Ora che X-Men: Dark Phoenix è arrivato negli schermi di tutto il mondo, proviamo a fare un confronto tra Famke Janssen e Sophie Turner, le due interpreti di Jean Grey nella vecchia trilogia di Bryan Singer e nel nuovo film attualmente in sala e diretto da Simon Kinberg.
Scontro generazionale
Sicuramente tale confronto non può che partire che da un semplice e chiaro dato di fatto: la vecchia saga degli X-Men, che debuttò nel 2000, portò sullo schermo dei mutanti il cui aspetto, caratteristiche e sembianze erano quelle di esseri già adulti per la maggior parte, con un cast in cui l'età media (a parte qualche eccezione) oscillava tra i 27 ed i 37 anni.
In più il tutto era ambientato ai nostri giorni, nell'epoca moderna, e i protagonisti si muovevano quindi un universo molto familiare per gli spettatori.
Al contrario con X-Men: l'inizio la Fox puntò a protagonisti giovani, ed ambientò i diversi film in epoche differenti, cominciando dagli anni sessanta, quando il Professor Xavier aveva deciso di fondare la sua Scuola per "Giovani Dotati", collegandosi al periodo storico in cui la Marvel aveva lanciato sul mercato i suoi personaggi.
La scelta era dettata però anche dalla volontà non solo di poter creare un universo cinematografico più longevo, ma anche di attrarre quel pubblico under 25 che ormai domina e condiziona il mercato mondiale. Da qui anche la scelta di avere Sophie Turner nel nuovo corso, per la quale X-Men: Dark Phoenix rappresenta sicuramente una prova non indifferente per dimostrare di poter andare oltre il ruolo di Sansa Stark.
Avengers e X-Men: Quale futuro attende i prossimi cinecomics Marvel e Fox?
Quando uscì il primo X-Meninvece in sala vi era molta più eterogeneità, il pubblico era molto più variegato, anche per il fatto che con gli X-Men erano cresciute intere generazioni. Ecco quindi il perché di un recasting che ha esposto la Fox a un bel po' di critiche, su tutte proprio quella di Famke Jenssen, che ha accusato di sessismo le major, visto che al contrario degli uomini, le attrici non più giovanissime venivano sostituite senza problemi.
Famke Janssen, una supereroina olandese
Per interpretare la celebre Jean Grey, una delle mutanti più potenti e psicologicamente complicate dell'universo Marvel, Bryan Singer selezionò l'attrice e modella olandese Famke Janssen, che si era fatta notare durante gli anni novanta in GoldenEye, Celebrity e The Faculty.
Alta, statuaria, donò al pubblico una Jean Grey che nei tre film della trilogia originale dietro la maschera di personaggio equilibrato, romantico e sovente sensibile, nascondeva invece una personalità molto forte, acuta ma assediata dal suo stesso potere, un potere che in X-Men: Conflitto Finalesi sarebbe rivelato essere immenso, terrificante e che l'avrebbe portata a diventare un mostro vero e proprio.
La sua Jean Grey era sicuramente molto benvoluta ed era molto apprezzata per eleganza ed eloquenza, nonché per il suo essere in tutto e per tutto una delle prime allieve di Charles Xavier.
Nel secondo episodio (il migliore della saga iniziale)trovavamo una Jean Grey sempre più in preda ad un aumento esponenziale dei suoi poteri, che decideva nel finale di sacrificarsi per salvare i compagni.
Tuttavia nel film seguente, ricompariva, ma totalmente cambiata, in una creatura feroce, istintiva ed incontrollabile, sempre più distante dal concetto di empatia e moralità: la Fenice
Charles Xavier soccombeva ai suoi poteri, così come l'amato Ciclope e rimaneva coinvolta in uno scontro senza precedenti tra i seguaci di Magneto da una parte e gli ultimi discepoli del Professor Xavier ed il Governo statunitense dall'altra.
La Jean Grey descritta nella vecchia trilogia originale era strettamente collegata alla mini-saga dedicata alla Fenice Nera nei fumetti degli X-Men, scritta da Chris Claremont e disegnata principalmente da Dave Cockrum e John Byrne, cominciata nel biennio 1976-77 e terminata poi nel 1980, dove veniva raccontata l'ascesa e caduta di Jean Grey.
Si tratta di una Jean Grey che, come nei fumetti, è una donna dolce, ottima studentessa, altruista, ma che a causa dei suoi poteri (svelatisi in tutta la loro violenza poco a poco) sviluppa una personalità assolutamente mostruosa, un alter ego per la quale esiste solo dominio, scontro, violenza.
Sophie Turner, La nuova Jean Grey
Grazie al successo ottenuto ne Il Trono di Spade e al suo essere discretamente somigliante alla Jean Grey dei fumetti, Sophie Turner (uno dei volti emergenti del panorama mondiale)è parsa fin da subito la scelta ideale per X-Men:Dark Phoenix.
In X-Men: Apocalisse però, non aveva avuto spazio a sufficienza per riuscire a caratterizzare il personaggio, che a molti era sembrato davvero troppo scarno e sotto tono.
Tuttavia alla luce di quest'ultimo film - di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di X-Men: Dark Phoenix - possiamo senz'altro dire che la sua prova ci abbia mostrato una Jean Grey molto diversa, ma non per questo peggiore, di quella di Famke Janssen.
Sophie Turner ci mostra una Jean molto più emotiva, insicura, che non sa ancora chi è e di che cosa è capace, ancora molto legata ad un percorso personale di crescita tutt'altro che completo.
Una studentessa in un college molto... particolare, con un rapporto ambiguo con i suoi poteri, che ama ed odia allo stesso tempo, che la fanno sentire diversa dalla norma e per questo non sicura di chi è o non è.
Anche lei è in preda ad incubi che sovente scuotono le pareti, ma è sempre capace di gesti di altruismo e coraggio, insomma sembra quasi una sorta di diamante grezzo.
Sophie Turner, come nei fumetti originali, dà vita ad un personaggio che sovente non riesce a sentirsi parte di qualcosa neppure in quella scuola fatta apposta per far sentire a suo agio i ragazzi come lei, e alla fin fine trova solo in pochi compagni dei veri punti di riferimento.
Tuttavia nessun può prevedere i tremendi sviluppi che la renderanno una delle creature più potenti dell'universo.
Il Trono di Spade 8: Sophie Turner e Maisie Williams e la loro educazione sessuale (e sentimentale)
Il fardello dei superpoteri
Ciò che accomuna la Jean Grey della Jenssen a quella della Turner, è sicuramente il sentirsi incompresa, persino dagli altri mutanti, e di avere nel Professor Xavier una figura paterna dalla quale però mano a mano cerca di allontanarsi.
Appare in entrambe le saghe sempre più nervosa, instabile, alle prese con delle barriere che (pur se di natura e origine diversa) le sono state imposte da Charles Xavier per proteggerla, per proteggere soprattutto gli altri da questa mutante di livello omega, una telepate e telecinetica dal potenziale quasi sconfinato, in grado di manipolare la materia e gli atomi in modo assolutamente imprevedibile.
Eppure da tale potere, più che grandi responsabilità, in tutti i film emerge la paura, derivata dalla non conoscenza, dall'odio verso ciò che è e ciò che rischia di fare quando al posto di Jean Grey, appare lei: La Fenice.
Nessuno dei mutanti dell'universo degli X-Men ha un potere paragonabile a quello di Jean Grey, sostanzialmente in grado (da Fenice) di essere quasi un Dea, almeno nel fumetto, visto che nei film in parte sono stati ridotti, o quantomeno resi meno devastanti.
In molti videro in Jean Grey una personificazione dell'America di quegli anni, quelli della Guerra Fredda, capace di grandi riforme, di essere patria della libertà e del mondo libero, ma anche (con il suo potere nucleare) di devastare il mondo in modo scellerato.
I due volti della Fenice
Un altro elemento alquanto interessante, è il fatto che sia nei vecchi film di Singer, che in questo X-Men:Dark Phoenix, le due Fenici siano stati ad un tempo molto fedeli, ma anche molto diverse dalla controparte cartacea. Quasi due lati della stessa medaglia.
La Jane Grey di Famke Janssen non è mai entrata in contatto con nessuna entità cosmica, l'enorme potere che ha è qualcosa di assolutamente genuino, limitato da delle barriere psichiche che Charles Xavier ha creato per proteggerla da sé stessa.
Nel momento in cui, per salvare i compagni, è costretta ad usare il suo pieno potenziale sia psichico che emotivo, quelle barriere cedono e si libera la Fenice.
Attenzione, lo stesso Xavier in X-Men:Conflitto Finale,definisce la Fenice come una sua seconda personalità, un alter-ego di Jane, una forza malvagia, di puro istinto.
Di Jane ha solo l'aspetto esteriore, internamente è un'anima tormentata, aggressiva, che vede nemici ovunque, con la quale ogni tentativo di riportarla alla ragione, alla coesistenza con gli altri è inutile.
Ciò che risultava particolarmente interessante, era anche il fatto che la Fenice usasse i ricordi, le emozioni di Jane Grey contro coloro i quali la circondavano.
Un vero e proprio sdoppiamento di personalità, dove emergeva l'odio de la Fenice per quel Professo Xavier, quel suo "curarla", che chiaramente l'entità aveva sentito come una prigione, un nemico.
Sono pochissimi gli elementi che ricacciano la Fenice nel suo antro, tra questi il ricordarsi persone o momenti a lei cari, ma il tutto dura sempre solo un attimo.
X-Men: I 10 momenti migliori della saga cinematografica
Si tratta di una versione della Fenice, quella della Janssen, violentissima, sadica, oscura ed imprevedibile, ossessionata dal controllo, da sé stessa, quasi una personificazione del lato più violento e irrazionale dell'animo umano. Sovente Jean Grey appariva posseduta più che combattuta, ed in questo grande era la fedeltà ai fumetti. Completamente diversa la Fenice di Sophie Turner vista in questo X-Men:Dark Phoenix. Qui l'entità cosmica entra in contatto con Jean Grey mentre sta partecipando ad una missione di salvataggio spaziale, e si tratta di un'entità distruttrice che, come le viene rivelata dalla mefistofelica Lilandra (Jessica Chastain) aveva distrutto ogni cosa incontrasse fino a quel momento.
Jean Grey in questo film appare molto più vittima di un qualcosa di alieno, che cresce dentro di lei, ma che non ha una personalità propria, piuttosto libera paure e punti deboli.
Soprattutto Jane è messa al corrente del suo tragico passato, della sua famiglia, che Charles le aveva nascosto, così come di una serie di barriere (simili a quelle descritte nei vecchi film) che ha utilizzato per non farla divorare dal suo potere.
Un potere che Lilandra le fa apparire un dono, una benedizione, temuto solo da chi la vuole controllare ed usare; in un certo senso questa volta è la terribile aliena a fungere da alter-ego.
La Jean Grey di Sophie Turner infatti non ha un alter-ego, non si sdoppia, piuttosto sembra in preda ad improvvisi scoppi di rabbia, come se fosse il contenitore di un potere troppo grande per essere contenuto. Ma è un potere che quando vuole, sa usare in modo perfetto.
La Janssen invece aveva prestato il suo volto a due essere distinti, senzienti, che vivevano sotto la stessa pelle, nella stessa mente.
Fatto interessante: già alla fine di Apocalypse, la Jean Grey di Sophie Turner, mentre distruggeva il terribile super-cattivo arrivato dal passato, si era già rivelata nella sua forma di Fenice, cosa che invece nei film dove il personaggio era interpretato dalla Janssen non accadeva fino al finale di X-Men 2.
What is love?
Sicuramente tra gli elementi che più distinguono le due versioni di Jean Grey, vi è il lato sentimentale.
Una delle dinamiche più interessanti nei primi film degli X-Men, era il triangolo che si era creato tra la bella e sensibile Jean con due tra i più coraggiosi e rispettati combattenti del gruppo di Charles Xavier: Ciclope e Wolverine.
Il primo era con Jean fin dall'inizio, fedelissimo del Professore, elegante, disciplinato, studente modello, esempio da seguire, leader comprensivo.
Il secondo era il "cattivo ragazzo" da cui lei si sentiva irrimediabilmente attratta, il più feroce ma anche il più ardimentoso, su cui sapeva di poter contare, ma che non amava quanto il feroce lupoide amava lei.
Una verità che Wolverine avrebbe infine accettato in X-Men 2, ma senza rinnegare o soffocare i sentimenti che provava per lei.
Scott Summers (James Marsden nella trilogia originale) sarebbe infine andato incontro ad un tragico destino: morire per mano della Fenice, di quella Jean Grey di cui piangeva la morte in modo inconsolabile. Il primo manifestarsi dell'irrazionale e assolutamente folle carattere della "nuova" Jean Grey; una Jean Grey/Fenice che avrebbe infine convinto Logan che ucciderla, era l'unico modo per salvarla e salvare tutti.
La sua morte per mano di Wolverine, rimane sicuramente uno dei momenti più drammatici e toccanti della vecchi trilogia, di sicuro il più epico in un terzo episodio che non fu certamente all'altezza dei due precedenti.
Ed immancabilmente quel ricordo avrebbe perseguitato Logan a lungo, come visto in Wolverine: L'immortale dove il disperato mutante avrebbe rivisto Jane in molti incubi ed allucinazioni, dove alla base vi era il desiderio di morire per riabbracciarla e assieme espiare i propri peccati.
Invece, nel bellissimo finale di X-Men: Giorni di un futuro passato, tutti e tre si ritrovavano assieme, dopo che il terribile futuro delle Sentinelle era stato evitato.
La vita sentimentale della nuova Jean Grey, quella vista in X-Men:Apocalypse e X-Men:Dark Phoenix è invece molto diversa, più soft e meno tormentata, perché legata agli anni dell'adolescenza, della scoperta del primo amore.
Tra lei e Scott Summers (Tye Sheridan questa volta), l'amore nasce spontaneo per il sentirsi fuori posto, soli, persino tra gli studenti di Xavier, per il non sapere esattamente cosa fare e come domare i propri poteri.
In Dark Phoenix appare evidente però un'evoluzione diversa dei due personaggi, che in parte era presente anche nei primi film ma non in modo così eclatante: tra i due, è sicuramente Jean la più matura, la più consapevole e arguta.
Scott è un bravo ragazzo convinto che basti il suo amore per salvare Jean, è coraggioso certo, ma anche ingenuo e ben poco acuto, immaturo e non si rende conto della portata di ciò che sta succedendo a Jane. In un certo senso forse non l'ha mai capita completamente, ma l'ha sempre amata sinceramente, è sempre stato il rifugio di Jane, il suo "tempio della normalità".
Il percorso di Jean
Il personaggio di Jean Grey, e la sua mutazione Fenice, sono stati sicuramente esaltati sia da Famke Janssen che da Sophie Turner, che ne hanno delineato il percorso esistenziale (tragico e complesso)in diverse fasi della sua vita.
La responsabilità, la paura, i dubbi su sé stessa ed il proprio futuro, il suo celare in sé un'onnipotenza incontrollabile e pericolosissima, il suo rappresentare un personaggio femminile tra i più complessi e sfaccettati dei cinecomic.
Ora non resta che sperare che chi verrà dopo, con l'acquisizione della Fox da parte della Disney, continui a rendere onore ad un personaggio tra i più belli mai concepiti a suo tempo dalla Marvel.