Jason Gann è un attore, comico, sceneggiatore e cantante di origini australiane che nel 2002 ha co-diretto e interpretato il cortometraggio Wilfred, vincitore dei premi Best Comedy e Best Actor al Tropfest e che l'anno successivo è stato persino presentato al Sundance Film Festival dove ha riscosso un discreto successo.
Dal cortometraggio è nata l'omonima serie in Australia e nel 2011 la casa produttrice FX ha compiuto un ulteriore passo avanti esportando Wilfred negli USA per un remake che ha per protagonista l'ex hobbit Elijah Wood e lo stesso Gann nel ruolo di Wilfred, mentre alla sceneggiatura troviamo David Zuckerman, già autore di numerose puntate dei I Griffin.
Quante volte, a passeggio con il vostro Fido/Briciola/Fuffy, vi siete chiesti cosa stesse pensando in quel momento? E quando abbaia contro qualcuno (apparentemente) senza motivo o anche solo quando vi guarda con quell'aria strana, come se volesse dirvi qualcosa di importante?
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Questo è quello che succederà al giovane avvocato Ryan Newman, Wood appunto, che senza più uno scopo per cui vivere, tenta il suicidio imbottendosi di pillole: il tentativo fallisce miseramente e dopo una notte insonne, la sua vicina di casa Jenna (Fiona Gubelmann, CSI, Californication e My Name is Earl) gli chiede se può tenerle il cane mentre lei è al lavoro. Ma se Jenna e il resto del mondo vedono in Wilfred un cane, Ryan, e con lui lo spettatore, ci vede un uomo con un costume grigio da cane e un accento australiano.
Ryan scoprirà presto che Wilfred è un "cucciolo" sboccato, che fuma sigarette (solo quando è a corto di erba), beve birra, mangia qualsiasi tipo di cibo spazzatura e come se non bastasse ha degli impulsi sessuali irrefrenabili che spesso riversa su Orso, un vecchio e malandato peluche, oltre a essere molto protettivo nei confronti di Jenna, la sua padrona.
Il quadrupede assume presto il ruolo di migliore amico di Ryan, ma dato che l'uomo è il solo a vederlo e a sentirlo, ne diventa in qualche modo, inevitabilmente, anche la sua coscienza.
Nel corso di questa serie che possiamo definire più come una dark comedy che una vera e propria sit-com, Wilfred servirà da innesco per risvegliare la coscienza e il carattere di Ryan, da anni succube della sorella e del padre, della sua professione di avvocato-squalo, e della società stessa che in qualche modo gli (e ci) impone di comportarsi nella maniera più idonea.
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Ma forse è proprio questa la metafora attraverso cui possiamo cogliere il significato della serie: l'idea di Gann quando ha creato Wilfred, era che quando tutto il mondo attorno a noi crolla e anziché risalire ci troviamo a scavare, c'è solo una cosa da fare: stravolgere la nostra vita cambiando le prospettiva delle cose e osservarle da tutt'altra angolazione.
E quindi non è certo un caso che i titoli delle puntate siano quelli dei valori della vita, come "happiness", "trust", ma anche "compassion" o "pride".
Nel corso dei tredici episodi che compongono la prima stagione si passa da episodi guidati da un umorismo dissacrante e gretto, come in Fear e in Acceptance, ad altri come Anger che, malgrado conservi tutta la sua carica di cinismo, riesce perfino a far commuovere nei quaranta secondi conclusivi. E attenti al finale di stagione, Identity, con un cliffhanger degno del miglior Lost.
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Per questa originale serie in Italia c'è ancora da aspettare qualche mese, quello che è certo è che per godersela al massimo andrà vista in compagnia del proprio "cucciolo": forse a voi Wilfred potrà non piacere, ma se noterete una strana espressione, come una specie di sorriso sul muso del vostro "migliore amico", allora capirete che sarà meglio non cambiare canale.