"Un bel giorno, senza dire niente a nessuno, mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana. Feci tre giorni il giro del mondo, senza sapere mai cosa trasportasse quella nave. Ma forse un giorno lo capii... Droga". Ma che cosa c'entrano Manuel Fantoni e Borotalco nella recensione di Vita da Carlo, la serie tv Amazon Original, disponibile in streaming su Prime Video dal 5 novembre? C'entra, eccome. La famosa battuta di Borotalco è al centro di una delle scene più spassose della serie, che dà anche il senso di tutta l'operazione. Proprio nel momento in cui Carlo Verdone, nella sua prima serie tv, interpreta se stesso, è libero di portare con sé, con ironia e allo stesso tempo con il dovuto omaggio, il suo passato, la sua storia, quello che si suole chiamare l'heritage. Vita da Carlo è una serie metanarrativa, fresca, e godibilissima, che ci restituisce un Verdone in gran forma.
Il real world di Carlo Verdone
In Vita da Carlo, Carlo Verdone mette in scena se stesso, la sua vita quotidiana. È romanzata, certo, ma, come ci ha raccontato alla Festa del Cinema di Roma dove è stata presentata la serie, dentro ha un buon 40 per cento di verità. Così vediamo Carlo Verdone che si dibatte tra la sua notoria ipocondria (e la farmacia fidata dove c'è la bella farmacista Annalisa, interpretata da Anita Caprioli) e il suo amato pubblico, che a ogni angolo di strada lo ferma per un selfie, costi quel che costi. Carlo frequenta ancora l'ex moglie (Monica Guerritore), il figlio Giovanni e la figlia Maddalena. E poi c'è Chicco, il fidanzato di lei che diventa un accollo per il povero Carlo. Insomma, tutto scorre piuttosto normale, o quasi, fino a che un partito politico pensa di candidarlo come sindaco di Roma. Che ci crediate o no, anche questo è successo davvero.
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Tra sogno e realtà (e cinema)
Vita da Carlo, allora, vive di vita reale e di cinema (quello di Verdone, ovviamente), dai quali scaturiscono una serie di tormentoni che si rincorrono come dei leitmotiv lungo tutta la serie: i diverticoli, i selfie, "o'famo strano", il Sereupin (il tranquillante che è un po' come il Serenil di Maledetto il giorno che t'ho incontrato) e la classica domanda che ognuno fa all'amato attore e regista: "sei ancora della Roma?". La serie vive di realtà ma anche di momenti onirici (la serie inizia con Verdone che sogna di essere premiato con la Palma d'Oro al festival di Cannes per il suo film drammatico L'incrocio delle ombre, un film tra Tarkovskij e i Fratelli Grimm) che nel suo cinema non sono molto presenti e che erano una delle novità di un film come Benedetta follia.
La serie tv è libertà
Il format della serie tv, il suo linguaggio, la durata, la stessa idea di partenza sono cose che sembrano in qualche modo liberare Carlo Verdone, alleggerirlo. Nei panni di se stesso, in un formato che prende una decina di ore, si sente libero di non dover far ridere sempre, e a tutti i costi, a dosare i tempi delle battute e quelli della riflessione. La risata, nei tempi dilatati della serie, ha tutto il tempo di arrivare, e alla fine arriva. E, se Verdone si sente più naturale, fa ridere anche di più. A volte demanda il compito di far ridere a Max Tortora, anche lui nei panni di se stesso e del miglior amico di Carlo. Anche la recitazione è più naturale, meno impostata, sta in una zona a metà tra il Carlo Verdone di tutti i giorni, quello che vediamo in varie occasioni, e i personaggi dei suoi film.
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Furio, Enzo, Mimmo e Manuel
Ed ecco perché stiamo parlando anche di Manuel Fantoni e del cargo battente bandiera liberiana. Il bello di Vita da Carlo è che non nasconde il passato Verdone. Anzi, ci gioca, lo cita, lo reinventa. Guardate quel produttore (sembra un po' Vittorio Cecchi Gori un po' De Laurentiis) che, nel momento in cui Carlo gli propone un film drammatico in cui fare solo il regista, gli chiede ancora un film con i personaggi (che, data, l'età, potrebbe avere come battuta chiave "O'famo anziano?"). O l'ammiratrice malata che Carlo va a trovare e che gli chiede di rifare qualche battuta dai suoi film, però che siano Un sacco bello o Borotalco, perché Maledetto il giorno che ti ho incontrato già le sembra troppo malinconico (è l'episodio 3, ed è un momento irresistibile). Furio, Enzo, Mimmo, Marisol e Sergio Benvenuti/Manuel Fantoni, allora, non sono in scena ma in qualche modo ci sono sempre. E in modo sempre sorprendente.
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Nuovo album e greatest hits
Se Vita da Carlo è questo, presente e passato, vita reale e repertorio, è anche merito del tocco di Nicola Guaglianone e Menotti, autori del soggetto e della sceneggiatura di alcuni episodi (la sceneggiatura è firmata anche da Pasquale Plastino, Ciro Zecca e Luca Mastrogiovanni). In Vita da Carlo fanno quello che avevano fatto con Benedetta follia: prendono dal gran repertorio di Verdone, lo citano, lo reinventano. In fondo, sono dei ragazzi cresciuti con lui che, come molti di noi da bambini, ripetevano a memoria le battute dei suoi film. E allora perché non dovrebbe farlo Verdone stesso? Pensiamo ai grandi della musica rock, che Verdone ama tanto: nei loro nuovi show ogni volta in un nuovo contesto inseriscono anche i loro successi del passato. Per questo Vita da Carlo è allo stesso tempo il nuovo album e il greatest hits di Carlo Verdone, una summa della sua carriera e contemporaneamente un punto di arrivo e una nuova partenza. Vita da Carlo è una serie metanarrativa ma immediata, riflessiva ma fresca. È una gran bella sorpresa.
Conclusioni
Nella recensione di Vita da Carlo vi abbiamo parlato di una serie tv che è una vera sorpresa: proprio nel momento in cui Carlo Verdone interpreta se stesso, è libero di portare con sé il suo passato, la sua storia. Vita da Carlo è una serie metanarrativa, fresca e godibilissima, che ci restituisce un Verdone in gran forma.
Perché ci piace
- L'idea di interpretare se stesso nella sua vita reale.
- Il modo in cui si rende omaggio ai classici film della storia di Verdone.
- La recitazione di Verdone, più naturale, e i tempi comici di tutto il cast.
Cosa non va
- Vedere Verdone nei panni di se stesso potrebbe spiazzare parte del pubblico.