Presentato al pubblico il film Viola di mare, storia tutta al femminile di un amore coraggioso vissuto nella Sicilia dell'Ottocento: quest'anno la kermesse capitolina sembra aver concentrato buona parte della sua attenzione sul mondo femminile, esplorandone le tematiche e indagandone i percorsi. Lo sguardo della regista Donatella Maiorca si è concentrato su una storia vera, già raccontata dal libro di Giacomo Pilati Minchia di Re e rivisitata da un team di sceneggiatrici capeggiato dalla scrittrice Pina Mandolfo nel segno della femminilità e dell'attualità. In tempi decisamente difficili per la comunità omosessuale italiana, Viola di mare, che esce nelle sale il 16 ottobre, distribuito in 100 copie da Medusa, rischiava di profilarsi come un film facilmente strumentalizzato in materia sociologica e politica, ma le probabilità si sono arenate velocemente di fronte alle precise dichiarazioni della coproduttrice Maria Grazia Cucinotta: la pellicola è lontana da certi preconfezionamenti sessuali perché vuole raccontare un amore in fondo universale. Attualità svincolata dai paletti delle ambientazioni locali e temporali, libertà di scelta e amore incondizionato sono i pilastri di un progetto cinematografico poco pretestuoso e ben chiaro nelle oneste intenzioni.
Dove finisce la verità e dove inizia la leggenda della storia raccontata dal suo film? Come si è imbattuta in questo soggetto?Donatella Maiorca: È nato tutto quando mi ha contattata Pina Mandolfo, ho letto il libro e me ne sono innamorata subito. Il libro è tratto da una storia vera. Poi c'è il tradimento che ogni regista commette quando porta sullo schermo una storia letteraria. Ci sono stati quindi tre passaggi, nei quali c'è stato un nucleo vero, centrale che ha reso attuale il film: ho riportato ai giorni nostri questa storia sia vera, pur essendo ambientata nella Sicilia dell'800.
Pina Mandolfo lei è una scrittrice quasi specializzata nella narrativa rosa. Come si colloca Viola di mare nella tematica delle donne, il cui percorso è ancora evidentemente incompiuto?
Pina Mandolfo: Mi sono imbattuta nel libro Minchia di re quasi per caso. Poi insieme alle altre sceneggiatrici abbiamo voluto volgerlo al femminile. Questa sceneggiatura è il risultato di un'opera collettiva, ma la storia a me è sembrata fondamentale, come se la stessi aspettando da anni perché è un patto che rompe i codici atavici come il sistema patriarcale.
Donatella Maiorca ci parla del contributo della protagonista nella storia, nel suo svelare le altre storie, quelle che nascondono gli altri personaggi?
Donatella Maiorca: Questa è una grande storia d'amore e libertà, la libertà di poter scegliere di amare. Questo è proprio il nodo centrale. Angela (Valeria Solarino) non ama tutte le donne: lei ama una sola donna perché in lei ha trovato una cassa di risonanza affettiva. E in questo aspetto il film è attuale.
Valeria Solarino: No, io non l'avrei mai ceduto! Anche durante le riprese, nei momenti di maggior smarrimento del mio personaggio c'era una sola cosa che mi portava in una sola direzione: l'amore per una donna. Angela si sente una donna dall'inizio alla fine e il suo è un amore omosessuale, ma è prima di tutto un amore tra due esseri umani che s'incontrano, s'innamorano e non hanno bisogno di etichette. Per questo il film è una storia di libertà.
Isabella Ragonese: Ho lavorato al personaggio di Sara in maniera diversa rispetto a Valeria perché quello del mio personaggio è un percorso molto sottile. Ho cercato prima di lavorare sul set, provando a dimenticare qualsiasi elemento attuale per trovare le radici profonde di un messaggio universale. Ho pensato a una ragazza ingenua, vissuta in altri tempi, che, a differenza di Angela, si mostrasse incosciente e fresca. Credo che i nostri personaggi siano una lo specchio dell'altra: le due protagoniste si attraggono e si completano. Poi ho cercato di esasperare e di rendere forti degli elementi femminili come la maternità e l'idea dell'accoglienza, di un amore e della potenza di quest'amore, reale e forte.
Nel passaggio da Angela ad Angelo cambia si ha l'impressione che sia cambiato qualcosa per il personaggio. Di che tipo di cambiamento si tratta? Donatella Maiorca: È una metafora prima subita, quella di Angela: lei sta male e in questo cambiamento c'è un forte dolore. Poi il messaggio finale è positivo: lei riesce a cavalcare questo cambiamento e a impossessarsene: la commedia delle apparenze aveva provato a strapparle la femminilità, ma è una donna e resta una donna.
Ci sono state delle difficoltà nell'interpretazione delle sequenze o nella caratterizzazione dei vostri personaggi? Valeria Solarino: Il personaggio di Angela mi ha affascinato fin da quando ho letto il libro, poi seguendo il soggetto e le varie fasi della sceneggiatura me ne sono innamorata. È un progetto quello di Viola di mare che ritengo molto importante anche se non credo che i film abbiano mai cambiato il mondo, ma questo racconta una storia universale e quindi molto attuale che farà stare meglio le persone. Ho scelto Angela perché ho sentito da principio la sincerità della pellicola. Devo ammettere che ero un po' spaventata dal siciliano perché è una lingua che non mi appartiene essendo cresciuta a Torino. Mi preoccupava l'idea iniziale della trasformazione, ma quando ho capito che non si trattava di un semplice taglio di capelli o d'indossare i pantaloni, mi sono solo affidata alla regista. Isabella Ragonese: È stato tutto molto naturale! La scena in cui Angela e Sara fanno l'amore è stata girata in presenza di un cast tutto femminile e ne sentivo la solidarietà. Siccome questo è un film molto onesto, la difficoltà maggiore è stata nell'omissione di certi virtuosismi che ho evitato con un'inibizione nel dire cose passionali. Oggi è difficile dichiararsi, ma poi c'è un aspetto importante, evidenziato da questo film: i sospiri e gli abbracci.
Giselda Volodi: La parte più difficile per me è stata quella della passività. La madre non reagisce e c'è tutta una contrazione nella sua figura e nel suo comportamento. Lei è frustrata continuamente e agisce in pochi momenti, quelli in cui è stato per me più facile recitare.
Come avete lavorato alla colonna sonora, così dissonante rispetto all'ambientazione e alla drammaticità della vicenda? Donatella Maiorca: Sono molto felice del risultato perché credo davvero che la colonna sonora di Gianna Nannini dia un'accelerazione al film, in quanto un film così attuale aveva bisogno di uscire da certi schemi un po' classici.
Gianna Nannini: Volevo uscire dal luogo comune per cui s'indirizza la musica verso una connotazione più etnica. Anche se io amo molto i linguaggi musicali tradizionali, fatte oggi di rock - e il rock fa parte del mio bagaglio culturale - è venuto fuori qualcosa di molto originale. Sono stata nelle location e sono stata influenzata dalle onde sonore create dalla sabbie bianche siciliane, delle quali mi sono innamorata. Era importante l'appartenenza sonora al luogo.
Signora Cucinotta può parlarci del rapporto tra questo film e la recente situazione tanto mediatizzata sulle difficoltà degli omosessuali nella società italiana? Maria Grazia Cucinotta: Credo che certe problematiche politiche debbano essere trattate dai politici. Viola di mare è una storia d'amore, è un progetto sincero perché l'amore è un sentimento sincero e non possiamo concentrarci sulla sessualità. Ogni film poi dovrebbe essere usato come uno specchio per confrontarsi, porsi delle domande e darsi delle risposte.