Wine Country, la recensione: amiche e alcool su Netflix

La nostra recensione di Wine Country, il debutto registico di Amy Poehler disponibile su Netflix.

Wine Country 2
Wine Country: Amy Poehler in una scena del film

Scrivendo la recensione di Wine Country è difficile non essere travolti da un'ondata di nostalgia, soprattutto se si è appassionati della comicità americana in generale e quella televisiva in particolare: il nuovo lungometraggio originale di Netflix (uscito anche in sala negli Stati Uniti) è infatti la prima fatica registica di Amy Poehler, uno dei volti umoristici più amati del piccolo schermo in patria, dalla sketch comedy alle sitcom passando per la sua apprezzata conduzione della cerimonia dei Golden Globe dal 2013 al 2015 al fianco della sodale e amica Tina Fey. In ambito seriale è anche la co-creatrice di Russian Doll, altra produzione Netflix del 2019.

Tutte insieme appassionatamente

In particolare, Wine Country è una sorta di grande reunion di alcune delle più apprezzate attrici del Saturday Night Live, del cui cast Amy Poehler ha fatto parte dal 2001 al 2008: al suo fianco nel film ritroviamo infatti la già citata Tina Fey insieme a Rachel Dratch, Maya Rudolph e Ana Gasteyer, affiancate dalle celebri sceneggiatrici Paula Pell e Emily Spivey, qui davanti alla macchina da presa. Ed è personale anche l'ispirazione per il soggetto, che la Poehler ha firmato a sei mani con la Spivey e Liz Cackowski: il viaggio alla scoperta di vari vigneti nella regione apposita in California per il cinquantesimo compleanno di una del gruppo è basato su un'esperienza analoga che ebbe luogo per festeggiare il mezzo secolo di vita della Dratch nel 2016, con l'aggiunta di altri dettagli tratti dai festeggiamenti per la Gasteyer nel 2017.

Saturday Night Live: 40 anni di risate

La distribuzione su Netflix

Wine Country 5
Wine Country: Cherry Jones, Amy Poehler in una scena del film

Non è così sorprendente che il film sia finito su Netflix, e non tanto per una questione di qualità (il carisma delle protagoniste rende comunque gradevole la visione, al netto dei giri a vuoto sul piano narrativo): è un oggetto piccolo, fragile, che in un mercato americano come quello odierno faticherebbe a farsi notare in mezzo ad altri prodotti al femminile che godono di una maggiore forza commerciale legata ai nomi dietro la macchina da presa (basti pensare all'exploit de Le amiche della sposa, prodotto da Judd Apatow), e nei territori non anglofoni, dove la fama del cast è decisamente inferiore, finirebbe facilmente nel dimenticatoio, tra uscite tecniche e potenziali ritardi di diversi mesi rispetto al debutto statunitense. Con lo streaming invece può facilmente trovare il proprio pubblico, grazie all'algoritmo che può identificare il target ideale in base ad altre preferenze cinematografiche e/o seriali (tra cui il già menzionato Russian Doll o, nei paesi in cui fa parte del catalogo, Parks and Recreation).

Wine Country 9
Wine Country: Rachel Dratch, Ana Gasteyer, Amy Poehler, Maya Rudolph, Emily Spivey, Paula Pell in una scena del film

È sostanzialmente una simpatica festa tra amiche, con alcune guest star (Cherry Jones e Jason Schwartzman), tra gag scurrili, imbarazzi, risentimenti e tanto, tanto vino. Non è un Sideways al femminile, malgrado la struttura da road movie e l'escamotage narrativo alcolico: laddove il film di Alexander Payne si reggeva su una malinconia di fondo che si celava dietro ogni risata, l'opera prima della Poehler punta su un'allegria generale, anche nei momenti più seri, quella di una rimpatriata il cui senso più profondo trascende la familiarità dello spettatore con il contesto professionale in cui queste spassosissime interpreti e autrici si sono conosciute a partire da metà anni Novanta. E a visione terminata, ripensando alle gag veramente riuscite che impreziosiscono un esordio imperfetto ma ricco di fascino, aspettiamo col sorriso sulle labbra qualunque sviluppo futuro nella carriera di colei che fu Leslie Knope.

Conclusioni

Arrivati al termine della nostra recensione di Wine Country, il bilancio è a metà: la buona volontà della neo-regista Amy Poehler, coadiuvata dalle amiche e colleghe di sempre, non può compensare in toto le debolezze strutturali di un esordio che ha comunque un suo fascino delicato. Da assaporare in occasione di una serata con amici, magari armati di un buon bicchiere di vino.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
1.1/5

Perché ci piace

  • Il carisma comico di Amy Poehler e del resto del cast è inscalfibile.
  • Le gag sono elementari ma per lo più efficaci.

Cosa non va

  • La trama inizia a girare a vuoto abbastanza rapidamente, senza una carica comica abbastanza potente da compensare.