È da qualche giorno su Netflix Vivo, il nuovo film Sony Animation firmato da Kirk DeMicco con le canzoni di Lin-Manuel Miranda, ma vale la pena di immergerci in modo più approfondito nella sua storia e nel suo mondo, dando la parola ai suoi realizzatori per farcene raccontare il dietro le quinte. Dalla genesi alla colonna sonora, passando per le scelte stilistiche e il look del film, fino a soffermarsi su una delle location più interessanti del viaggio del cercoletto protagonista da Cuba a Miani, le Everglades con la loro fauna, il regista DeMicco, la sceneggiatrice Quiara Alegría Hudes, scenografi e consulenti ci hanno raccontato le scelte fatte per portare su schermo la storia di Vivo.
Dar vita a Vivo
Il racconto della realizzazione di Vivo parte da lontano, perché se è vero che Kirk De Micco si è avvicinato al progetto nel 2016, Lin-Manuel Miranda già lavorava alle canzoni del film dal 2009. "Una fortuna per il team di animazione" ha spiegato DeMicco, "è stata avere Lin sia come autore delle canzoni che protagonista" per una situazione più unica che rara. Era però necessario definire nel profondo i personaggi, sia il cercoletto Vivo, per il quale la sceneggiatrice Quiara Alegría Hudes ha usato attributi come "grazioso, gentile" ma anche "spavaldo e positivo, perché ha ereditato la tradizione musicale di Andrés". C'è musica cubana nell'animo di Vivo, ma anche classica e jazz, "l'interesse ad ascoltare le massime espressioni artistiche musicali."
Serviva quindi qualcuno capace di portare nuova energia al contesto musicale e narrativo di Vivo. "Ed è qui che è arrivata Gabi" ha spiegato l'autrice, "così opposta a Vivo e Andrés. Loro rappresentano il vertice della tradizione, anche se vivono una vita molto umile, sono dei virtuosi. Gabi è un'anima creativa, che mi è stata ispirata da mia sorella, di tredici anni più giovane di me, una ribelle anarchica, ma non in senso di anti-qualcosa, ma pro-se stessa." Quiara Alegría Hudes ricorda come la sorellina fosse paffuta, ma felice di esserlo. "Diceva di essere come il pianeta Terra" ricorda, "volevo per Gabi la stessa non conformità celebrativa. Per lei la creatività era far rumore, essere chiassosa." Un'anima pura, onesta nel mostrare i propri sentimenti, "che gli animatori hanno amato da subito" ha aggiunto De Micco, "infondendo in lei tantissimo amore."
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Il ritmo di Vivo, che parte da Cuba
L'apporto di Gabi alla storia è cruciale e non è un caso se l'intero film si trasformi quando si arriva al suo brano "My Own Drum". "Non si è sentito quel sound, quel rumore, fino a quel momento" ha detto la sceneggiatrice, "in un certo senso è come quando Dorothy arriva a Oz e tutto il vocabolario musicale del film cambia." Lo ha confermato il compositore Alex Lacamoire, che ha spiegato di essere "un figlio degli anni '80" ed essere cresciuto con il rock e l'alternative rock, ma di aver sempre avuto un background cubano in sottofondo date le sue origini. Un eclettismo che ha ritrovato nelle composizioni di Lin-Manuel Miranda per il film, che gli hanno permesso di far emergere le contaminazioni che aveva vissuto.
Gli ha fatto eco il doppiatore di Andrés, Juan de Marcos González, che ha elogiato l'abilità di Lacamoire e Miranda: "Sono grandi compositori e musicisti, hanno fatto qualcosa di molto importante che rappresenta il mio paese e le mie radici" ha detto da artista nato a L'Havana e cresciuto in quel contesto musicale, "e l'hanno fatto portandolo in un film e su Netflix. Sono molto orgoglioso di farne parte." Una collaborazione che è stata anche una sorpresa, perché "sono stato un musicista tutta la vita, ma non avevo mai fatto l'attore e penso che mi abbiano voluto per la mia storia, per quello che ho fatto in passato nell'ambito della musica cubana."
Lo stile Sony Animation
La varietà musicale di Vivo si riflette anche sul piano visivo e "la musica è stata la nostra prima fonte d'ispirazione per il film" ha spiegato lo scenografo Carlos Zaragoza, parlando dei tre binari seguiti sin dall'inizio. Il primo input è stato quello dei musical, dell'impostazione teatrale, usata per definire i set e l'organizzazione generale delle scene; in secondo luogo l'appeal dei poster di viaggio vintage degli anni '50 e '60, molto amati dal regista (se ne è parlato anche nella nostra video intervista a Kirk DeMicco) "per la vivacità di colori e luci"; infine un elemento essenziale usato per tutta la storia: "la sovrapposizione di classico e contemporaneo", valida per le quattro location principali del film, ovvero L'Havana, Key West, le Everglades e Miami, ognuna "con una sua voce unica, una diversa personlità, forma, linguaggio e palette di colori."
Ma non si è cercato di fare qualcosa di realistico, quanto piuttosto un set operistico. "Volevamo estrapolare gli aspetti più iconici di ogni luogo" ha aggiunto Zaragoza, "e creare qualcosa di nuovo, che fosse più teatrale, eccessivo e al servizio della storia." Si è viaggiato nei luoghi rappresentati, si è parlato con esperti locali, da architetti a musicisti e naturalisti, ma non è stato il realismo l'obiettivo finale, come ha puntualizzato Wendell Dalit: "abbiamo sviluppato un tool che ci permettesse di aggiungere pennellate ai fondali, per dare la sensazione di un fondale dipinto a mano, come in un teatro. Ci ha permesso di dare ai nostri personaggi un palco su cui esibirsi."
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Nel cuore delle Everglades
Uno di questi palcoscenici è assolutamente naturale, rappresentato dalle Everglades, e ce ne ha parlato Elaine Fiore, educatrice ambientale e guida turistica del luogo, che ha servito come consulente per il film. Le Everglades sono il terzo parco più grande del Nord America con un milione e mezzo di acri di natura selvaggia, "non c'è nessun altro posto al mondo come questo". Quello che vediamo nel film è un viaggio di circa 140 miglia da Cuba a Key West, con tutti gli ostacoli che un'impresa del genere può fornire in termini flora e fauna, "l'unico luogo in cui è possibile trovare sia coccodrilli che alligatori" tanto per fare un esempio, nonché "casa della pantera della Florida, il mammifero in maggior rischio di estinzione, con meno di 100 esemplari rimanenti".
Una particolarità delle Everglades è di contenere diversi ecosistemi, quindi dare l'opportunità di vedere specie che normalmente non si trovano in un unico luogo, passando dall'habitat di cervi, conigli, volpi e orsi a quello di delfini, coccodrilli "e persino qualche esemplare di balena." "Molti si stupiscono" ha detto ancora la Fiore "nello scoprire che le Everglades sono fonte di acqua per oltre otto milioni di abitanti della Florida", sottolineando uno dei tanti aspetti che rendono questo luogo così importante, ma specificando anche che l'agricoltura massiccia e l'eccessivo sfruttamento ne sta mettendo a rischio l'integrità. Un motivo in più per considerare così importante che un film come Vivo ne mostri al mondo la bellezza e aiuti a sviluppare la consapevolezza di questo come di altri luoghi preziosi del nostro pianeta.