We Live in Time, la recensione: provateci voi a non innamorarvi di Florence Pugh e Andrew Garfield

L'amore, il tempo, la vita, la morte e tutto quello che sta in mezzo nel folgorante film di John Crowley. Mai lacrimoso, eppure capace di arrivare dritto al cuore. Al cinema dal 28 novembre.

Florence Pugh e Andrew Garfield

Mica è facile saper dosare al millimetro le emozioni peculiari di un film come We Live in Time. Dietro al film, presentato al Toronto Film Festival e poi alla Festa del Cinema di Roma, c'è la bravura registica di John Crowley (e quanto abbiamo amato il suo sottovalutato Brooklyn), su sceneggiatura del drammaturgo Nick Payne.

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Florence Pugh e Andrew Garfield

A proposito di drammaturgia, il film è un meraviglioso esempio di racconto. Una sceneggiatura di marmo nella sua luminosa semplicità (e sensibilità). Piena, aperta, focale nel tempo scandito dal montaggio (Justin Wright) che alterna diversi piani temporali (e quindi le diverse tonalità), spingendoci a riflettere sul valore assoluto del tempo inteso come momento da vivere fino in fondo, andando oltre la stessa percezione di vita o di morte che, senza accavallarsi, pervade il film.

We Live in Time: la vita, l'amore e tutto quello che sta in mezzo

Sotto We Live in Time c'è una storia che potrebbe essere quella di tutti: Almut (Florence Pugh), che fa la chef, conosce (dopo averlo investito!) Tobias (Andrew Garfield), da poco divorziato. I due si innamorano, perdendosi in dieci anni di assoluta passione, complicità e uova sbattute al mattino (l'uovo è un elemento altamente simbolico nel film, che torna e, per certi versi, apre e chiude ogni blocco narrativo).

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Il sorriso di Florence Pugh

Un amore che culmina con la nascita di una splendida bambina, data alla luce in una stazione di servizio (una delle sequenze più divertenti e più dolci del 2024). Poi, la violenta irruzione di un cancro alle ovaie che torna a chiedere il conto. Le frequenze verranno alterate, con Almut che, intanto, non si da certamente per vinta, e anzi sceglie di vivere fino in fondo il tempo che le rimane.

L'alchimia tra Florence Pugh e Andrew Garfield

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Un momento del film

Potremmo quasi dire che We live in time - Tutto il tempo che abbiamo è un film in cui la cifra emotiva gioca un ruolo cardine, pur non inseguendo mai la faciloneria di certi sentimenti, e quindi senza essere mai lacrimoso o ricattatorio. Certo, ogni visione ha una propria personalità (la commozione è palese, ma almeno per noi non cade nello strappalacrime), tuttavia l'umore (e l'amore) scelto da John Crowley evita l'appiattimento, nonché la semplificazione di un dramma che finisce per essere, invece, prospetto dalla forte adiacenza (e dai tanti colori), e ben legata alla strepitosa prova di Florence Pugh e Andrew Garfield. Un'alchimia, la loro, tanto tangibile che sembra uscire dallo schermo, portando lo spettatore ad innamorarsi al primo sguardo.

Ancora, nella loro performance non-lineare, si rintraccia l'analisi della drammaturgia secondo Crowley, e sulla stessa strada l'analisi del tempo che corre e non si ferma. Ma che, in qualche modo, può essere addomesticato, smussato e addolcito. E non è un caso che Almut faccia la chef: mestiere, come ci ha insegnato The Bear, che più di ogni altro deve confrontarsi con i secondi che corrono.

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Andrew Garfield e Florence Pugh in scena

In questo senso, tra cinema classico e approccio contemporaneo (ripetiamo, l'utilizzo del montaggio è propedeutico poi per la riuscita stessa), l'opera del regista irlandese lambisce ogni tipo di emozione, sorrette e sottolineate dall'utilizzo tecnico della fotografia (Stuart Bentley), dall'organizzazione dello spazio (e torniamo a riflettere sulla sequenza del parto, da manuale), dei dialoghi reali e mai artificiali. Quasi circolare - la sequenza d'apertura dialoga con quella di chiusura -, We Live in Time, fin dal titolo, affrontata quindi il tempo dalla prospettiva sbilenca di una intuizione banalmente romantica, superando in modo lucido i rischi di una storia giammai piagnucolosa, eppure in grado di toccare, in pieno, il cuore. Quanto dolore, e quanta bellezza.

Conclusioni

L'analisi del tempo e dell'amore secondo John Crowley. We Live in Time è un manuale di sceneggiatura, mai melensa e mai piagnucolosa, eppure potente nel dramma romantico portato in scena da Florence Pugh e Andrew Garfield. Se, senza di loro, il film non sarebbe probabilmente lo stesso, è poi la tecnica e la narrativa a rendere l'opera un esempio di linguaggio cinematografico, che calca al meglio lo spettro emotivo di una storia in cui perdersi, e ritrovarsi.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • Florence Pugh e Andrew Garfield sono fantastici.
  • L'uso della luce.
  • Il tono, mai melenso, mai piagnucoloso.
  • Il montaggio.

Cosa non va

  • Emotivamente non è mai ricattatorio, ma alcune vibrazioni personali potrebbero portare a pensarlo.