Gianni Zanasi è uno a cui si vuole bene. Non può essere altrimenti. Gli abbiamo voluto bene dal momento in cui, a un Festival di Venezia, abbiamo fatto la conoscenza del protagonista di Non pensarci, un Valerio Mastandrea cantante punk che faceva stage diving, cioè si gettava sul pubblico, ma nessuno lo prendeva. E lui cadeva rovinosamente a terra. Era un ruolo sintomatico di un intero mondo, di un'era di crisi che stava iniziando: ti lanci e nessuno tende le braccia, ti lasciano cadere. Vuol dire mancanza di fiducia, mancanza di solidarietà. Anche War - La guerra desiderata, il suo nuovo film presentato alla Festa del Cinema di Roma, è sintomatico e rappresentativo del mondo di oggi. Di una rabbia repressa e pronta ad esplodere a ogni pretesto, di una frustrazione e di un'insoddisfazione generale.
War - La guerra desiderata uscirà al cinema il 10 novembre. Ed è un film da vedere, allo stesso tempo distopico ma profetico. Immagina che la Spagna dichiari guerra all'Italia perché detiene sei ragazzi spagnoli, colpevoli di aver ucciso una ragazza. Le parti in causa rimangono talmente sulle loro posizioni che il conflitto è inevitabile. In mezzo a questa guerra si trovano anche un ragazzo e una ragazza, Tom e Lea (Edoardo Leo e Miriam Leone), conosciutisi in seguito al ritiro della patente di lui. Lei è la figlia del Viceministro della Difesa, e vuole provare a fermare la guerra, lui si troverà combattuto tra aiutarla e seguire Mauro (Giuseppe Battiston), uomo frustrato che si reinventa combattente. Tutto questo va in scena in forma di commedia, ma con una messa in scena realistica, e con un grande uso della musica (ascoltiamo i Blur, Donna Summer e Kim Carnes, tra gli altri). Il regista e il cast hanno parlato del film nella conferenza stampa, in Sala Petrassi, all'Auditorium Parco della Musica.
Gianni Zanasi: "Il film dovrebbe aggredire la realtà, non incontrarla"
War - La guerra desiderata è stato scritto nella primavera del 2019. Tre anni dopo, mentre era al montaggio, è arrivata la notizia che la Russia stava attaccando l'Ucraina. Che effetto fa una cosa simile? "Mi ha fatto un bruttissimo effetto" risponde Gianni Zanasi. "Il film dovrebbe aggredire la realtà, non incontrarla. Quando ero in moviola la Russia ha invaso l'Ucraina, e mi hanno mandato un messaggio: 'Sei un veggente'. No, io non prevedo il futuro, è il futuro che sta andando all'indietro. Quello che sta accadendo è l'orrore. Nel mio film c'è una guerra che si avvicina, un conflitto europeo in un'Europa indebolita. Man mano che si avvicina il conflitto, arriva nelle persone un'urgenza di altre cose. Non c'è tempo per un aperitivo o un pomeriggio in una spa. C'è tempo solo per dire se sei amico o nemico. Mi ami o non mi ami. In questa febbre le persone fanno uscire quello che hanno dentro, ed esce di tutto. La guerra desiderata è il paradosso di questo film, che non ha niente a che vedere con l'orrore".
Edoardo Leo: "La coscienza critica l'abbiamo seppellita da tempo"
"Vai a seppellire la coscienza critica" sentiamo dire in una delle scene più forti del film. Ma quando è che l'abbiamo seppellita? "La coscienza critica l'abbiamo seppellita da tempo", risponde Edoardo Leo, che nel film è Tom, un coltivatore di vongole che si trova a entrare in un gruppo paramilitare. "C'è un lento e progressivo deteriorarsi nel nostro mondo. Per capire tutto questo ci vorrebbe tempo, non si può leggere la storia quando ci sei dentro. Non possiamo darci delle risposte ma solo farci delle domande, chiederci cosa diventiamo quando una guerra o una pandemia rischia di spezzarci via. È importante ce lo faccia una commedia".
Miriam Leone: "Se succedesse a me, come reagirei?"
Tom, prima che scoppi il conflitto, incontra Lea, una ragazza idealista che lavora come psicologa nei servizi sociali. A interpretarla è Miriam Leone, ancora una volta estremamente credibile, che si è detta molto colpita dal fatto di girare questo film. "C'è stato un momento, mentre giravamo il film, in cui mi sono posta una domanda" ci svela. "Ma se succedesse a me, come reagirei? Se davvero ci trovassimo in un conflitto, reagirei con coraggio, come Lea, o la paura mi paralizzerebbe? Ci poniamo queste domande solo quando qualcosa ci riguarda, quando entra nel nostro orto. Mi piacerebbe che questa urgenza ce l'avessimo anche nella pace".
Giuseppe Battiston: "Nel mio personaggio c'è febbre di violenza e di riscatto"
La guerra e altre situazioni limite (pensiamo alla recente pandemia) tirano fuori quello che davvero le persone hanno dentro. E a volte quello che hanno dentro è il peggio. Giuseppe Battiston è Mauro, uomo solo che si sente investito dalla missione di guidare un manipolo paramilitare. "Per lui la guerra è una droga" commenta l'attore. "È una rappresentazione adrenalinica. Si sente, nel personaggio di Mauro, questa febbre di violenza, di riscatto, di combattimento. Emerge nella sua figura la frustrazione che deriva da 70 anni di pace, questa pace che uniforma tutti gli animi. Mauro, nel suo desiderio di diventare un militare della domenica pomeriggio, realizza il suo sogno di appartenere a qualcosa. Una coscienza fragile che viene lasciata sola, si guarda intorno e prende un fucile, e diventa un altro da sé. Non fa altro che compensare il suo desiderio di essere compreso e amato. Ma lui non sa cosa voglia dire". "La frase 'come ci hanno ridotto 70 anni di pace' va contestualizzata a va compresa" riflette Carlotta Natoli, che nel film è una collega di Lea, e poi complice nelle sue azioni di pacifismo. "Quando diventa una specie di atarassia e di mancanza di confronto con se stessi non diventa interessante. Il conflitto è interessante, è una metafora. All'interno della storia tutti i personaggi sono storti, hanno dei rimossi, dei dolori, e quello che accade tira fuori l'interiorità dei personaggi".
Lucio Pellegrini: "La commedia ti permette di raccontare tutto"
Ma dovendo toccare temi così delicati, ci si è posti dei limiti? "La commedia ti permette di raccontare tutto" commenta lo sceneggiatore Lucio Pellegrini. "C'era il lockdown in quel periodo, sentivamo che il Covid ci stava mettendo alla prova, era difficile". Poi, a riprese ultimate, è arrivata la guerra. "È stata un'occasione bella, è raro lavorare con dei personaggi che escano, che vadano alla deriva" ci racconta Michele Pellegrini, l'altro sceneggiatore. "Gianni è bravo a raccontare lo smarrimento in una commedia tradizionale. La cosa importante era assecondare questo intento. Lui ha la capacità di scavare dentro tutti i personaggi, anche quelli più piccoli".
Giuseppe Battiston: "Mauro è la somma di tante figure che popolano la nostra realtà"
Ma per creare il suo personaggio, ignorante, violento, qualunquista, Giuseppe Battiston ha avuto un background, si è ispirato a qualcuno di preciso? "È una domanda provocatoria" sorride il simpatico attore. "Non mi sono ispirato a nient'altro se non a quello che vedo quando mi guardo in giro. Pur essendo una rappresentazione, il personaggio di Mauro è la somma di tante figure che popolano la nostra realtà. Come mi sono guardato dal giudicare il personaggio di Mauro, mi guardo dal giudicare anche queste persone. Ha solo bisogno di essere amato ma lui non lo sa. È difficile lavorare nel ruolo di qualcuno che non porta qualcosa, ma rappresenta un inaridimento. È stato lasciato solo. E così la mattina prendi il fucile, salti su una camionetta e corri dietro alle persone sbagliate".
"Il conflitto è il motore del mondo, la guerra è un'altra cosa"
Ci si chiede anche se tante guerre siano dovute all'eccesso di testosterone, e se ci sarebbero meno guerre con più donne ai posti di comando. "Io mi auguro che sia così" risponde Zanasi. "A volte si incontrano donne che hanno molto testosterone. A volte uomini che ne hanno troppo poco". "Il conflitto è il motore del mondo, dell'uomo, dentro di noi c'è conflitto: se non c'è conflitto non c'è storia, non c'è film. Il conflitto è inevitabile, vitale, produce cambiamento. La guerra è un'altra cosa. Non mi sento di poter dire come mai nascono le guerre. Da questa primavera, come tutti noi, sono inorridito, quello che vedo ha smesso di apparirmi come incredibile. È come se volessero riportarci in una realtà in bianco e nero. I film hanno lo scopo di raccontarci, anche violentemente, la complessità dell'amore. Ed è così che possiamo combattere l'orrore".
Nel monologo di Giuseppe Battiston sulla terrazza, quello in cui parla di 70 anni di pace, il suo Mauro dice anche che l'Italia ha avuto un rilancio solo durante la guerra o subito dopo. "È uno strano modo di avere un rilancio" commenta Zanasi. "Si potrebbe cercare rilancio in un altro modo, magari facendo sesso di gruppo (sorride). Mi piace che un film mi porti via. Chiedo a un film che per due ore, almeno mi faccia dimenticare dove ho parcheggiato la macchina, che dia colore al bianco e nero". C'è una scena bellissima, nel film, in cui entriamo in una sala dove si sta suonando musica classica (una delle musiciste, in un cameo, è la scrittrice Barbara Alberti). È anche con la bellezza, con l'arte che si può fermare la guerra? "Sì" risponde Zanasi. "Spariamoci addosso dei baci".