Black Samurai è un film del 2020 diretto da Luigi Maria Perotti. Paese di produzione: Italia, Tanzania.
Jerome è un maestro di karate che vive in Tanzania. Il suo dojo si trova a Dar Es Salaam, dove tutti lo conoscono come Black Samurai. Il suo obiettivo è diffondere il karate in Africa per fare in modo che più persone possibili possano ricevere gli stessi benefici che ha avuto lui nel praticarlo. Nel suo dojo, durante gli allenamenti rabbia e dolore lasciano il posto a valori come forza di volontà e rispetto.
Il documentario segue la figura di un maestro di karate in Africa, in particolare in Tanzania. Jerome è conosciuto da tutti come il “Black Samurai”; il suo scopo è diffondere il karate in Africa in modo che più persone possibili ne possano beneficiare come è successo per lui. Il suo dojo si trova a Dar Es Salaam e tra i suoi allievi c’è anche Mahmoud e i suoi due nipoti, Zungu e Athoumani. I due ragazzini sono africani, ma sono albini. Questo fatto influisce molto negativamente sulle loro vite, visto che ancora oggi in Tanzania ogni anno gli albini sono oggetto di aggressioni e mutilazioni, in quanto a causa di antiche credenze popolari sono molto diffusi amuleti portafortuna fatti con le ossa delle persone albine.
Nella famiglia di Mahmoud ci sono altri tre bambini albini e il karate potrebbe essere la loro unica fonte di salvezza da un destino crudele dettato dall’ignoranza. Il Sensei di Jerome, Edward, è arrivato dal Sud Africa per tenere un seminario sulle arti marziali e venuto a conoscenza della situazione suggerisce al suo allievo di coinvolgere tutta la comunità sulla questione degli albini: infatti se Zungu riuscisse a qualificarsi per i campionati mondiali di karate in Giappone sarebbe il primo albino a raggiungere questo traguardo, diventando una figura di riferimento e riscossa per tutti gli albini come lui.