Zero Day, recensione: la fragilità dell'America secondo l'essenza del grande racconto seriale

Robert De Niro è il protagonista di uno show thriller-politico in cui i presupposti narrativi spettacolarizzano (e smascherano) le contraddizioni statunitensi. Forse, tra le serie Netflix più ambiziose (per buona pace degli spettatori occasionali).

Robert De Niro nell'artwork di Zero Day

In gergo, un attacco zero-day equivale al crollo inaspettato di un sistema informatico per mano degli hacker che sfruttano vulnerabilità sconosciute software e/o hardware. Ecco, la serie, decisamente ambiziosa (forse tra le più ambiziose di Netflix?), creato da Eric Newman si appoggia proprio sui concetti gergali - che abbiamo imparato purtroppo a conoscere - per creare un show tanto thriller quanto politico. Nemmeno a dirlo, uno show capace immediatamente di catturare l'attenzione degli utenti. Insieme a Zero Day, diretta nelle sei puntate dalla fermezza di Lesli Linka Glatter, c'è un'idea effettivamente efficace, sorretta da una struttura livida, ritmata, coesa.

Zero Day Robert De Niro Primo Piano
Robert De Niro è George Mullen

Una produzione importante per scelte di casting, per atmosfera, per tematiche. Zero Day, dietro le numerose e magari eccessive svolte, e dietro la ovvia esagerazione, nasconde uno spaccato americano inquietantemente reale, traducendo il climax di terrore imposto da coloro che manovrano il potere. Una scrittura che si avvicina a quella di Tom Clancy o di Michael Connelly, nonché figlia di una nuova guerra fredda che impone regole "di sicurezza e deterrenza" a spese di un inascoltato popolo.

Zero Day: un attacco hacker annichilisce l'America

Scritta da Newman insieme a Noah Oppenheim e Michael Schmidt (dal background giornalistico, e si vede), Zero Day ci porta subito al centro dell'azione: gli Stati Uniti sono sconvolti da un inaspettato e dinamitardo attacco hacker che, in una manciata di secondi, riesce a buttare giù i sistemi informatici del Paese, generando una catena di incidenti. Un altro attacco "al cuore dell'America", ciarla Fox News, intanto che si fanno la conta dei morti e dei danni. Il terrore, tra l'altro, sembra il mezzo e non il fine: infatti, durante l'attacco hacker, sui device appare una minacciosa scritta che prometterebbe l'inizio della fine. Le autorità brancolano nel buio, mentre la presidentessa Mitchell (Angela Bassett), come spesso accade, deve cercare un colpevole per l'obbligata ritorsione.

Zero Day Scena Serie De Niro Bassett
Angela Bassett e Robert De Niro in scena

I sospetti ricadrebbero sui russi (come da regole narrative e, diremmo, contemporanee), tuttavia ha altre idee l'ex presidente George Mullen (Robert De Niro), molto amato dagli americani (il motivo? È empatico: dote che i politici sembrano aver trascurato). La sua forte popolarità spinge la Mitchell a nominarlo a capo di una speciale commissione d'inchiesta. Bisogna fare presto, e bisogna trovare i colpevoli. Mentre sale la tensione e la paranoia, Mullen non rinuncia ad utilizzare metodi ben poco ortodossi - agendo oltre la Legge -, ritrovandosi nel bel mezzo di una cospirazione atta a sovvertire l'ordine dell'inespugnabile America.

Tra caos e terrore

Jesse Plemons Scena Zero Day
Jesse Plemons nella serie Netflix

La disinformazione, le menzogne, l'estrema destra, la società del controllo e della repressione e pure i miliardari megalomani. Parlavamo di quanto Zero Day fosse una serie totalmente diversa, per spunti e messa in scena nel contesto standard di Netflix. C'è un approccio cinematografico ("è come fare tre film in uno", ha detto De Niro in un'intervista a The Guardian), che però va ad incastrarsi con i dettami della serialità, senza il timore di risultare - a tratti - ostica verso gli spettatori occasionali che hanno fatto la fortuna delle piattaforme streaming. Avvolta da una tela oscura, che riflette poi l'evoluzione dei personaggi, la scrittura di Newman cavalca gli slogan americani per ribaltare (finalmente!) l'ecosistema patriottico americano, svelando la faccia ignobile di un Paese votato all'ambiguità e alla sovranità senza scrupoli. Se il personaggio di Mullen, che ricorda Jim Carter, reso vivo da un efficace Robert De Niro, è il cuore della storia, non sono da meno le figure che gli ruotano attorno: la figlia Alexandra, membro del Congresso, interpretata da Lizzy Caplan o l'ambiguo fixer Roger Carlson con il volto di Jesse Plemons.

Zero Day Scena Serie
Un momento di Zero Day

Un colore umano retto dal potere della narrazione, delineata seguendo l'elemento cardine dei nostri tempi: il panico (che tanto piace alla classe politica moderna). Zero Day, che nei plot twist potrebbe cadere nel tranello dell'esagerazione, andando fuori pista, mostra quanto gli Stati Uniti, prima potenza mondiale (?), siano retti da un'architettura tanto sfarzosa quanto gracile: in questo senso lo show Netflix, al cospetto della sua essenza seriale (adatta sia al binge-watching che alla visione dilatata) rivela paradossi e contraddizioni (tutti a portata di spettacolarizzazione) dell'America, generando un intrinseco senso di caos e di latente terrore. Non più solo spunti narrativi, ma veri e propri strumenti tristemente democratici.

Conclusioni

Lo abbiamo scritto: Zero Day, per idea, cast e concezione, potrebbe essere tra le serie Netflix più ambiziose. Una narrativa che funziona, oltre il senso scenografico e oltre ai plot twist che, a volte, sembrano puntare sull'esagerazione piuttosto che sulla coerenza del racconto. Se il cast funziona (nemmeno a dirlo, Bob De Niro), funziona soprattutto lo schema di un linguaggio che ribalta la propaganda americana, scoperchiando la terrificante verità che si cela dietro la prima potenza mondiale. Finalmente, una serie per spettatori pretenziosi e attenti.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Il cast, senza dubbio.
  • Gli spunti.
  • Le svolte della sceneggiatura: guardano al presente.

Cosa non va

  • Ma alcuni plot twist sembrano esagerati.