Isolation 2021

Trama del film Isolation

Docufilm corale di cinque grandi autori europei: da una prospettiva unica i cinque registi illustrano il dramma del COVID-19 che ha stravolto il continente, cinque voci uniche per una riunificazione simbolica dell'Europa durante l'anno della pandemia. Storie personali per dar vita a una testimonianza storica collettiva, spunti di riflessione, ispirazione, di contributo alla battaglia dell’umanità contro l’epidemia e, più in generale, alla difesa della salute pubblica dell’Europa stessa, chiamata oggi più che mai ad una grande sfida unitaria.

Cinque importanti registi europei raccontano il dramma della pandemia e le rivoluzioni sociali che essa ha provocato in tutto il mondo. Ciascuno di essi si è mosso da una differente prospettiva, ma simbolicamente hanno unito l’intero continente proprio attraverso questo documentario.

Il primo racconto, ispirato a un’opera teatrale di Luigi Pirandello, ha come protagonista Michele Placido. Una mattina, il regista e attore esce di casa e si inoltra tra le strade di Roma durante il periodo più duro, quello del primo lockdown. Durante la passeggiata, inizia a filmare quanto sta osservando, e farà la stessa cosa in altre occasioni. Così visiterà anche Firenze e Milano, e lì incontrerà artisti e maestranze del mondo dello spettacolo, bloccati dalle misure di contenimento contro il virus dilagante: tutti appaiono sconfortati, ma speranzosi per la riapertura che dovrà avvenire, presto o tardi.

Il padre della regista Julia von Heinz viene a mancare poco prima dell’inizio del primo lockdown. Solo dopo la dipartita dell’uomo, la donna scoprirà che egli era in realtà omosessuale e che aveva condotto una doppia vita per molti anni. L’autrice avverte così la necessità di immergersi nel passato del padre, capire chi fosse realmente, quali costrizioni morali e sociali lo avevano portato a decidere di nascondersi nella sua essenza. Julia non tarderà a comprendere che molte delle persone che avevano trascorso la loro gioventù durante la Seconda guerra mondiale (e nel periodo precedente) sono state costrette a mentire a loro stesse per non essere emarginate.

Olivier Guerpillon ricostruisce le decisioni politiche assunte in Svezia durante il lockdown utilizzando estratti audiovisivi da telegiornali, post sui social media e citazioni da altri film, tra tono umoristico e intento narrativo. Il fine ultimo dell’autore è cercare di comprendere perché il Paese scandinavo abbia attuato un approccio radicalmente diverso da quello del resto d’Europa, affidando tutto alla responsabilità dei singoli cittadini, alle comunicazioni pubbliche di soggetti di dubbia trasparenza e non organizzando misure di sicurezza come indicato dai principali comitati scientifici nazionali. Fino a che punto inizia e finisce la libertà di ciascun individuo?

Jaco van Dormael racconta la drammatica esperienza vissuta dalla moglie Michèle Anne, che ha perso suo padre proprio a causa della pandemia. L’uomo, che viveva in una casa di riposo, è stato travolto dalla propagazione del virus come moltissimi altri ospiti di queste delicate strutture, scopertesi indifese e disorganizzate quando il contagio ha invaso tutta Europa. Quanto accedeva alla famiglia van Dormael era quanto vivevano tantissime altre famiglie, che non hanno neppure avuto l’occasione di celebrare i funerali dei propri cari. Nel frattempo, la politica nazionale minimizzava vergognosamente sia la pandemia che i suoi effetti.

Michael Winterbottom, infine, invita a riflettere sull’esperienza del lockdown e propone un parallelismo tra questo isolamento e quello dei rifugiati, in cerca di un futuro ma lontani dalla propria terra e dai propri affetti. Rimaste tutte distanti una dall’altra, le persone hanno compreso come le privazioni siano difficili da sostenere; per un rifugiato, esse possono perdurare per un periodo molto lungo, senza avere alcuna certezza di trovare una prospettiva dalla quale ripartire.