'industria del cinema nei confronti del talento di Hopper, che si sentì motivato a intraprendere un programma di riabilitazione per lasciarsi alle spalle la dipendenza da alcool e droga. In quegli anni interpretò pellicole come Rusty il selvaggio, I ragazzi del fiume e Velluto blu, nel quale interpretò l'inquietante Frank Booth, ma lavorò anche in produzioni di cassetta - e impensabili per un personaggio come lui - quale la serie di pellicole d'animazione di Rabbit Ears. Alla fine degli anni Ottanta, Hopper tornò alla regia con Colors, e in seguito firmò anche il thriller Ore contate, The hot spot - il posto caldo e Una bionda sotto scorta. Come attore, negli ultimi anni è apparso in True Romance, Speed, Waterworld e La terra dei morti viventi di Romero. Recentemente aveva fatto parte del cast della serie Crash, ispirata all'omonimo film di Paul Haggis.Oltre ad essere stato attore e regista, Hopper è stato anche un affermato fotografo e pittore, e grande collezionista di opere d'arte moderna. Hopper ha avuto cinque mogli contando l'ultima, l'attrice Victoria Duffy, dalla quale aveva chiesto il divorzio poco prima di morire. Il suo matrimonio del '71 con Michelle Phillips, che recitò in Ultima follia, durò appena otto giorni, a causa del grave stato dell'attore, che a quei tempi era costantemente sotto l'effetto di droghe.