Vegas: Based on a True Story è un film del 2008 diretto da Amir Naderi con Mark Greenfield e Alexis Hart. Durata: 102 min. Paese di produzione: USA.
Eddie Parker e sua moglie Tracy, operai, conducono con il figlio dodicenne una tranquilla vita nei sobborghi della capitale americana del divertimento: Las Vegas. Eddie, che ha il vizio del gioco, non ha mai vinto somme importanti e Tracy, che si prende cura del piccolo giardino, fa di tutto per tenere unita la fragile famiglia. Un giorno però si presenta uno sconosciuto. L'uomo si mostra particolarmente interessato alla loro casa: sostiene che abbia un che di speciale e fa un'offerta che ben presto diventerà l'ossessione della famiglia. Ma quanto a fondo saranno disposti ad andare nella faccenda?
Il miraggio nel giardino Amir Naderi sogna di fare un film sulla Luna. Nel frattempo prosegue nella sua personale esplorazione dell'uomo, connessa nel nuovo Vegas: Based on a True Story con il suo rapporto con la terra, con le dinamiche che ne regolano le relazioni …
Date di uscita e riprese - Le riprese del film si sono svolte in USA. Ecco alcune delle location in cui è stato girato il film: Las Vegas, Nevada, USA
Venezia 2008 - In concorso alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2008).
Attualmente Vegas: Based on a True Story ha ricevuto la seguente accoglienza dal pubblico:
Vegas: Based on a True Story è stato accolto dalla critica nel seguente modo: su Imdb il pubblico lo ha votato con 6.6 su 10
Uno tra i più virtuosi cuochi giapponesi e un maestro della fotografia sono due dei personaggi a cui Bologna rende oggi omaggio, senza dimenticare le storie della difficile quotidianità che implica l'essere un migrante. In serata, è la verve dissacrante di Sacha Baron Cohen ad animare il pubblico.
In occasione della messa in onda del ciclo Cult a Venezia, nato grazie a una partnership con La Biennale di Venezia, Movieplayer.it vi offre una clip esclusiva in cui il direttore Marco Müller introduce la pellicola indie Vegas: Based on a True Story di Amir Naderi.
Naderi gira in un digitale povero con una fotografia che tende alla sottrazione, spegnendo i colori e affidandosi alla luce naturale, per scavare un solco profondo attorno ai protagonisti.