WandaVision, la recensione dell’ottavo episodio: 40 minuti di orrore

La recensione dell'ottavo episodio di WandaVision, la serie targata Marvel Studios in esclusiva su Disney+.

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WandaVision: Elizabeth Olsen in una scena del terzo episodio

L'orrore, l'orrore. Non possiamo che iniziare così la nostra recensione dell'ottavo episodio di WandaVision, citando un personaggio che di orrori ne aveva visti veramente tanti, ovvero il colonnello Kurtz di Apocalypse Now e, per riflesso, di Cuore di tenebra. Non lo citiamo a caso, perché questo penultimo episodio della serie targata Marvel Studios e disponibile su Disney+ è stato un tour de force inaspettato e doloroso, colmo di orrore.

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WandaVision: Kathryn Hahn in una scena

Mai i supereroi, almeno quelli pensati per tutta la famiglia, si erano riempiti di così tanta sofferenza e tanto orrore. Un orrore dovuto al voler finalmente giocare a carte scoperte, svelarle senza indugio e togliere quel filtro comico che, lo sappiamo dalle prime puntate, nascondeva una sofferenza inenarrabile. E al di là delle risate finte, delle situazioni grottesche, dei sorrisi "finti" che raccontano di una vita perfetta, cosa rimane se non il dolore? In questi 40 minuti WandaVision accompagna lo spettatore attraverso ciò che sta dietro lo show di illusioni, dandone non solo una spiegazione esaustiva, ma mettendo in scena una storia davvero tragica.

Negli episodi precedenti

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WandaVision: Elizabeth Olsen e Paul Bettany

Gioca a carte scoperte WandaVision, l'abbiamo detto, tanto che possiamo subito trovare il titolo dell'episodio nella schermata di Disney+. "Negli episodi precedenti", la classica formula che serve a riepilogare quanto accaduto prima di iniziare l'episodio nuovo qui diventa il fulcro stesso dei quaranta minuti che seguiranno (tanto che, purtroppo, non ci sarà nemmeno una sigla). L'ennesima scelta stilistica vincente in una serie che ha giocato fin dall'inizio con la scrittura e gli stereotipi delle serie tv e delle sitcom e che, dopotutto, rimane fedele alla linea anche in queste battute finali. Perché ormai siamo arrivati quasi alla fine ed è necessario, prima dei fuochi d'artificio finali, fare una pausa e tornare indietro, dove tutto ha avuto inizio.

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WandaVision: Kathryn Hahn nel sesto episodio

E anche di più. La scena d'apertura iniziale, inaspettata per la sua posizione temporale, è solo la prima di un viaggio all'indietro che darà risposta a tutte le domande ancora insolute. E lo fa con una schiettezza e una sincerità drammatica che non può lasciare indifferenti. L'avevamo già accennato in uno dei nostri approfondimenti, ma lo ripetiamo, arrivati quasi alla fine del viaggio: WandaVision si conferma ancora una volta una serie che (forse) non ci meritiamo. Ha giocato con lo spettatore fin dall'inizio, ha richiesto una dose di pazienza (data anche dal rilascio settimanale degli episodi) maggiore, si è difesa dalle critiche dei primi episodi così strani e distanti dal registro Marvel canonico e non solo ci ha premiato, ma ci ha anche ripagato. Con gli interessi.

Gli orrori di Wanda

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WandaVision: Kathryn Hahn con Paul Bettany ed Elizabeth Olsen in una scena della serie Marvel

Wanda e Agatha, due streghe a Westview, entrambe partecipano a questa "Vita da strega" idilliaca ed entrambe nascondono un vero scopo, seppur diverso. L'episodio si apre focalizzandosi proprio sulle streghe e lo fa abbracciando un registro gustosamente horror che non abbandonerà più la narrazione. Perché capire come si è arrivati al programma televisivo fittizio di Wanda significa ripercorrere tutti i traumi e gli orrori del suo passato, facendoli rivivere uno a uno, in un continuo percorso segnato dal dolore. Non vogliamo rovinarvi alcun aspetto o rivelazione di cui è composto l'episodio (ma vi invitiamo a tornare a leggere queste righe dopo la visione della puntata), ma non possiamo che dichiarare la nostra sorpresa nel vedere in un prodotto Marvel Studios destinato a tutta la famiglia certe sequenze e certe idee visive che sembrano uscite direttamente dal peggior (in senso buono) film dell'orrore. C'è un senso preciso di morte che aleggia lungo tutta la durata, ci sono immagini veramente forti (per quanto nei limiti del target della serie) che non possono lasciare indifferenti, ci sono tutte le sfumature del racconto dell'orrore: dal gotico, a quello più gore, da quello psicologico fino al body horror di stampo Cronenberg. La vita di Wanda è una vita di orrori che è costretta a rivivere e ripercorrere per colpa nostra. Sì, in un ennesimo gioco metalinguistico noi spettatori diventiamo Agatha, le domande a cui il personaggio vuole rispondere sono le nostre. Il vero capolavoro di questo splendido episodio è proprio in questo corto circuito in cui diventiamo spettatori voyeuristici di una sofferenza esistenziale, seguiamo questa pornografia del dolore pentendoci di aver voluto scoprire cosa si nascondeva dietro lo show.

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Date un Emmy ad Elizabeth Olsen!

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WandaVision: Elizabeth Olsen in una scena

Eppure, più scopriamo i motivi che stanno dietro alla nascita di WandaVision e più la storia si fa sempre più chiara, non possiamo che provare sempre più empatia verso il personaggio interpretato da Elizabeth Olsen. A costo di risultare ripetitivi è impossibile non applaudire il lavoro della Olsen, mai come in questo caso da Emmy: con una performance sentita e sincera, la sua Wanda, come un trucco di magia, trasforma il nostro sguardo voyeuristico in compassione, eleva il nostro rapporto con lei staccandoci dal corpo di Agatha, separando il nostro sguardo da quello della strega malvagia. Soprattutto verso il finale, si arriva a percepire un livello di emozione che raramente si è trovata in altri prodotti dei Marvel Studios che, finalmente, pur rimanendo fedeli alla formula hanno iniziato davvero a sperimentare coi generi, si stanno spingendo oltre i limiti che, in qualche modo, si erano auto-imposti e stanno alzando l'asticella qualitativa delle loro storie. Da menzionare anche l'ottima prova di Kathryn Hahn, anche lei un personaggio sfaccettato, che muta nel corso dell'episodio fino a diventare definitivamente una strega malvagia. La scena posta a metà dei titoli di coda prevede un episodio finale coi controfiocchi.

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Conclusioni

A conclusione della nostra recensione dell’ottavo episodio di WandaVision non possiamo che applaudire davanti a questo gioiello di quaranta minuti targato Marvel Studios. È una puntata che risponde a tutte le nostre domande, in attesa del gran finale, ma è anche capace di emozionare come mai era successo prima, il tutto con un registro che sfocia spesso nell’horror. Elizabeth Olsen si conferma un talento incredibile e la performance in questa puntata è da premi. Non vediamo l’ora di concludere questo viaggio la prossima settimana.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • I quaranta minuti sono tra i più emozionanti mai fatti dai Marvel Studios.
  • La pazienza dello spettatore viene ripagata con parecchie risposte.
  • Il tono horror che contamina l’episodio è coraggioso e inaspettato.
  • Elizabeth Olsen regala una performance da Emmy.

Cosa non va

  • La prossima settimana finisce tutto!