A quattro anni di distanza dal bellissimo Il sale della terra, Wim Wenders torna a cimentarsi con il documentario grazie a Papa Francesco - Un uomo di parola, presentato fuori concorso all'ultimo Festival di Cannes, in uscita nelle sale italiane, come evento speciale, il 4, 5, 6 e 7 ottobre. Nella pellicola il regista tedesco è impegnato in una lunga conversazione con il pontefice, che spazia dalla preoccupazione per l'ambiente all'importanza di non abituarsi alla sofferenza degli altri.
In Papa Francesco - Un uomo di parola, Wim Wenders ricorda la figura di San Francesco, a cui il Papa è il primo a collegarsi avendo scelto il suo nome per il proprio pontificato, attraverso dei filmati in bianco e nero, ma sono gli occhi e il sorriso di Francesco a illuminare la pellicola: un sorriso contagioso, che sembra sincero e accogliente. Abbiamo chiesto al regista se crede che l'apertura del Papa sia genuina o se crede che sia la figura mediatica di cui la Chiesa aveva bisogno.
"Penso che lui sia completamente se stesso" ci ha risposto, spiegando meglio: "Ha una capacità incredibile di comunicare, di entrare in sintonia con gli altri. È sincero, è la stessa persona di quando era un vescovo e un giovane prete. Non credo sia mai cambiato nella sua vita. Quando ci parli per un po' e si crea un'intimità, senza rendertene conto cominci a sorridere anche tu e a scherzare: scherzare è una cosa che puoi fare solo quando ti fidi di qualcuno. Quest'uomo ha grande fiducia nell'umanità ed è pieno di una fonte inesauribile di energia positiva. Quindi: la Chiesa ne ha bisogno? Sì, ma non ne era consapevole: credo che la maggior parte delle forze conservatrici della Chiesa non sia in grado di gestire questa sua grande apertura."
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