Questa Festa del Cinema di Roma 2023 ha sicuramente tra i suoi fil rouge, lo abbiamo detto spesso, vari debutti alla regia di attrici italiane che dopo una lunga carriera di successi e soddisfazioni si cimentano gettandosi dall'altra parte della macchina da presa, sicuramente con più consapevolezza ed esperienza che se l'avessero fatto ancora alle prime armi. C'è qualcosa che accomuna C'è ancora domani di Paola Cortellesi, che ha aperto l'edizione numero 18 della Festa, e Volare di Margherita Buy, che viene presentato nella sezione Grand Public e arriverà poi al cinema nel 2024 distribuito da Fandango. Sono entrambe due dediche alle figlie e alle generazioni che verranno, sono entrambe due (tragi)commedie sulle fragilità della vita e sono entrambe due pellicole che hanno un grande cuore alla base, dalla scrittura alla regia. Ma arriviamo adesso alla recensione di Volare.
Volare oh, oh
Margherita Buy è un'attrice più che affermata che ha la nomea di non essere una persona facilissima e di avere spesso nei suoi film una perenne espressione tra l'ansioso e il corrucciato. Ha ben pensato allora di prendere in giro se stessa e il suo allure in occasione del suo debutto alla regia, in cui dirige se stessa e un gruppo di interpreti variegato e ben assortito per provare a raccontare una paura irrazionale e innata nell'uomo come quella di salire su un aereo come mezzo di trasporto. Anna Bettini, detta AnnaBì, è un'attrice di talento che però non ha mai potuto sfondare e andare oltre una seguitissima fiction in cui interpreta un comandante della Guardia di Finanza, che tra l'altro deve spesso usare elicotteri e mezzi simili, dati in mano ad una controfigura. L'occasione potrebbe essere un film in Corea, ma dovrebbe riuscire a volare. Parallelamente nella sua vita privata la figlia Serena (Caterina De Angelis, vera figlia della Buy nella realtà), con cui ha un rapporto altalenante, viene presa a Stanford e quindi dovrà trasferirsi in California. 13 ore di volo senza scalo per poter andare a trovarla, sempre con un aereo di mezzo. Vita professionale e personale pongono così la donna davanti ad un doppio bivio ora più che mai: continuare a convivere con la paura di volare oppure provare a superarla una volta per tutte.
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Ci vuole un villaggio
Dopo vari tentativi - tragicomici come la sua vita - andati a vuoto, AnnaBì tenta il tutto per tutto con un gruppo di supporto che fornisce proprio l'aeroporto di Roma. Una squadra sgangherata che diventerà la sua comunità di supporto che sembra mancarle nella vita, con un ex marito sempre pronto ad alzare gli occhi al cielo, un padre psicologo che non considera la sua professione degna di questo nome, un'agente spietata e arrivista che vuole far di tutto per curare i propri interessi. Il gruppo di supporto, guidato da una psicologa (Vanessa Compagnucci) e un pilota (è sempre bello ritrovare Francesco Colella), è composto tra gli altri da una madre e moglie super fan di AnnaBì (Giulia Michelini), una donna misteriosa (Euridice Axen), un dentista (Roberto De Francesco), un ragazzo che gioca a basket (Matteo Oscar Giuggioli) e un agricoltore (Maurizio Donadoni).
Anche nel gruppo c'è qualcuno che sembra ostacolarla ma in realtà forse lo fa con tutti come meccanismo di difesa: uno spietato critico cinematografico (Pietro Ragusa). Margherita Buy ha così l'opportunità non solo di mostrare le tante sfaccettature dell'animo umano e l'approccio diverso a una paura comune come quella di volare ma allo stesso tempo anche quella di prendere in giro il mondo dello spettacolo, non solo se stessa, la propria carriera e il proprio ruolo di attrice ma anche i set televisivi - ci sono alcune sequenze molto comiche e surreali che ricordano Call My Agent - e i critici e giornalisti del settore. A questo proposito, ciliegina sulla torta del film è l'amichevole partecipazione di Elena Sofia Ricci nei panni di se stessa, mettendo in scena una secolare rivalità passivo-aggressiva con il meta-personaggio della Buy. Forse sarà proprio in questo improbabile mix di persone che AnnaBì potrà trovare la risposta alla sua paura.
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Spiccare il volo
Rispetto al debutto di Paola Cortellesi, che cura a livello quasi fisiologico la regia con trovate anche molto ricercate ed inaspettate, Margherita Buy si fa maggiormente guidare dalla storia, scritta insieme a Doriana Leondeff e Antonio Leotti, giocando a livello di inquadrature e movimenti di macchina con il thriller e l'horror come generi legati proprio ad una delle paure più recondite dell'umanità. Si ride dei personaggi ma anche di se stessi guardando Volare, e ci si emoziona anche un po'. Si usa dire che una volta lasciato il nido, i figli devono spiccare il volo e imparare a farlo da soli. In un certo senso è come se AnnaBì provasse a farlo solo ora, come atto di altruismo verso la figlia per aiutarla nel suo futuro. E non c'è forse dedica più bella di una madre ad un figlio che quella di provare a vincere le proprie paure per fargli vedere che, in fondo, il mondo là fuori non è poi così spaventoso, nonostante tutto.
Conclusioni
Concludiamo la recensione di Volare felici di ritrovare caratteristiche simili ma anche diverse ed indipendenti nell’altro debutto alla regia al femminile di finzione della Festa di Roma 2023. Dopo Paola Cortellesi (e il documentario di Kasia Smutniak) arriva Margherita Buy, pronta a prendere in giro se stessa, il mondo dello spettacolo e le paure dell’umanità. Con intelligente autoironia e dolcezza tragicomica, l’attrice ora anche regista mette in scena le fragilità umane con una gran bella dedica ai figli e alle nuove generazioni.
Perché ci piace
- L’incredibile autoironia di Margherita Buy.
- La dolcezza della storia e dei personaggi.
- Le citazioni horror e thriller.
- Il meta-cinema e i siparietti comici.
- Il cameo di Elena Sofia Ricci.
Cosa non va
- Qualche storyline gira un po’ a vuoto e non ha una vera e propria conclusione.
- Qualche guizzo di regia in più non sarebbe guastato, ma la confezione generale è davvero di valida fattura.