A guardare i due registi di Zootropolis, Byron Howard e Rich Moore, così come il produttore Clark Spencer che avevamo già incontrato a Milano in occasione di una breve anticipazione del film, viene da pensare che fare animazione sia un'attività spensierata, che lascia sereni e entusiasti. Tale è l'entusiasmo che emana dalle loro parole, la passione che sembra animarle, la voglia di raccontare un lavoro che richiede anni per essere completato e raggiungere gli schermi di tutto il mondo. E' una sensazione che avevamo già avuto in passato e che i due registi, che in passato avevano realizzato separatamente alcuni degli ultimi lavori Disney (Ralph Spaccatutto per Moore, Bolt - un eroe a quattro zampe e Rapunzel - L'intreccio della torre per Howard), confermano senza ombra di dubbio.
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Nel nostro incontro, infatti, si sono dimostrati disponibili, informali e spontanei, e non solo per la camicia con i conigli indossata da Byron Howard, probabile omaggio alla Judy Hopps protagonista di Zootropolis, ma anche per un'allegria che non ha messo in alcun modo in secondo piano la competenza e sicurezza riguardo il proprio lavoro. Inevitabili le domande su un richiamo del passato Disney palese, ma si è ragionato su come renderlo attuale e moderno. Fino ad un appello finale che anche noi, da amanti del personaggio del bradipo Flash, ci sentiamo di appoggiare in tutto e per tutto.
La grande tradizione Disney
Zootropolis è un film in cui si sente molto la tradizione Disney, quella che riguarda gli animali parlanti. Come si può sposare questo retaggio con la modernità?
Rich Moore: E' stato Byron ad aver avuto l'idea originale di prendere la tradizione Disney e rifarla con un film contemporaneo. Volevamo realizzare qualcosa che fosse insieme senza tempo, con gli elementi e l'appeal dei classici Disney come Robin Hood o anche il Re Leone, ma trasporli in un momento contemporaneo. E' la fusione del classico con un mezzo e un argomento attuali.
Byron Howard: Usiamo animali come analogia con il nostro mondo degli umani. Ed è da lì che arriva l'umorismo del film, perché è un mondo animale che ha molte similitudini con il nostro, con cellulari, lavoro, ed ogni altro dettagli. Abbiamo preso le cose tipicamente umane dandole quel tocco animale, come per la scena dei bradipi. Negli USA la motorizzazione è mooolto lenta, quindi quando Jim ha proposto l'idea di avere bradipi come dipendenti la scena si è scritta da sola.
Il film è in definitiva un poliziesco. Vi siete ispirati a dei film di genere come 48 ore?
Rich Moore: E' un genere che piace sia a noi che agli sceneggiatori. Abbiamo riesaminati molti noir classici, da Chinatown a L.A. Confidential e Il terzo uomo, ma anche polizieschi anni 80, Buddy Cop come 48 ore, Beverly Hills Cop - Un piedipiatti a Beverly Hills... Siamo andati a guardare quali erano le convenzioni, il modo in cui quelle storie venivano raccontate. Possiamo dire che sia il primo poliziesco Disney? Sì, se non consideriamo Basil l'investigatopo, ma è sicuramente il primo dell'era moderna.
Byron Howard: Jim Reardon (ndr: l'Head of Story del film) ci ha fatto notare che potrebbe essere il primo film poliziesco visto da un sacco di bambini. Quindi anche l'idea di farli avvicinare per la prima volta ad una detective story ci ha spinto ad impegnarci per fare un ottimo lavoro.
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La famiglia Disney
Clark, sei in Disney dai tempi di Lilo & Stitch, raccontaci come hai attraversato questi anni di cambiamento e l'arrivo di John Lasseter.
Clark Spencer: Quando è arrivato John dieci anni fa, tutto è cambiato negli studi Disney. E' cambiato il modo in cui si realizzavano i film, hanno creato quello che viene chiamato story trust, rimettendo nelle mani dei realizzatori la storia e il film. C'è una continua collaborazione e tutti lavorano sempre ai progetti dicendo quello che secondo loro funziona e quello che non va. Ci ha spinti a dare il meglio, il massimo, facendo tutto in funzione della riuscita del progetto, per far sì che il film sia il migliore possibile. E forse è l'unico studio oggi a Hollywood che ha questa tipo di collaborazione e sostengo.
Rich Moore: Possiamo considerarla una vera famiglia e ogni progetto si può considerare di tutto lo studio piuttosto che del singolo regista.
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Il mondo di Zootropolis
Quali città hanno ispirato Zootropolis?
Byron Howard: Volevamo che la città non richiamasse una metropoli americana in particolare. E' vero, siamo cineasti americani, ma lo staff degli studi è composto da ottocento persone da tutte le parti del mondo, quindi abbiamo sentito la responsabilità di richiamare città di ogni angolo del globo. Abbiamo guardato a Hong Kong, Shangai, Tokyo, Barcellona, Parigi e Roma. Ci sono alcuni quartieri che possono richiamare anche zone di New York come il Bronx e Brooklyn, ma l'idea era di fare una città immaginaria in cui tutti potessero riconoscersi.
Zootropolis inizialmente sembra una città ideale, ma essendo un mondo realistico anche qui c'è qualcosa che non va. Qual è il messaggio?
Rich Moore: Volevamo caratterizzare la città come una metropoli realistica, né buona né cattiva, che come ogni angolo del mondo avesse aspetti positivi e negativi. La prima volta che entriamo in contatto con la città è attraverso gli occhi di Judy che è una ragazza ottimista che pensa che qui tutti possano essere quello che vogliono. L'abbiamo vista come una storia di maturazione, in cui Judy diventa una versione migliore di sé stessa e in questo modo può aiutare il mondo. Scopriamo che il mondo non è perfetto, ha i suoi problemi, e come cittadina del mondo impara che si cambia migliorando sé stessi prima del mondo.
Clark Spencer: Quando ho iniziato a lavorare a questo progetto quattro anni fa, mi ha stupito il modo in cui Rich e Byron hanno creato il mondo di Zootropolis, un mondo in cui gli animali avessero immaginato di poter convivere, mi ha entusiasmato la minuzia con cui tutto è stato realizzato nelle varie scale di grandezza delle diverse specie animali. Così come il rapporto tra personaggi diversi, le personalità degli animali diversi, dal bradipo al bufalo a tutti quelli presenti nella storia. Questo aspetto è stato sviluppato molto bene e con grande umorismo, rendendo l'ambientazione contemporanea pur mantenendo la tradizione e il retaggio Disney.
Rich Moore: In questo modo abbiamo cercato di renderla anche una storia con la quale ci si possa rapportare. Non ha il classico finale da favola, ma molto più realistico.
Avete avuto la tentazione di scrivere una scena action con i bradipi?
Byron Howard: E' una trovata fantastica ed è una grandissima idea per un corto!
Rich Moore: Fate sì che sia un grande successo, così possiamo realizzare questa scena!