Giancarlo Siani fu ucciso dalla Camorra il 23 settembre 1985 a 26 anni: Fortapàsc di Marco Risi ripercorre la carriera del giornalista e le circostanze della sua morte, dando la chiave di lettura del motivo per cui la camorra condannò a morte il giovane cronista del Mattino. Fortapàsc andrà in onda stasera in seconda serata su LA 7.
Giancarlo Siani iniziò a scrivere di camorra sul mensile della CISL "Il Lavoro del Sud". Arrivato al Mattino come pubblicista fu nominato corrispondente per Torre Annunziata, avendo come riferimento la sede distaccata di Castellammare di Stabia del quotidiano partenopeo. In questo periodo Giancarlo divenne anche collaboratore del periodico "Osservatorio sulla Camorra", diretto da Amato Lamberti, il sociologo fondatore dei Verdi in Campania. Giancarlo inizio a scavare negli intrecci tra politica e malavita, scoprendo dei collegamenti tra il boss Valentino Gionta e il sindaco socialista di Torre Annunziata Domenico Bertone.
I suoi articoli gli valsero la regolarizzazione come corrispondente del quotidiano diretto in quel periodo da Pasquale Nonno. L'8 agosto 1985 venne arrestato il boss Valentino Gionta e due giorni dopo Giancarlo Siani scrisse l'articolo che lo condannerà a morte. Grazie ad una soffiata di un amico carabiniere, Giancarlo scopre che "l'arresto di Gionta potrebbe essere il prezzo pagato dagli stessi Nuvoletta per mettere fine alla guerra con l'altro clan di 'Nuova Famiglia', i Bardellino". Queste parole contenute nell'articolo firmato da Giancarlo Siani irritarono i fratelli Nuvoletta che, nella logica dei boss della Camorra e della mafia, rischiavano di passare come 'infami' che trattavano con la polizia. Nonostante il parere contrario di Gionta, che non aveva creduto al contenuto dell'articolo, in un vertice di Camorra del 15 agosto 1985 fu deciso di uccidere Giancarlo Siani. Il giornalista fu ucciso sotto casa sua con dieci colpi di pistola, erano le alle 20.50 del 23 settembre del 1985, giusto 35 anni fa.
La seconda sezione della corte d'assise di Napoli, nell'aprile del 1997, ha condannato all'ergastolo i fratelli Lorenzo e Angelo Nuvoletta, e Luigi Baccante considerandoli i mandanti dell'omicidio. Ciro Cappuccio e Armando Del Core sono stati condannati all'ergastolo come esecutori materiali. Valentino Gionta, condannato all'ergastolo dalla corte d'assise di Napoli fu assolto dalla Cassazione per non aver commesso il fatto.
Oggi, in occasione del 35° anniversario della morte di Giancarlo Siani il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha inviato un messaggio a Gianmario Siani, presidente della fondazione Giancarlo Siani onlus in cui si legge: "Giancarlo Siani è stato testimone del miglior giornalismo: sarà sempre un esempio di coraggio e di professionalità per chi ha lavorato con lui e per chi intraprende, con idealità e passione, la strada del giornalismo. Il suo sacrificio resterà nella coscienza di tante persone oneste che si battono per contrastare l'illegalità e le mafie con gli strumenti della civiltà, della cultura, con il rispetto della verità e delle regole. Le condanne inferte ai killer e ai mandanti di Siani, al termine del percorso processuale, sono una prova ulteriore che le mafie possono essere sconfitte e che verranno certamente sconfitte"