"Gli whodunit sono la forma più bassa di letteratura"
È con queste parole che si aprono i nuovi episodi di You, sempre attraverso la calda e accogliente voce fuoricampo di Penn Badgley alias Joe Goldberg, lo stalker e anche serial killer romantico alla disperata (e sanguinolenta) ricerca dell'anima gemella che lo faccia sentire completo a questo mondo. Oramai ogni annata della soap thriller Netflix è un reboot e un rilancio, e come spiegheremo nella recensione di You 4 (la prima parte della quarta stagione), disponibile dal 9 febbraio (la seconda arriverà tra un mese il 9 marzo sulla piattaforma), questa volta lo è in particolar modo dopo gli eventi dolorosi e scioccanti dello scorso finale. Parole che anticipano il setting e il mood delle nuove puntate, in cui il mystery la farà ancora da padrone ma sotto nuove prospettive e nuovi sviluppi per il nostro stalker preferito.
L'hate watching
Dopo i sobborghi losangelini, aver abbandonato suo figlio ed eliminato Love facendo ricadere su di lei la colpa di tutti gli omicidi, Joe segue la sua ultima ossessione, Marianne (Tati Gabrielle), fino a Parigi e Londra, spostando in territorio europeo la soap thriller di Netflix che crea dipendenza. Una dipendenza di visione che qualcuno ha pensato di dover chiamare "hate watching", un (nel parere di chi scrive) bruttissimo e denigrante fenomeno che coinvolgerebbe le serie che "odiamo guardare" ma che continuiamo a vedere un po' come se fosse una colpa (il famoso "guilty pleasure", altro termine opinabile), un po' per poterle continuare a criticare sui social media. Qualcuno potrebbe saggiamente affermare che se ci piace guardare un prodotto audiovisivo, evidentemente in qualche modo è riuscito ad entrare nella nostra sfera, emotiva o intellettuale che sia, quindi a che pro doverne giustificarne la visione con una connotazione negativa?
You 3, la recensione: l'amore ai tempi degli stalker
Nuova città, nuovo Joe?
Fatta questa doverosa premessa, Joe sembra essere pieno di buoni propositi, come noi col nuovo anno, per questa sua nuova vita in terra europea. Ora è un professore - lasciamo alla voce suadente di Penn Badgley spiegarvi come lo sia diventato dopo gli ultimi avvenimenti e fantasticare sull'averlo come insegnante - e ovviamente insegna letteratura, sua grande passione insieme a quella per l'altro sesso. È sempre stata questa la caratteristica preponderante di You, complice il fatto che sia tratta dai romanzi di Caroline Kepnes e poi abbia continuato per la propria strada grazie a Greg Berlanti e Sera Gamble: avere un'eleganza e un'atmosfera letterarie, così come i dialoghi ricercati e l'approccio accogliente del voice over di Joe nel caratterizzare i personaggi che presenta via via allo spettatore, a rendere affascinante il serial pur essendo spesso frivolo e surreale in molti sviluppi della trama.
Nuovo Joe, nuovo gruppo
Il "nuovo Joe", che ora si fa chiamare Jonathan Moore, si ritrova invischiato con l'élite londinese nata e cresciuta nella ricchezza e nel lusso, attraverso il suo collega universitario maschilista e snob Malcolm (Stephen Hagan) nonché dirimpettaio (ed è subito La finestra sul cortile). Questo perché il college dove insegna è molto prestigioso. La compagnia, che compone le new entry della stagione, è composta in maniera variegata e maldestra da: Kate, la fidanzata apparentemente fredda di Malcolm (Charlotte Ritchie) e la sua migliore amica apparentemente svampita Lady Phoebe (Tilly Keeper), insieme al fidanzato storico di quest'ultima, il rampollo che sembra non possedere il segno degli affari di famiglia Adam Pratt (Lukas Gage). Con loro ci sono: Simon, artista contemporaneo apparentemente tormentato e incompreso (Aidan Cheng) e sua sorella, l'influencer Sophie (Niccy Lin), l'inopportuna ogni volta che apre bocca Gemma (Eve Austin), la principessa africana Blessing (Ozioma Whenu), il perennemente strafatto Connie (Dario Coates) e il sibillino Roald (Ben Wiggins), che sembra il più guardingo verso il nuovo arrivato.
Critica sociale
Meno male che c'è un outsider nel gruppo: Rhys (Ed Speleers), un giovane ricco che si è fatto da solo e con cui Joe sente immediatamente delle affinità date le origini "povere" comuni. Quello che You vuole mettere in scena attraverso questi personaggi è il mondo iper-lussuoso e spesso inutilmente tale che questi personaggi vivono, (troppo) spesso vicino alla realtà più di quanto possiamo pensare, tra vernissage all'ultima frontiera e ritiri esclusivi in case di campagna che sembrano uscite da Downton Abbey. Nell'esporre tutte le loro contraddizioni e idiosincrasie monetarie, il nostro Joe si fa quasi "paladino dei poveri" mettendo in piedi una feroce satira sociale. Continuando quindi un certo tipo di discorso iniziato nella terza stagione coi sobborghi della periferia americana, già ampiamente sviscerata in serie come Desperate Housewives, mentre nella quarta stagione c'è un ulteriore salto in avanti verso la classe benestante britannica, spesso imparentata o collegata alla famiglia reale inglese. Dialoghi frizzanti e molto veloci, un mondo nuovo tutto da scoprire come per i coloni americani e un mistero ovviamente da svelare che coinvolge direttamente il nostro Joe/Jonathan. Un po' come se il suo Dan Humphrey avesse rivelato di essere Gossip Girl all'inizio del teen drama volendo sbugiardare l'intera élite newyorchese.
I 10 migliori serial killer delle serie tv
Nuovo Joe, vecchio genere
Dopo essere fuggito dalle proprie responsabilità e autorità statunitensi, Joe si ritrova con un nuovo mistero, che in un certo senso ribalta il ruolo di cacciatore e preda, stalker e vittima, per il nostro serial killer romantico. Altro punto di vista del gruppo "esterno" è quello della sagace e fin troppo sveglia studentessa Nadia (Amy-Leigh Hickman), che aiuterà il protagonista a cercare di sbrogliare la matassa in cui si troverà coinvolto. Ovvero nella più bassa forma di letteratura secondo lui, il giallo classico (ricordiamo che Agatha Christie è la scrittrice più venduta al mondo). Lo spettatore è quindi chiamato in causa continuamente dai voice over del protagonista, a provare a scoprire la verità e finendo come sempre a tifare per il nostro stalker senza speranze e senza apparente possibilità di redenzione. Proprio la redenzione sarà l'altra tematica su cui ritornerà la serie in questa nuova stagione, riflettendo se sia possibile o meno per tutti i personaggi: alcuni approfonditi anche in modo interessante, altri dimenticati per strada perché forse troppo numerosi, al fine di confondere il pubblico. Non ci resta che aspettare la parte 2 per capire se l'affrettare gli eventi in questa prima metà abbia giovato al ritmo generale della serie o meno.
Conclusioni
Concludiamo la recensione di You 4 - Parte 1 contenti che la serie abbia saputo rinnovarsi ripescando alcune tematiche ma cambiando setting e personaggi di contorno (forse troppi), ribaltando il ruolo di Joe e continuando ad analizzare la sua psicologia. Siamo però dispiaciuti che sia comunque rimasta intrappolata nei propri schemi narrativi, e ci chiediamo quanto ancora possa andare avanti: forse per una quinta ed ultima stagione?
Perché ci piace
- Penn Badgley riesce sempre ad affascinare sia in scena sia attraverso il suo voice over.
- Il ribaltamento del punto di vista dello stalker e della vittima.
- L’inserimento di un nuovo genere letterario al posto del thriller.
- La ripresa e l’espansione di alcune tematiche come la critica sociale e la redenzione.
- Il nutrito numero di new entry è interessante…
Cosa non va
- … ma forse un po’ troppo numeroso, finendo giocoforza per perdere qualche approfondimento e caratterizzazione per strada.
- La serie continua a girare su se stessa per tornare in un certo senso al punto di partenza, quindi prima o poi bisognerà chiudere, ma confidiamo nella parte 2.