Dal 28 febbraio, il lunedì sera, è in onda Vostro Onore, serie prodotta da Rai Fiction e Indiana Productions per la regia di Alessandro Casale, ispirata al format israeliano Kvodo, che sta portando su schermo una vicenda fatta di conflitti morali, dove un'uomo dovrà scegliere tra i suoi principi etici, sui quali ha modellato la sua carriera, e la salvezza di suo figlio. Vittorio Pagani, infatti, è un giudice milanese noto per la sua integrità e professionalità, in corsa per la prestigiosa carica di presidente del Tribunale di Milano. La recente scomparsa di sua moglie ha segnato dolorosamente la sua vita e complicato il già difficile rapporto con suo figlio Matteo, un adolescente che si divide tra scuola e amici. Quando Matteo investe con la macchina il giovane esponente di un clan malavitoso, i Silva, senza fermarsi e prestare soccorso, Vittorio si scopre pronto a tutto pur di proteggere il ragazzo, anche a costo di una terribile discesa agli inferi, una situazione che lo porterà a infrangere più volte la legge, ma soprattutto a mentire a coloro che gli sono più vicini e che lo stimano. Abbiamo parato delle tematiche della serie e del personaggio di Vittorio pagani proprio con il suo interprete, Stefano Accorsi, che ci ha mostrato il suo punto di vista su una narrazione particolare ed efficace come quella di questa serie.
La videointervista a Stefano Accorsi
Vostro onore, la recensione: Il dilemma morale di Stefano Accorsi
Interpretare Vittorio Pagani
Quello di Vittorio Pagani non è un personaggio semplice e ce ne parla il suo interprete: "Un personaggio come questo, un magistrato, un pubblico ministero, poi giudice, che ha speso parte della sua vita per la giustizia, che è piuttosto integerrimo, che ha una figura pubblica di un certo tipo, ad un tratto deve scegliere tra preservare tutto questo e salvare la vita del figlio. Quando gli succede questa situazione non ci pensa molto, istintivamente protegge il figlio. È un dilemma che si protrae continuamente perché lui da una piccola bugia deve andare oltre e farla diventare sempre più grande. Questo pone dei quesiti profondi e questo contrasto che quasi tende alla tragedia greca è un evento che è assoluto, classico, non diventerà mai datato. Noi siamo fatti una parte di pensiero e una parte di emozioni, sensazioni. Come farle convivere nella vita?"
Un punto di forza di Vostro onore è sicuramente quello di riuscire con efficacia ad indagare ciò che c'è tra il bene e il male, quella scala di grigi che intercorre tra il bianco e il nero: "Affrontare la parte tra il bene e il male è quello che mi affascina nelle storie. Per carità, poi ci sono anche delle storie bellissime con dei grandi cattivi e dei grandi buoni, eroi e antieroi, ma se penso al cinema di Sergio Leone: Il buono, il brutto e il cattivo. Il buono non è buono fino in fondo, il brutto non è molto brutto, anzi, e il cattivo ha anche una parte emotiva molto complessa; questo mi interessa nella narrazione: non un eroe senza macchia e senza paura, ma un eroe con delle macchie e delle paure. Questo mi piace, questo è umano, altrimenti si rischia di andare nello stereotipo, invece così si può raccontare qualcosa di profondo dell'individuo."
Grandi storie, grandi interrogativi
Stefano Accorsi ci rivela che importante è stato il lavoro, non solo sul personaggio, ma con il cast tutto: "Abbiamo avuto un regista fantastico, Alessandro Casale, che si è veramente preso sulle spalle una narrazione clamorosa e un gruppo di attori bellissimo. Io preparo sempre il mio lavoro da attore sul personaggio con una coach, mi piace arrivare con un po' di bagaglio, però proprio nelle dinamiche tra i personaggi siamo andati a cercare la parte emotiva dei rapporti reciproci, oltre alla recitazione, dello scambio emotivo. Tutti i personaggi si conoscono ed è proprio come se tutti i rapporti siano minati dalla bugia e dalla finzione. Questo è molto interessante, lo rende molto caldo, oltre ad esserci un livello adrenalinico piuttosto alto." L'attore ha poi sottolineato quanto sia interessante che questa serie porti gli spettatori a porsi delle domande: "Credo che le storie belle da raccontare siano quelle che sollevano grandi interrogativi sulla vita, sui rapporti, l'amore, la famiglia. In questo caso in particolare quando leggevo il copione mi domandavo: io cosa farei? Se la serie farà la stessa cosa con lo spettatore significa che lo renderà molto attivo sul domandarsi se sia giusto o meno e sul chiedersi fin dove si spingerebbe lui. Credo che lo spettacolo, il cinema, la televisione più che risposte debbano dare delle domande. Poi ognuno ha il suo punto di vista, ma non si deve essere troppo pedagogici, altrimenti si rischia di restare sulla porta della narrazione."