Code chilometriche per seguire la masterclass di Wes Anderson, autore amatissimo dai cinefili onorato dalla Mostra di Venezia 2023 con il Cartier Glory to the Filmaker Award e giunto al Lido per presentare la sua ultima fatica, il corto La meravigliosa storia di Henry Sugar, che dopo il passaggio Fuori Concorso sarà disponibile su Netflix dal 27 settembre. Il regista texano ci ha abituati a cast da sogno, ma stavolta è a Venezia da solo per via dello sciopero di attori e sceneggiatori. In realtà è presente con lui Roman Coppola, ma solo in veste di amico visto che anche lui è in sciopero. E proprio la "famiglia allargata" di Wes Anderson è uno dei temi toccati nel corso della lunga conversazione.
"Lavorando sempre con la stessa troupe fare cinema diventa semplicissimo perché ci conosciamo e condividiamo gli stessi riferimenti. Quando fai un film devi tenere sotto controllo, eppure è come aprire la porta al caos. Per quanto tu ti sia preparato prima, l'inconveniente accade". D'altronde, come spiega lui stesso, i suoi film nascono da un melting pot di idee diverse: "Il treno per il Darjeeling è nato dal fatto che volevo fare un film ambientato su un treno. Inoltre con Jason Schwarzman e Roman Coppola parlavamo di fare un film su tre fratelli, e poi avevo visto The River di Jean Renoir e mi era venuta l'idea di fare un film in India. Quando ho i punti di partenza, da lì parte l'improvvisazione".
Lo stile visivo inconfondibile: un bisogno interiore
Il cinema di Wes Anderson è uno dei più riconoscibili. La passione per le inquadrature simmetriche, la staticità della recitazione, il dominio dei colori pastello. L'autore ha ormai creato un marchio riconoscibile che ripropone film dopo film. "Il mio istinto mi porta a creare questo tipo di estetica, le storie che racconto mi portano in questa direzione, è qualcosa di personale che sento di fare" spiega lui, confessando in realtà le sue radici di cinefilo nerd.
"Da ragazzo ero appassionato di Star Wars e ho trasmesso la mia passione a mia figlia di sette anni che vive come se fosse la Principessa Leia. Siamo andati a Disneyland e ha costruito una spada laser. Non so cosa ne farà a casa. George Lucas e Spielberg mi hanno fatto nascere la passione per la regia, ma l'altra passione giovanile è stata Hitchcock". Il suo esordio non ha, però, seguito il percorso tradizionale degli studenti di cinema, come confessa: "In realtà ho provato a entrare in varie scuole, ma non sono stato preso. Allora mi sono messo a fare piccoli lavori insieme agli amici, cercando di autofinanziarci. Vivevo in Texas, non a New York quindi all'inizio non è stato facile".
La meravigliosa storia di Henry Sugar, la recensione: un riuscito sunto del cinema di Wes Anderson
Squadra che vince, non si cambia
Oggi che è un cineasta affermato i cui lavori vengono apprezzati da critica e pubblico, Wes Anderson non si sente realizzato, anzi, confessa che le sue paure sono aumentate di pari passo col carico di responsabilità: "Paradossalmente mi sentivo molto più sicuro di me quando ho girato Bottle Rocket, il mio primo corto. Sapevo cosa volevo fare e chi volevo essere, e mi ha aiutato il fatto di aver avuto un partner come Owen Wilson. Ero troppo sicuro di me, infatti quando abbiamo proiettato il film il confronto col pubblico mi ha sconvolto. Da allora, ogni volta che proiettano un mio film sono terrorizzato. L'unica cosa che mi dà coraggio e circondarmi di collaboratori fidati con cui condividere l'esperienza".
Questo è anche il motivo che spinge il regista a richiamare gli stessi interpreti, lavoro dopo lavoro, da Bill Murray a Tilda Swinton, da Jason Schwarzman a Jeff Goldblum. "Quando lavori coi migliori attori al mondo sei tentato di richiamarli sempre. Adoro inserire nuove nel gruppo, ma il legame che ho creato con i miei attori di riferimento è speciale".
L'avventura del cortometraggio
Vista la sua tendenza a consolidare i tratti caratteristici del suo cinema senza troppi cambiamenti, è interessante la scelta di Wes Anderson di cimentarsi con l'esperienza del cortometraggio. Come però specifica il regista, La meravigliosa storia di Henry Sugar non è l'unico corto tratto da Road Dahl che ha realizzato: "C'è un altro corto tratto dalle storie di Henry Sugar intitolato Il cigno, lo abbiamo realizzato con Rupert Friend. Ne abbiamo girato un altro intitolato Veleno, una storia che mi è sempre piaciuta. E poi c'è un corto davvero strano intitolato Ratcatcher, che è tratto da un racconto della raccolta di Dahl Il cane di Claud, testo oscuro ambientato nell'Inghilterra orientale. Si tratta di una strana storia rurale. Per il momento non ne abbiamo altri in mente, Ho alcune idee, ma per Dahl potrebbe essere tutto per il momento".