È stata una stagione che non ha ricevuto consensi molto positivi da parte di pubblico e critica, eppure noi ci ritroviamo un'altra volta innamorati delle ragazze protagoniste e del loro trauma apparentemente insuperabile. Stiamo parlando di Yellowjackets, la serie sorpresa dello scorso anno di Showtime disponibile in Italia su Paramount+ con entrambe le stagioni. Ora che ci troviamo a fare il punto nella recensione del finale di Yellowjackets 2, ci accorgiamo di essere fomentati proprio come alla fine della prima e pieni di curiosità verso il futuro dello show. Una terza stagione è già stata ordinata anche se i lavori di scrittura sono attualmente bloccati dallo sciopero degli sceneggiatori. Tante sono le emozioni provate durante la visione del finale, proviamo a riassumerle in questo articolo. Ci saranno spoiler quindi leggete solo a visione ultimata.
Un trauma che non ha fine
La seconda stagione ha avuto una struttura simile al ciclo inaugurale: inizialmente conoscevamo man mano le Yellowjackets sparse per gli Stati Uniti e soprattutto estraniate tra di loro salvo qualche rara eccezione, finché una detective ficcanaso e un misterioso ricattatore le riunivano insieme. La rimpatriata scolastica degli ultimi episodi aveva avuto quindi una doppia valenza, praticamente meta-televisiva. In questa seconda stagione siamo tornati a storyline inizialmente separate che poi sono andate a riunirsi nelle puntate finali attraverso un'altra reunion più corposa: la "setta" (ufficialmente un centro benessere per ritrovare se stessi) di Lottie adulta (Simone Kessell) dove si sono rifugiate per affrontare (forse, definitivamente) i propri demoni interiori e scheletri nell'armadio, anche affinché sappiano tutto l'una della della vita delle altre anche da adulte. Dopo un confronto acceso, le ragazze assecondano Lottie per prendere tempo e farla internare nuovamente, mentre la donna vuole far decidere ancora una volta allo Spirito dei Boschi chi debba sacrificarsi per bilanciare l'equilibrio dell'universo. Vuole farlo sempre attraverso il meccanismo che abbiamo scoperto utilizzavano a suo tempo: un mazzo di carte con una sola regina di cuori, chi la pescava era la vittima designata e gli altri andavano a caccia. Una barbarie a cui si erano piegati per la sopravvivenza, come abbiamo visto dal secondo episodio di questa stagione, in cui abbiamo raggiunto finalmente il tema del cannibalismo solamente accennato nel ciclo inaugurale.
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Storytelling musicale
Il finale, scritto da Ameni Rozsa e diretto da Karyn Kusama, si intitola prontamente Storytelling e si muove sulle due linee temporali e tematiche a cui oramai siamo abituati, congiungendole in modo davvero poetico. Questo perché noi avevamo dato per scontato finora che Lottie fosse rimasta a capo dei Boschi per tutta la loro permanenza in quel luogo dimenticato dagli uomini (ma a quanto pare non dagli dèi) e invece ci sono state varie "fasi" in quei 18 mesi. Nel passato Natalie (Sophie Thatcher) si è salvata lasciando morire Javi e quest'ultimo è diventato la seconda libagione per i sopravvissuti dopo Jackie, mentre Lottie ha designato proprio Natalie come nuova leader spirituale del gruppo. Nel presente è proprio Natalie adulta (Juliette Lewis) a soccombere sotto l'occhio sorpreso di tutti i presenti, dopo che più di una volta aveva dimostrato di voler morire perché nel suo cuore era come se fosse rimasta ancora lì, in quel luogo ameno. La colonna sonora si dimostra ancora una volta pazzesca, proponendo in chiusura l'azzeccatissima The Killing Moon sia nella versione originale post punk degli Echo & the Bunnymen sia nella cover più acustica dei Nouvelle Vague. Tutto è enfatizzato, anche nel montaggio, per rendere il parallelismo e l'epicità delle scelte delle Yellowjackets tra passato e presente ancora più congiunti. Come Travis (Kevin Alves) che mangia il cuore del fratello quasi per assorbirne l'anima e ringraziarlo per il suo sacrificio, come alcune popolazioni indigene.
Senza via d'uscita
Il tono più dark ed esistenziale dei primissimi episodi dello show ha lasciato spazio in quelli successivi, compresi quelli di questa seconda stagione, a un setting quasi comedy. Una tragicommedia per la quale le ragazze continuano a commettere uno sbaglio dopo l'altro, ad ingigantire la propria situazione nei confronti delle autorità e ad arrivare al limite del surreale: eppure, se ci si è affezionati ai personaggi e alla loro imperfezione praticamente imperitura, è difficile non immedesimarsi un minimo nei loro sbagli. Qualcuno potrebbe obiettare "Ma allora quando si comporteranno da adulte?". Forse mai, ci verrebbe da rispondere istintivamente, perché se c'è un aspetto che ha voluto mettere chiaramente in luce Yellowjackets è quanto un trauma passato così profondo e viscerale, soprattutto se avvenuto nel pieno dell'età della crescita e dello sviluppo, possa lasciare dei segni così profondi che è davvero difficile chiuderli e superarli.
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Ecco perché Shauna (una sempre meravigliosa Melanie Lynskey, che continua a lavorare di sottrazione) ha messo praticamente in pericolo anche la propria famiglia rendendoli complici, compresa la figlia adolescente Callie che abbiamo scoperto non essere nata nei boschi, così come Taissa (Tawny Cypress) e il suo comportamento folle verso la moglie e il figlio con il pretesto del sonnambulismo che non riesce nuovamente a controllare. Questo nonostante i nodi vengano al pettine e i problemi con la giustizia di Shauna, Jeff e Misty sembrino essere risolti grazie a Walter (sempre un ottimo weirdo Elijah Wood e un perfetto partner in crime per Christina Ricci). Ci ha regalato una grande performance di sottrazione anche la new entry Lauren Ambrose nei panni di Van adulta, che ora sappiamo sta morendo e sicuramente diverrà centrale nella prossima stagione. Ancora una volta la serie gioca coi plot twist shock ed ecco che nel passato, Coach Ben (Steven Krueger) che ha dovuto ripercorrere a mente la propria battaglia con l'omosessualità e col fidanzato durante la stagione, scopre il nascondiglio di Javi ma Nat gli dice che è una brava persona rispetto a ciò che sono diventate le ragazze insieme a Travis, ovvero dei cannibali. A quel punto lui brucia la baita, facendo in modo che tutti si salvino ma lasciandoli senza una protezione per l'inverno. Chissà se è per questo che non è sopravvissuto. E soprattutto chissà se il trauma interiore delle ragazze non lo avevano già da ben prima dei boschi e questi lo hanno fatto solo emergere, proprio come accaduto a Lottie.
Conclusioni
Concludiamo la recensione del finale di Yellowjackets 2 gasatissimi e curiosi per la stagione numero 3, mentre cerchiamo ancora di riprenderci dai tanti colpi di scena che gli autori hanno assestato in questo finale di stagione, soprattutto riguardanti i destini di Natalie, Lottie e Coach Ben. Juliette Lewis regala una bella performance così come le altre ragazze che funzionano ancora meglio nelle scene corali da adulte, e la strepitosa colonna sonora chiude perfettamente il cerchio tanto sul passato quanto sul presente.
Perché ci piace
- Le interpretazioni delle attrici sono una conferma e le new entry si rivelano davvero azzeccate (su tutti nel finale citiamo Elijah Wood).
- La colonna sonora è strepitosa e la scelta di "The Killing Moon" è vincente.
- Il parallelismo e il montaggio tra passato e presente sul doppio destino di Natalie.
Cosa non va
- Se l'aspetto maggiormente surreale e tragicomico di questa seconda stagione non vi è piaciuto, non sarà questo finale a farvi cambiare idea.