Youth, la recensione: Wang Bing e l'incubo dei lavoratori cinesi

La recensione di Youth, il documentario di Wang Bing presentato in concorso al Festival di Cannes 2023.

Youth, la recensione: Wang Bing e l'incubo dei lavoratori cinesi

"L'inferno è ripetizione". Più volte questo concetto si è affacciato alla nostra mente durante la visione di Youth, il documentario di Wang Bing presentato in concorso all'edizione 2023 del Festival di Cannes. Un pensiero inevitabile, che accompagna il suono costante e ossessivo delle macchine per cucire dei lavoratori che il regista ci racconta. Quello di cui vi parliamo in questa recensione è un lavoro complesso, che ha richiesto molto lavoro per la sua realizzazione e pretende altrettanta attenzione per poterlo fruire e apprezzare. È un lavoro ambizioso e importante, ma non per tutti.

Cinque anni di incessante lavoro

Cinque anni di lavoro per la realizzazione di Youth da parte di Wang Bing, cinque anni dal 2014 al 2019 in cui il regista ha seguito alcuni lavoratori tessili di Zhili City, una città a tre ore da Pechino, per mettere in luce, e ovviamente criticare, le dure condizioni in cui si trovano a lavorare giorno dopo giorno. Il regista non si concentra su un unico gruppo di lavoratori, ma si sposta da una struttura all'altra facendo emergere differenze non solo nelle condizioni in cui si trovano a operare, ma anche nelle reazioni a esse.

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Youth: una foto del film

Se un primo gruppo, più giovane, riesce a mantenere una certa leggerezza nell'approccio al lavoro nonostante la mancanza di riscaldamento, il dormire in tre in ogni camera sopra la fabbrica e doversi lavare con secchi d'acqua, il secondo più maturo già evidenza segni più evidenti di sofferenza. In ogni caso sono condizioni di lavoro oltre la soglia della civiltà, ma viene naturale chiedersi quanto sia fedele all'attualità più stretta, considerando che il periodo di riferimento è precedente alla rivoluzione che il Covid potrebbe aver portato anche in questo campo.

Approfondire il tema del lavoro

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Youth: un momento del film

È in ogni caso importante approfondire il tema, mostrare le condizioni proibitive in cui i lavoratori portano avanti le proprie mansioni quotidianamente, come vivono e cosa comporta il loro tentativo di cambiare fabbrica in cui lavorare. È importante mostrarlo e far riflettere lo spettatore, ipnotizzato dalle lunghissime sequenze accompagnate dal solo ossessivo rumore delle macchine per cucire o mostrarci i diversi individui impegnati in attività così quotidiane da far male, se le paragoniamo alla realtà in cui siamo abituati a vivere e lavorare.

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È importante parlare a tutti?

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Youth: una sequenza del film

Importante mostrarlo, ma sarebbe forse altrettanto prezioso riuscire a comunicarlo a tutti? Per quanto apprezzabile dal punto di vista tematico e artistico, per un lavoro che è stato realizzato secondo i desideri e le regole del suo autore, non possiamo trascurare un significativo lato negativo: la durata e la dilatazione dei tempi, che rende Youth un documentario non per tutti e quindi incapace di diffondere la sua indagine e la sua riflessione sul mondo del lavoro in Cina a un pubblico più vasto di quello che frequenta ambienti cinefili come il Festival di Cannes può essere.

Conclusioni

Non è un documentario di semplice fruizione quello di cui vi abbiamo parlato nella recensione di Youth, per i tempi dilatati e la ripetitività delle situazioni. Si tratta di una scelta narrativa funzionale al tema che si vuole raccontare, ma richiede un'attenzione e una dedizione da parte dello spettatore che non tutti potrebbero essere disposti ad avere. Chi è però disposto a dedicarsi al lavoro di Wang Bing sarà ricompensato da uno spaccato importante di un tema delicato come quello dello sfruttamento del lavoro.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • Il tema trattato, importante e attuale, in Cina come in tutto il mondo.
  • La forma scelta da Wang Bing, che sfrutta la ripetitività ossessiva per comunicare la situazione dei protagonisti che racconta.

Cosa non va

  • Non è cinema di semplice fruizione e richiede dedizione da parte dello spettatore.