"Il lavoro nobilita l'uomo": è una frase ripetuta come una filastrocca, insidiatasi nella mente del cittadino, talmente reiterata da perdere di autorevolezza ed efficacia. Cresciamo con sogni, aspirazioni, che a volte il destino, o lo stesso scorrere del tempo, trasformano in realtà, o stracciano come fogli di carta.
Punti in alto e puoi bruciarti le ali come Icaro; oppure puoi raggiungere il sole e comandarlo, trainandolo sul tuo carro come Apollo. Mondi agli antipodi, di chi svolge lavori umili, e chi tutto guida e comanda; mondi che a fatica si incontrano, si scrutano, si conoscono. Come sottolineeremo in questa recensione di Working: lavorare e vivere, la serie firmata Netflix e prodotta da Barack Obama, entra a gamba tesa nel sistema lavorativo statunitense, indagando a fondo ogni ambito e tipologia di lavoro al giorno d'oggi. Una conoscenza senza filtri su cosa vuol dire occupare i vari livelli lavorativi, da quelli di prestigio, a quelli sottopagati, attraverso la testimonianza diretta di chi timbra ogni giorno il cartellino per pochi dollari, o chi sfrutta il proprio ingegno per creare qualcosa di nuovo e rivoluzionario.
Un viaggio nel mondo del lavoro compiuto su suolo americano, ma la cui specificità si sfalda andandosi ad attecchire ad altri mondi, altri territori. Diverse nell'apparenza, ma simili nella sostanza, le professioni narrate sotto l'occhio vigile (e a tratti un po' retorico) dall'ex presidente Obama, sono figlie nate da terre lontane, eppure così identiche a quelle sviluppatesi su suolo europeo. Sono lavori compiuti con determinazione, efficenza, un po' per sopravvivenza, un po' per passione; sono lavori sottopagati, o pieni di responsabilità; sono lavori che dal basso non conducono a nessuna scalata sociale, o lavori che dall'alto possono gettarti a capofitto verso la profondità del sottosuolo. Sono lavori dove la meritocrazia è una chimera, o dove l'ingegno e l'audacia sono aliti di vento che aprono porte dirette sul successo. È il basso di chi si accontenta con poco, e l'alto di chi non si accontenta mai. È la scala sociale di Working: lavorare e vivere.
Working: lavorare e vivere: la trama
Barack Obama immortalato vicino a persone comuni per parlare del loro lavoro e del loro (soprav)vivere quotidiano: è Working: lavorare e vivere, nuova docu-serie firmata Netflix e prodotta dallo stesso ex presidente degli Stati Uniti. Dal personale di servizio ai ruoli dirigenziali nei settori dell'assistenza domiciliare, della tecnologia e dell'ospitalità, l'opera riesce a dare uno sguardo a 360 gradi sulla situazione lavorativa negli USA. Ispirato dal libro di Studs Terkel Working, con questa serie Obama trasporta l'idea di fondo dell'opera letteraria nel mondo attuale offrendo ritratti intimi dietro le quinte delle vite di vari individui. Un'operazione che permette di fornire agli spettatori una nuova prospettiva e un nuovo apprezzamento per il lavoro che svolgono quotidianamente.
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Esistenze diverse, sopravvivenze analoghe
Può apparire come un sistema lontano da quello europeo, quello di Working: lavorare e vivere; le esistenze che lo abitano possono sembrare aliene a quelle che abbiamo imparato a conoscere nella nostra quotidianità; eppure Working: lavorare e vivere parla di America con un linguaggio universale, facilmente comprensibile e vicino a quello nostrano. A una prima visione lo scorrere delle immagini può lasciare impassibili, distanti, addirittura annoiati. Assistiamo alle quotidianità di lavoratori sottopagati, o importanti CEO reputandole come qualcosa lontano da noi; sono realtà generate dal sottosuolo statunitense e alimentate da un sogno americano fatto di promesse che non sempre vengono mantenute. Ciononostante, è nello spazio di tali discrepanze di chi pulisce corridoi e stanze, di chi si occupa degli anziani, oppure di chi progetta le macchine del futuro, e di chi tutto comanda e gestisce, che si nasconde l'interesse per un mondo non così dissimile dal nostro. Le buste paga misere; la discrepanza tra gli uomini di successo, e quelli che si accontentano di poco; la lotta per i propri diritti e le orecchie da mercante dei potenti sono tutti ingranaggi di un'unica macchina che viaggia sia sul suolo americano, che mondiale. Un'analogia che basta ritrovare solo guardando con attenzione tra raccordi di montaggio costruiti con linearità e semplicità di racconto.
Narrare la working class hero
È un'ode all'impegno, al coraggio, alla sopravvivenza dei lavoratori americani Working: Lavorare e vivere. Uno sguardo su ogni tipologia di professione compiuta con attenzione e desiderio di restituire un po' di dignità anche a chi pare sopravvivere nel buio, all'ombra dei grandi discorsi e delle grandi fatturazioni. Un inno scritto con una penna leggera e uno stile senza fronzoli, o inutili elucubrazioni. Tutto nella serie Netflix scorre con semplicità; ogni esistenza immortalata è un passaggio di testimone compiuto con scatto atletico e fluido. Ogni possibile rischio di disorientare e creare confusione nello spettatore deve essere eliminato a favore di una narrazione capace di restituire con leggerezza ogni fatica, o speranza, colta da primissimi piani negli sguardi dei propri protagonisti. Ciononostante, è quando lo spazio viene consegnato interamente a uomini e donne che si affidano a favore di telecamera per raccontare sprazzi di un'America che lavora e (soprav)vive, che si assapora la realtà dei fatti. Basta infatti l'intromissione di Obama che tutto si tinge di quella retorica figlia delle campagne elettorali e delle promesse politiche. La presenza dell'ex presidente è un pennello che sfuma i bordi dell'inquadratura di un liquido fittizio, recitato e poco naturale. Si perde così quell'autenticità di un universo da indagare, analizzare e migliorare dal punto di vista sociale e umano come quello del lavoro, soprattutto a basso costo.
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Traghettare anime lavoratrici e menti geniali
Caronte di una barca che a ogni virata rischia di affondare, Obama intende farsi guida di un mondo da scoprire e conoscere; una volontà ammirevole e da elogiare, soprattutto per la decisione di dare spazio a volti e realtà non sempre riconosciute. Chiusi in macchina con un pacco da consegnare, o nello spazio di stanze esigue, seduti vicini da anziani da accudire, i cosiddetti "lavoratori di servizio" sono ombre che si muovono nel buio dell'indifferenza. Fantasmi soggiogati dalla luce della classe media, o dei grandi capi, sono primi capitoli di un libro scritto con immagini in movimento in cui il tema del lavoro viene affrontato con interesse e intelligenza. Ciononostante, dietro a quella fotografia accesa e mai angosciante, e a una regia chiara e poco incline a virtuosismi inutili, si nasconde un senso di manipolazione del sistema, un'edulcorazione della narrativa a opera di Barack Obama: fata turchina di un racconto umano, l'ex presidente pare voler trasformare storie di legno, più ombrose e crude di quanto mostrate, in realtà fin troppo positive, capaci di recuperare e infondere un nuovo positivismo al sogno americano. Una luce artificiale all'interno di possibili incubi, in cui la realtà immortalata da un documentario, viene scalfita da una modulazione della quotidianità che abbiglia il tutto di uno strato di abbellimento non necessario. Una menzogna che fa allungare il naso di un'opera che poteva colpire a fondo, inserendosi con maggiore onestà nel buio di esistenze al limite, ma che invece si limita alla registrazione di sorrisi forzati e speranze ancora una volta negate.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Working: lavorare e vivere sottolineando come la nuova docu-serie firmata Netflix riesca a coinvolgere lo spettatore dentro le complesse maglie del sistema lavorativo statunitense. Ciononostante, la presenza fisica di un Barack Obama che si intromette nella testimonianza diretta dei lavoratori chiamati a mostrare la propria quotidianità, avvolge l'intera opera di un che di finto e artificiale. L'autenticità tipica di un documentario che brama di raccontare la pura verità si sfalda per un'operazione di abbellimento di certe esistenze ben più buie e disilluse di quelle mostrate.
Perché ci piace
- La scelta di seguire i diversi ambiti lavorativi attraverso vari testimoni diretti.
- La semplicità di racconto resa possibile da una regia fluida e una fotografia ben illuminata.
Cosa non va
- La presenza di Obama che da voce fuori campo si fa personaggio a se stante, spostando l'attenzione su di sé.
- Il senso di una realtà più edulcurata di quella che sarebbe al di là dello schermo.