Dopo una lunga attesa, Wonder Woman 1984 diventa disponibile anche per l'Italia. Mentre la regista Patty Jenkins già guarda al futuro, progettando Wonder Woman 3 che tornerà ancora una volta a raccontare le avventure di Diana Prince, coglie l'occasione per un bilancio della propria carriera durante un incontro virtuale al Sundance 2021. Felpa rossa, capelli lunghissimi e sciolti, l'energica Patty Jenkins è la prima donna ad aver diretto un film di supereroi ad alto budget trasformandolo in un blockbuster. A impedirle di fare il bis è arrivata l'emergenza sanitaria che ha costretto Warner Bros a far uscire Wonder Woman 1984 al cinema e, in contemporanea, in streaming su HBO Max.
"Credo nell'esperienza cinematografica" ribadisce la regista "ma il mondo si è fermato e ho accettato l'opzione streaming. Abbiamo incassato meno, ma sono felice che il pubblico abbia visto il film. Però quest'opera è concepita per essere mostrata al cinema". I supereroi erano scritti nel destino di Patty Jenkins che, prima di Wonder Woman 1984, ha rischiato di dirigere Thor: the Dark World: "Ho rinunciato perché sentito di non essere la regista giusta per il progetto. Faccio solo ciò che sento di poter far funzionare. Nel caso di Wonder Woman, sono sempre stata una grande fan e sapevo di avere qualcosa da dire sul personaggio".
L'amore di Patty Jenkins per i supereroi
L'amore di Patty Jenkins per i cinecomic ha radici lontane e molto personali. Come racconta la cineasta "Superman di Richard Donner mi ha influenzato moltissimo. Mio padre era morto da poco quando ho visto il film e il tema della perdita del padre mi ha colpito. Mi sono identificata in Superman, perciò non ho mai sottovalutato l'impatto di questi film sul pubblico giovane. Diana Prince è una supereroina inusuale, il suo fine non è solo battere i nemici, è questo che vogliamo insegnare ai giovani? Wonder Woman parla di cambiamenti climatici, di culture diverse che si mescolano. Diana è imperfetta e compie degli errori, soprattutto nel secondo film, questo ne fa un modello per le nuove generazioni" (del film abbiamo parlato nella nostra recensione di Wonder Woman 1984).
Tutt'altro tipo di ritratto al femminile è quello di Monster, esordio alla regia di Patty Jenkins che, nel 2003, ha fruttato l'Oscar a Charlize Theron per l'incredibile trasformazione nei panni della prostituta killer Aileen Wuornos. La Jenkins, all'epoca operatrice di camera con all'attivo spot e video musicali, ha appreso la vicenda mentre si trovava in giro per la Florida con un'amica: "Non avevo previsto di raccontare questa storia, ma sono appassionata di true crime. Quando la storia è uscita sui media, nell'89, mi ha colpito per la storia di abusi che la Wuornos aveva alle spalle, era stata 14 volte in ospedale per stupro. Volevo capire cosa spinge una persona a trasformarsi in serial killer, ma avevo paura di inaugurare la mia carriera con questo film. Quando mi sono resa conto che a nessuno interessava raccontare questa storia, che è anche una storia d'amore, ho deciso di farlo io e ho scritto il film in 14 giorni". Provvidenziale è stato l'interessamento di Charlize Theron al ruolo che ha favorito la realizzazione del film: "Il suo arrivo è stato un miracolo, siamo subito diventare amiche. Purtroppo non abbiamo fatto in tempo a incontrare la vera Aileen Wuornos perché è stata eseguita la sentenza capitale, ma prima di andarsene ci ha lasciato oltre 6000 lettere".
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Dal successo di Monster ai cinecomic
Da un film indie ostico e doloroso come Monster a Wonder Woman il passo è stato breve. Nell'intervallo di tempo, Patty Jenkins si è fatta le ossa in televisione dopo aver detto no a Marvel. Parlando della differenza tra film piccoli e produzioni ad alto budget, la regista specifica: "Fare un film ad alto budget è più facile perché hai a disposizione i migliori collaboratori. Ognuno è un pezzo della scacchiera e il regista decide le mosse. Servono idee chiare e tanta energia. Quando fai film indipendenti hai pochi soldi ed è tutto più faticoso, ma ovviamente c'è meno pressione e più libertà".
Per quanto riguarda le discriminazioni sul lavoro legate al sesso, la Jenkins spiega che la regia è "un'attività super creativa, ma serve disciplina. Io l'ho appresa da mio padre, che era militare, e dal lavoro di cameraman. Le donne sono sempre state pronte a fare bellissime regie, ma il problema era che prima non avevano accesso alla stessa gavetta degli uomini. Siamo ancora vittime di pregiudizi, ma se io arrivo sul set organizzata e i miei collaboratori svolgono il loro compito non mi interessa cosa pensino di me". Tra i progetti futuri di Patty Jenkins, oltre a Wonder Woman 3, ci sarà anche Star Wars: Rogue Squadron, nuovo take sulla saga che la regista è felice di poter curare nel ricordo del padre aviatore. Una nuova sfida all'orizzonte, soprattutto dopo l'accoglienza controversa riservata all'ultima trilogia, ma la regista non sembra troppo preoccupata e chiosa: "Monster mi ha mostrato ciò che è possibile se credi nelle storie che racconti. Se possiedi quella dedizione, avere successo o meno è secondario".