Prima nel guardare il film e poi nello scrivere la recensione di Welcome Home è impossibile non farsi la domanda: come c'è finito Aaron Paul in questo thriller che sfrutta svogliatamente il successo su Instagram di Emily Ratajkowski? Il poster americano della pellicola (che in patria è uscita a ottobre direct-to-video, senza vedere la sala), diretta da George Ratliff, sembra dirci già tutto: c'è un triangolo, Aaron Paul ha l'espressione, di borisiana memoria, "F4 basito" (che mantiene per tutta la durata del film), Emily Ratajkowski ha il broncio immobile che l'ha resa celebre e Riccardo Scamarcio, con sguardo torbido, continua la sua ricerca del Lato Oscuro, creando l'ennesimo personaggio ambiguo.
Aaron Paul ed Emily Ratajkowski coppia in crisi
Welcome Home non tradisce le promesse della locandina: è esattamente come ve lo immaginate. Abbiamo una coppia di americani in crisi, Bryan (Aaron Paul, fa sorridere che il suo personaggio abbia il nome del collega Bryan Cranston, con cui è stato protagonista della serie cult Breaking Bad) e Cassy (Emily Ratajkowski, ritratta, senza molta fantasia, sempre sotto la doccia o in calzoncini aderenti da jogging), che cerca di riprendersi dalle conseguenze di un tradimento che ha rovinato il rapporto tra i due. Per trovare un nuovo equilibrio, Bryan e Cassy decidono di andare in Italia, sperando che il soggiorno in un casale dell'Umbria metta a posto le cose. Si sa, in Italia si mangia bene, si beve bene e si fa all'amore bene. A quanto pare però si rovinano bene anche coppie: tra i fidanzati in crisi si insinua infatti presto Federico (Riccardo Scamarcio), esperto di computer che arriva in soccorso di Cassy, che si storce una caviglia correndo (ovviamente sempre con i calzoncini aderenti di cui sopra), e che da quel momento non riesce più a liberarsi di quell'italiano che sembra così gentile.
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Sulla carta Welcome Home avrebbe potuto essere un progetto interessante, un thriller erotico con spunti ironici, in cui, per una volta, gli stereotipi legati al nostro paese - il buon cibo, il buon vino, l'ospitalità e la fama di seduttori - venivano ribaltati in chiave inquietante. Invece la magia non si è avverata: il film di George Ratliff si prende estremamente sul serio, senza però saper gestire la tensione, finendo per risultare involontariamente comico. Scene come Emily Ratajkowski che si prepara le uova ascoltando Nilla Pizzi, o Scamarcio che, per sedurla, le sventola in faccia un lagomorfo morto promettendo meraviglie con la sua ricetta del coniglio alla cacciatora, sono già tra i nostri momenti scult della stagione.
Riccardo Scamarcio, sua la prova più convincente di Welcome Home
Nonostante i conigli morti, l'unica cosa davvero interessante di Welcome Home è il percorso di Riccardo Scamarcio: non solo l'attore italiano è il più in parte dei tre protagonisti (Aaron Paul ha perennemente l'occhio sbarrato, tanto da farci domandare se si stesse chiedendo anche lui dove si trovasse, mentre Ratajkowski sembra priva di qualsiasi talento interpretativo, avendo in ogni scena la faccia imbronciata con labbro prominente), ma il personaggio di Federico, pur avendo la sfortuna di trovarsi in un film mal scritto, diretto e interpretato, rientra nella sua ricerca di esplorare i lati più oscuri dell'essere umano.
Dopo John Wick - Capitolo 2, Loro di Paolo Sorrentino, Il testimone invisibile, Lo spietato e Non sono un assassino, Scamarcio costruisce il suo ennesimo uomo ambiguo, indecifrabile, i cui occhi sono tanto magnetici quanto respingenti: il cinema italiano ha trovato il suo antieroe, che non ha paura di interpretare personaggi sgradevoli e inquietanti.
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Non solo: dopo To Rome with Love di Woody Allen, Third Person, il già citato John Wick 2, la serie tv Master of None ed essersi ridoppiato per la versione internazionale di Lo spietato, Scamarcio continua a familiarizzare con la lingua inglese, aprendo sempre più le porte della sua carriera internazionale. Infine, ma questa è una frivolezza, nel film c'è anche una reunion, breve ma intensa, tra Step e Babi, sì, proprio loro, i protagonisti di Tre metri sopra il cielo, titolo che ha lanciato l'attore nel nostro paese: mentre il personaggio di Scamarcio è intento a spiegare come funziona l'amore a quello di Aaron Paul, nel bar dove stanno bevendo spunta all'improvviso Katy Louise Saunders. Ed è subito: "un minuto ti senti in Paradiso con te, però l'attimo dopo all'Inferno."
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Conclusioni
Come detto nella recensione di Welcome Home, il film di George Ratliff mette in scena un triangolo sexy che sfocia presto in thriller psicologico: una coppia di americani in crisi va in Italia per recuperare il proprio rapporto, finendo però per metterlo ancora di più a dura prova a causa della presenza di Federico, inquietante vicino di casa che si insinua tra loro. Se Aaron Paul sembra chiedersi costantemente dove si trovi ed Emily Ratajkowski è priva di qualsiasi talento interpretativo, limitandosi a fare il broncio in ogni situazione, è Riccardo Scamarcio a offrire la prova più convincente, nonostante sia costretto in una pellicola scritta e diretta senza alcuna cura, con l’aggravante di prendersi estremamente sul serio, così da risultare involontariamente comica.
Perché ci piace
- L’unica nota positiva di Welcome Home è quella di inserirsi nel percorso di ricerca del lato oscuro intrapresa, negli ultimi anni, da Riccardo Scamarcio.
Cosa non va
- Aaron Paul è fuori parte ed Emily Ratajkowski sembra priva di qualsiasi talento recitativo.
- La sceneggiatura di David Levinson è imbarazzante.
- Non si sfugge ai soliti stereotipi sull’Italia.