Gemma e Tom sono una coppia di giovani fidanzati che desiderano formare una famiglia. Un giorno si recano a una peculiare agenzia immobiliare con l'obiettivo di trovare la casa dei propri sogni e vengono accolti dal misterioso Martin, il quale li informa che in una zona di periferia è stato sviluppato un nuovo quartiere: una lunga sfilza di casette unifamiliari, tutte uguali tra loro, soprannominato Yonder.
Come vi raccontiamo nella recensione di Vivarium, Gemma e Tom si lasciano sedurre dall'offerta ma fin dal loro arrivo notano come il complesso edilizio sia molto strano e oltre a essere completamente vuoto è anche pervaso da un silenzio per nulla naturale. Mentre stanno visitando la casa numero 9, si accorgono di come Martin sia scomparso nel nulla e decidono allora di far ritorno a casa, ma inutilmente. Scoprono ben presto infatti come tutte le strade finiscano per riportarli inesorabilmente al civico 9 e quando, dopo ore di tentativi, rimangono senza benzina, optano per soggiornare nella suddetta dimora. Non sanno che la loro permanenza sarà molto più lunga del previsto...
Nel cuore dell'incubo
Vibrazioni funeste emergono fin dai primi istanti di Vivarium, con le riprese documentaristiche di alcuni uccelli che suscitano una sincera inquietudine. E d'altronde proprio i protagonisti finiscono per risultare come una sorta di volatili in gabbia, una volta che si scatenano effettivamente le dinamiche alla base del racconto, virato a toni mistery e sci-fi che prendono progressivamente il sopravvento, guardando ai classici con un taglio moderno. Suggestioni horror si innestano nella progressiva discesa negli abissi di Gemma e Tom, con il confine tra reale e irreale che si adagia a tocchi visionari e ci mette davanti a un'inesorabile crisi di coppia, più o meno giustificata/provocata dai traumatici eventi che la vedono coinvolta. Quando entra in scena la figura del bambino, un bambino "non come tutti gli altri", lo spettatore comprende di ritrovarsi in un circolo senza fine, con la progressione nella follia ormai inevitabile.
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Il mattino ha l'oro in bocca
Le suggestive scelte ambientali e scenografiche, con le riprese dall'alto e gli sfondi cartonati a suggellare i confini spazio-tempo di un mondo fuori dal mondo, dove tutto accade in un percorso ciclico destinato a coltivare nuove vittime, rendono il palcoscenico della vicenda vivo e pulsante anche nelle sue effettive falsità e quelle classiche casette a schiera tipiche di molteplici immaginari, sogni di famiglie borghesi pronti a costruirsi il proprio nucleo familiare, diventano teatro di un qualcosa di inenarrabile. E proprio in questo nido che dovrebbe garantire quiete e sicurezza i protagonisti si ritrovano risucchiati in un gioco di specchi dove il tempo passa inesorabile, senza un inizio apparente e una altrettanto (in)decisa fine, come sospeso in un limbo tragicomico.
Dove tutto ebbe inizio
La paranoia prende ben presto il sopravvento e si comprende come non sarà semplice tornare alla normalità, quasi che il mondo di ieri sia ormai un lontano ricordo, un miraggio irraggiungibile per via del nuovo, obbligato, status quo che rende che vede Gemma e Tom schiavi dell'inspiegabile e che li porta sull'orlo di un reciproco esaurimento nervoso, dove la crisi relazionale è dietro l'angolo fino al colpo di scena dell'epilogo. Imogen Poots e Jesse Eisenberg si adattano magnificamente, con le giuste fobie e formalità espressive, a due ruoli in procinto di esplodere, distaccandosi dalle leggere atmosfere di partenza in un'evoluzione drammatica sempre più perturbante e morbosa, dove il pericolo si nasconde sia fuori che dentro di loro. Il regista Lorcan Finnegan, autore in tempi recenti di Nocebo (2022) con Eva Green, aveva già affrontato un tema simile con il suo precedente cortometraggio Foxes (2011), e qui sembra espandere quel senso di impotenza e ineluttabilità, spingendo il tutto all'ossessione in un'opera che sa come colpire lo spettatore.
Conclusioni
Una giovane coppia alla ricerca della casa dei propri sogni si imbatte in uno strambo agente immobiliare che li conduce in un quartiere di nuova costruzione, salvo poi sparire nel nulla. I protagonisti si ritrovano imprigionati nel complesso residenziale, con le strade che li conducono sempre allo stesso civico, e dovranno fare i conti con un mistero sempre più opprimente e pericoloso. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Vivarium, ci troviamo davanti a uno sci-fi tinto di horror, con sfumature paranoiche che ben presto devastano la stabilità di una coppia felice, vittima di eventi irreali e sempre più assurdi. Il profondo e perenne senso di inquietudine, una regia solida che sfrutta al meglio il peculiare contesto ambientale e le ottime prove di Jesse Eisenberg e Imogen Poots rendono Vivarium un piccolo gioiellino, imperdibile per tutti gli amanti del filone.
Perché ci piace
- Una regia raffinata che coglie al meglio le sfumature del contesto e della storia.
- Jesse Eisenberg e Imogen Poots danno vita a due personaggi credibili e intensi.
- Il senso di mistero e inquietudine aleggia sul film dall'inizio alla fine.
Cosa non va
- Alcune situazioni potrebbero scioccare il pubblico più sensibile.