Cina, 2015. Il soldato speciale Leng Felg, tiratore scelto, è reduce da una missione nella quale ha disobbedito a un ordine pur di salvare un ostaggio e per questo viene costretto a un periodo di reclusione in una prigione militare. Proprio lì riceve la visita di Long Xiaoyun, la comandante del leggendario squadrone dei Wolf Warriors, un'unità scelta dell'esercito cinese che ha il compito di operare in pericolosissime missioni per la salvaguardia del Paese.
In Wolf Warrior il protagonista entra a far parte di questo team elitario, venendo sin da subito ben accolto dai suoi nuovi compagni. Insieme a loro dovrà sgominare la minaccia rappresentata da un gruppo di mercenari conosciuto come "gli occidentali" che, sotto la guida dello spietato boss e narcotrafficante Min Deng - il quale ha un conto in sospeso proprio con Leng Feng - intendono mettere le mani su delle pericolosissime armi chimiche.
Wolf Warrior: una storia poco riuscita
Quanto meno paradossale che la stesura della sceneggiatura abbia avuto un travaglio di ben sette anni e ben quattordici riscritture, giacché il risultato finale è una storia intrisa di banalità assortite e fin troppo spoglia e monotona a situazioni ed eventi, per novanta minuti che rischiano di scontentare anche i più strenui onnivori degli action-movie provenienti dall'Estremo Oriente. Wolf Warrior è un progetto che aveva grandi potenzialità, non soltanto perché vedeva la star marziale Wu Jing nel doppio ruolo di regista e assoluto protagonista, ma anche per la presenza di un altro volto e corpo simbolo quale Scott Adkins nelle vesti di principale nemesi. Non è un caso che il momento più atteso risieda proprio nel duello finale tra i due, teso e violento al punto giusto anche se forse più breve del previsto.
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Lupi e agnelli
La maggior parte del minutaggio consiste in una sorta di guerriglia combattuta in un'anonima foresta / giungla, laddove i soldati e i mercenari si sfidano nelle classiche schermaglie, tra gesta di eroismo - sacrificio e tragiche perdite, con i cattivi che più cattivi non si può e i buoni che pensano alle loro famiglie. Una contrapposizione netta per un film fortemente retorico e nazionalista, associato all'omonima politica portata avanti dall'amministrazione Xi Jinping. Non manca poi una sequenza alquanto grossolana e involontariamente ridicola nella quale le truppe si trovano a difendersi dagli attacchi di un branco di ferocissimi lupi realizzati con un'improbabile computer grafica. E in una messa in scena di questo tipo non poteva mancare una colonna sonora tronfia e fortemente enfatica, pronta a caricare in più passaggi lo slancio emozionale nei confronti di questi personaggi caricaturali che, tra battute e sussulti più drammatici, sono sempre pronti a fare la cosa giusta al momento giusto, nel nome dei loro compagni e di quella patria che li guarda con così riverito rispetto. Un racconto vittima della propria natura, alla quale gioco-forza non si può chiedere di snaturarsi.
Chi non muore si rivede
Una ricetta che ha funzionato sul pubblico autoctono, con ottimi incassi tali da garantire la realizzazione di un sequel: Wolf Warrior 2 (2017) ha visto la luce delle sale due anni dopo, diventando in patria film con i maggior incassi di sempre per un titolo non in lingua inglese, al punto da essere anche proposto - ovviamente con poca fortuna - dalla Cina come candidato all'Oscar al miglior film in lingua straniera nell'edizione 2018. Piogge di proiettili, macchine che esplodono, razzi e lanciamissili: l'armamentario proposto nel corso dei sempre più concitati eventi è sicuramente notevole, ma non è supportato da una pari varietà a livello di risvolti ed emozioni, con sia la spoglia location che il cuore principale della vicenda che perdono progressivamente di interesse una volta appurata la monotematicità dell'insieme. E anche a dispetto dell'impegno di Wu Jing, che nel progetto ha messo tutto se stesso, prendendo parte a un addestramento di diciotto mesi in un campo militare nella regione di Nanjing. Una dedizione che ha sicuramente funzionato al botteghino, ma non dal punto di vista della qualità oggettiva.
Conclusioni
Un cecchino scelto, sempre pronto a fare la cosa giusta anche assumendosi rischi e disobbedendo agli ordini, viene reclutato da un team speciale impegnato in pericolosissime missioni per la salvaguardia della Cina. Quando un gruppo di spietati mercenari mette a rischio la sicurezza nazionale, toccherà a lui e ai suoi compagni intervenire prima che sia troppo tardi. Wolf Warrior, diretto e interpretato dalla star del filone Wu Jing, fa aspettare i fan del genere quasi novanta minuti per l'atteso combattimento con Scott Adkins, che arriva nel rocambolesco finale. Ma la sceneggiatura invece di fare fuoco e fiamme fa acqua da tutte le parti, con una monotona sequela di scontri e sparatorie tra plotoni rivali in un contesto ambientale quanto mai impersonale.
Perché ci piace
- La scena di combattimento finale tra due star marziali come Wu Jing e Scott Adkins.
Cosa non va
- Una sceneggiatura povera e improntata alla retorica.
- Dinamiche action in generale monotone.
- Nazionalistico e inutilmente pomposo.