Sbrigativo è la parola chiave per definire lo stile di Taylor Sheridan. Il regista e sceneggiatore che, con la saga di Yellowstone, ha creato un impero televisivo in costante espansione con l'arrivo di un prequel e uno spinoff non va per il sottile. Il successo di Yellowstone deriva proprio dalla scelta di snellire dialoghi e approfondimenti psicologici di sorta per arrivare all'osso delle relazioni tra i personaggi e mostrare ciò che davvero gli preme. Tendenza che si riconferma anche nei nuovi episodi, come rivela la recensione di Yellowstone 4.
Il primo episodio della quarta stagione, intitolato Half the Money, riparte là dove si era conclusa la terza stagione, con un assalto mozzafiato alla famiglia Dutton. Il patriarca John Dutton (Kevin Costner) giace a bordo della strada in fin di vita, ma prima di perdere conoscenza riesce a digitare un messaggio in cui avverte che gli assalitori sono su un furgone celeste. Beth Dutton (Kelly Reilly) si ritrova tra le mani un pacco bomba mente è impegnata a svuotare il suo ufficio presso la Schwartz & Meyer, con cui ha da poco concluso il suo rapporto di lavoro, e Kayce Dutton (Luke Grimes) è costretto a respingere l'assalto armato di un gruppo di uomini mascherati. L'unico Dutton rimasto illeso è Jamie (Wes Bentley) ed è proprio su di lui che si concentreranno i sospetti di Beth, che ha più di una ragione per avercela col fratello.
La resa dei conti ha inizio
Dopo un finale al cardiopalma come quello che ha concluso la terza stagione, non è certo una sorpresa scoprire che la quarta stagione veda i Dutton all'attacco dei loro assalitori nel tentativo di identificare il misterioso mandante che si cela dietro gli assalti multipli. A farne le spese, tra gli altri, è un personaggio che aveva attirato l'attenzione dei fan, Roarke Morris, interpretato dalla star di Lost Josh Holloway. In molti sospettano che Roarke centri qualcosa con le violenze contro i Dutton, visto il suo interesse a impossessarsi della loro terra e i contrasti con Beth per ragioni finanziare. A occuparsi di lui in una singola cruenta scena è il braccio destro di John Dutton, Rip Wheeler (Cole Hauser), che si avvicina con una scusa a Roarke mentre sta pescando per poi scaraventargli addosso un serpente a sonagli che lo morde in faccia. Il tutto quasi senza proferire parola, in quel modo sbrigativo di cui dicevamo prima. Tanto fulminea è la risoluzione della sorte toccata al personaggio di Roarke da lasciare i fan perplessi sia sulla dinamica che sul gesto di disprezzo di Rip verso il moribondo. Dopo aver usato il serpente come arma per non lasciare traccia, vediamo Rip posare il suo stivale sul petto di Roarke col rischio di lasciare una chiara impronta. E se la polizia risalisse a lui? Di queste sottigliezze a Taylor Sheridan poco sembra importare.
Nel rude universo dei rancheri del Montana cortesie e attenzioni sono merce rara. Lo si nota nelle relazioni tra i personaggi e nelle battute scarne e brutali che uomini e donne si scambiano a cominciare da Beth, indurita ancor di più dopo l'esplosione a cui è sopravvissuta per un pelo. Così, mentre le attività quotidiane del ranch proseguono tra le vite tormentate dei Dutton e la vivace comunità dei loro dipendenti, che vivono insieme come un'entità indistinta, Beth diviene protagonista di una sottotrama che potrebbe riservare sviluppi interessanti. Mentre si trova in ospedale per far visita al padre, la donna si imbatte in un ragazzino che ha appena perso il padre eroinomane e, dopo una richiesta di aiuto, decide di tenerlo con sé al ranch suscitando le ire del partner Rip. Beth sembra proiettare sull'orfano il suo senso materno castrato dalla sterilità, ma visto come i Dutton usano trattare gli altri, anche il ragazzo scoprirà presto di doversi sudare il suo posto al ranch come stalliere.
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Il passato irrompe nella storia
Nella quarta stagione di Yellowstone machismo e affari tornano a intrecciarsi con quell'andamento sincopato tipico della scrittura di Taylor Sheridan in cui vediamo personaggi riemergere all'improvviso dopo un'assenza durata episodi ed eclissarsi altrettanto rapidamente. In questa successione di sequenze brevi e spesso slegate dal contesto, gli unici personaggi ad avere una continuità e una presenza costante sono John Dutton, la figlia Beth e di conseguenza anche Rip, la cui dedizione al ranch e alla fidanzata è tale che lo vediamo sempre in compagnia dell'uno o dell'altra Dutton. Mentre la sete di vendetta e le indagini per identificare i mandanti occupano la linea narrativa principale, tornano a riaffacciarsi gli antichi nemici dei Dutton, la Market Equities rappresentata dalla funzionaria Jacki Weaver, che cerca un accordo con Thomas Rainwater, capo della riserva indiana che confina con la proprietà dei Dutton.
Come ha detto la moglie nativa di Kayce a John Dutton all'inizio della terza stagione "Sei tu l'indiano ora". In un serie coerente con se stessa in maniera granitica stagione dopo stagione, Dutton deve proteggere la propria terra dal capitalismo che avanza sotto le spoglie della Market Equities o dei nativi di Rainwater, che puntano a espandersi costruendo casinò e hotel di lusso. L'etica dei cowboy e del denaro conquistato col sudore della fronte è ancora viva nella storia dei Dutton e della loro strenua difesa dell'impero che hanno costruito in oltre un secolo. Ed è qui, nel cuore del primo episodio, che si innesta un flashback tratto da Y: 1883, la serie prequel al via negli USA. Nel flashback compare l'avo di John Dutton, James Dutton, interpretato dal cantante country Tim McGraw che, in un Montana innevato, si reca insieme ai figli a dare udienza agli indiani che possedevano le terre da lui acquistate una volta giunto nella regione. Nel flashback vediamo Dutton trattare i nativi con rispetto e venire incontro alle loro richieste, permettendogli di seppellire il loro defunto nel luogo prescelto e donandogli un manzo per sfamare la famiglia.
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Il vecchio West è duro a morire
Nonostante l'ambientazione contemporanea, Yellowstone è una serie fuori dal tempo in cui ai telefoni cellulari si preferiscono selle e lazi. I rapporti umani sono spesso alla stregua di quelli tra cowboy e i propri cavalli e i valori del passato continuano ad avere la meglio su quelli contemporanei. Uno show in cui il protagonista parla a malapena e sale a cavallo subito dopo essere stato dimesso dall'ospedale farà storcere il naso a molti, ma il fascino di Yellowstone sta proprio in quella ruvidezza esistenziale che accomuna tutti i personaggi, uomini e donne, giovani e vecchi.
Man mano che gli episodi avanzano, la serie diventa più cupa, violenta e pessimista e i personaggi, a partire da John Dutton, si fanno più ombrosi. Un universo apparentemente impenetrabile, ma frequentato assiduamente dal pubblico grazie all'intervento di Taylor Sheridan che, con la sua serie, ci fornisce la chiave per entrare in contatto con l'ultimo vero cowboy che lotta per la sopravvivenza in un mondo che cerca di disfarsi di lui. Ovviamente, non ci resta che parteggiare anche stavolta per John Dutton.
Conclusioni
La famiglia Dutton torna per avere la sua vendetta. Come rivela la nostra recensione di Yellowstone 4, man mano che gli episodi avanzano, la serie di Taylor Sheridan diventa più cupa, violenta e pessimista e i personaggi, a partire da John Dutton, si fanno più ombrosi. Ma questo non ci impedisce di apprezzare lo show che continua a propagandare i valori del vecchio West.
Perché ci piace
- La ricchezza di spunti, di elementi e di personaggi in grado di fornire un ampio potenziale per lo sviluppo della stagione.
- L’efficace caratterizzazione dei personaggi offerta soprattutto da Kevin Costner, Gil Birmingham e Kelly Reilly.
- Il fascino selvaggio dei paesaggi rurali del Northwest, scenario suggestivo che richiama l’intera mitologia del western.
Cosa non va
- Una certa lentezza sul piano narrativo e l’assenza di scene in grado di imprimersi davvero nella memoria.
- La rappresentazione ancora un po’ sbiadita o stereotipata di alcuni comprimari.