Se al suo arrivo nel 2021 What If fu una piacevole sorpresa di casa Marvel, per il modo in cui (ri)proponeva gli eroi della Casa della Idee in storie alternativa che potessero stuzzicare la curiosità del pubblico e, di fatto, dare uno dei primi assaggi al concetto di multiverso, la seconda stagione che volge al termine su Disney+ rappresenta invece una conferma. Non è l'unica differenza tra la prima stagione di oltre due anni fa e What If 2, perché cambia anche la logica distributiva in piattaforma, che passa dal rilascio settimanale a una pubblicazione quotidiana a partire dal 22 Dicembre in avanti, per coprire una fetta importante del periodo delle Feste di Natale e arrivare a ridosso dell'ultimo dell'anno. Una parentesi nel flusso, ultimamente discontinuo, del Marvel Cinematic Universe che abbiamo avuto il piacere di discutere con uno dei registi del progetto, Bryan Andrews, a cui si devono buona parte degli episodi di questo secondo interessante ciclo.
Scegliere le storie
Ma come scelgono gli autori le storie e i personaggi da affrontare in Marvel's What If...? e soprattutto in che modo si è lavorato per individuare i temi di questa seconda stagione? Molto semplice, a detta di Andrews: "Ci sediamo con gli sceneggiatori e i produttori e buttiamo giù idee su quello che ognuno di noi vorrebbe vedere e le mettiamo su una lavagna." Un fuoco di fila di idee e spunti a cui dà poi il suo apporto il boss di casa Marvel, Kevin Feige: "ci dice di dargli trenta idee e poi lui sceglie le nove che realizzeremo. E la cosa buffa è che gli risulta difficile sceglierne solo nove, perché sono tutte buone!" Ci si ritrova quindi a fare i conti con una dozzina di idee, quattordici addirittura, da ridurre ulteriormente. "Ci sono storie che tutti amiamo e che restano fuori, in attesa, tanto che alcuni degli episodi della seconda stagione partono da idee che erano rimaste fuori nel primo ciclo di episodi... ma che erano ancora validissime!"
Il difficile equilibrio del multiverso
Tra i primi nove episodi della prima stagione di What If e quelli della seconda ci sono un po' tutti i grandi eroi di casa Marvel, anche se in versioni diverse. Può confondere lo spettatore meno addentro alle dinamiche del multiverso? "Non credo, se facciamo bene il nostro lavoro" ci ha detto Bryan Andrews, "ogni episodio ha l'introduzione con l'Osservatore che funge da narratore e mette le cose in chiaro." Ed è una figura interessante che ci piacerebbe poter esplorare ancora e ancora in contesti diversi da quelli della serie animata. "Se c'è il rischio di creare confusione, basta scegliere bene le sue parole e si è pronti a fruire della storia, non è diverso dal leggere una storia a tuo figlio prima di andare a dormire." La sfida, però, c'è e le difficoltà non mancano. "Il difficile è piuttosto trovare un modo per essere sicuri che ci siano le emozioni giuste ad accompagnare i personaggi, per far sì che lo spettatore si interessi ai personaggi e quello che accade loro per 25/30 minuti e che sia coinvolto una volta arrivati al finale. Non è sempre facile a causa del poco tempo a disposizione, ma a parte questo possiamo fare quello che vogliamo ed è molto entusiasmante."
Il valore aggiunto di What If
E questa libertà si traduce anche in nuovi personaggi, pensati appositamente per la serie e non derivati da controparti a fumetti. "Uno dei miei personaggi preferiti di questa stagione è Kahhori, il primo Nativo Americano che abbiamo realizzato. Ce ne sono altri nei fumetti, ma questo è il primo che facciamo in animazione e che abbiamo creato direttamente per la serie e ne siamo felicissimi." Un personaggio nato insieme alla comunità Mohawk, protagonista del sesto episodio E se... Kahhori avesse rimodellato il mondo? e di cui tutta la produzione orgogliosa. "Siamo orgogliosi di lei, orgogliosi dell'episodio, e speriamo che possa avere una vita lunga e se il pubblico potrà vederla anche in altre incarnazioni sarebbe fantastico."
L'animazione, tra sfide e opportunità
Un'altra difficoltà è ovviamente tecnica, perché lo standard dell'Universo Marvel è elevato e va mantenuto. "Dobbiamo lavorare sodo per assicurarci che la qualità sia buona e coerente con lo stile artistico che abbiamo scelto, che è di grande impatto e piace al pubblico, ma richiede molto lavoro." Nel segno della continuità, quindi, ma senza rinunciare a fare passi avanti: "Il tentativo è di fare sempre piccoli passi avanti e penso che con la stagione 2 siamo riusciti a ottenere questo scatto in avanti." D'altra parte l'animazione dà grande libertà e grandi opportunità di raccontare storie e non stupisce che di recente siano state annunciate serie su Wakanda, X-Men e Spider-Man.
Il futuro dell'MCU può essere anche animato? "Penso proprio di sì" ci ha risposto Bryan Andrews, "ovviamente avremo sempre i film ed è fantastico, ma tutto parte dai fumetti e da diversi artisti che disegnavano i personaggi con i loro stili, che sia Kirby o Ditko o chiunque altro, e penso che sia un valore aggiunto poter vedere diverse espressioni artistiche all'opera per raccontare storie diverse." Un materiale di partenza a cui attingere, un "pozzo che è senza fondo" e rappresenta una ricchezza incredibile. D'altra parte, secondo Andrews, "la gente ama l'arte e ama le storie e la combinazione di queste due cose può farci andare avanti per tutto il tempo che vogliamo."