Arriva al cinema dopo vent'anni, ...E fuori nevica! Arriva quando gli storici protagonisti della pièce teatrale originaria, Vincenzo Salemme, Carlo Buccirosso, Nando Paone e Maurizio Casagrande, hanno preso ormai da anni strade separate; ma senza che il pubblico che ha seguito il quartetto nella seconda metà degli anni '90, in questa e in altre produzioni, abbia ancora dimenticato le loro gesta. Il film diretto da Salemme è una riproposizione fedele (con qualche inserto adeguato ai tempi) della commedia che tanto successo ebbe nel 1995, fino al punto di essere proposta in televisione nella prima edizione di Palcoscenico, programma Rai creato da Arnaldo Bagnasco.
Ora, gli interpreti dei tre fratelli Righi (rispettivamente spiantato musicista da crociera, ex agente di cambio disoccupato, e divertente folle con la mania dei purè di patate, alle prese con la necessità di convivere per volontà della defunta madre) insieme all'avvocato di fiducia Maurizio Casagrande, hanno presentato in conferenza stampa il loro film; occasione per una singolare quanto divertita "rimpatriata". Con loro, l'attrice Margareth Madè, interprete della bella vicina dei tre fratelli, non vedente dotata di forte ironia.
La commedia, sul palcoscenico e sul grande schermo
"Ci pensavo da un po', a questo film, e volevo davvero farlo", ha esordito Salemme. "Non era facile mettere insieme tutto il cast, ma tutti eravamo molto affezionati allo spettacolo originale. L'abbiamo fatto con grande amore, e soprattutto ci siamo divertiti molto. La decisione di farlo è arrivata a giugno dell'anno scorso, anche se ci stavo pensando già da marzo. Rispetto alla storia originale, c'è stata l'aggiunta di un personaggio femminile, una sorta di sottostoria d'amore che serviva a rallegrare la vicenda; inoltre, il fatto che fino alla fine il protagonista non si accorga che lei è non vedente serve a sottolineare la sua enorme superficialità. Ci parla varie volte, ma non si accorge che la ragazza non lo vede, ma lo ascolta soltanto. Ho modificato il finale aggiungendo un lieto fine, è vero: l'ho fatto perché l'effetto di un finale come quello originale sarebbe stato diverso al cinema, rispetto al teatro. A teatro, alla fine, si chiude il sipario e gli attori ringraziano; al cinema questo non si può fare. Credo che il teatro regga meglio un finale drammatico, mentre al cinema una commedia va chiusa con il lieto fine." Qualcuno gli chiede come ha lavorato sulla trasposizione dello stesso testo tra i due diversi medium. "Ci sono riuscito grazie agli attori", risponde Salemme. "Questo è un film di attori, il ritmo lo danno loro e le loro relazioni: io mi sono limitato a riprenderli. Inoltre, noi quattro siamo cresciuti insieme: il teatro è anche amicizia. Qualcuno mi ha detto che ho rallentato i lavori sul set perché spesso mi veniva da ridere: è vero! Di loro, dopo tanti anni, ci sono ancora cose che mi fanno ridere da pazzi. Fatico a resistere!" "E' vero", conferma Margareth Madè. "Anch'io mi sono divertita e ho riso tanto: loro quattro, insieme, sono una vera potenza, una potenza che appartiene al nostro cinema".
Personaggi "familiari"
Viene sottolineato che una commedia come questa ha varie sfaccettature, affrontando anche il tema dei rapporti familiari. "Si parla di disagi, e tutti i personaggi qui presenti li hanno", dice Nando Paone. "Paradossalmente, quello meno disagiato è proprio Cico: lui ha una tara congenita, mentre per gli altri la fonte del disagio è la vita. Questo incontro di diversi disagi è una delle caratteristiche del film." "Il mio, di personaggio, è disagiato perché ama una donna un po' particolare", scherza Buccirosso. "Meno male che la mia fidanzata non si vede, visto che, facendo la prostituta, la sua storia non è molto carina. Poi c'è il personaggio della futura suocera, che invece si vede in foto, ed è quello che è. Ma devo dire che, se ci fosse un sequel, la lascerei vivere." "La promessa sposa di Carlo non ho voluto farla vedere", ha aggiunto Salemme, "perché preferivo che lo spettatore lavorasse con l'immaginazione". Viene poi sottolineata la presenza di Giorgio Panariello, emblema di toscanità, nell'insolito ruolo del rozzo creditore romano del protagonista. "Il personaggio qui si vede, mentre a teatro la sua presenza si limitava a una serie di telefonate", spiega il regista. "Volevo fosse romano per allargare un po' la geografia del film, farla uscire dal contesto napoletano. Mi piaceva, però, che non fosse un romano vero, ma una maschera, per evitare che la scelta risultasse offensiva. Non volevo dare troppo realismo." Tocca poi a Nando Paone raccontare il suo rapporto col personaggio, il "picchiatello" Cico. "Dietro un ruolo c'è sempre un testo e un regista", dichiara il comico partenopeo, "quindi il merito principale è di Vincenzo che l'ha scritto, e mi ha fatto capire come voleva fosse interpretato: non volevamo essere in alcun modo offensivi verso quella che adesso si chiama 'diversa abilità'. Lui mi ha saputo indicare i punti giusti e gli equilibri. L'attore è quello che ci mette la faccia: per lo spettatore medio, la riuscita o meno di un film o di uno spettacolo dipende dagli attori. Ma dietro a questi c'è altro. Marcello Mastroianni diceva che 'l'attore ha bisogno di appoggi'. Ecco, se non ci sono appoggi nella regia o nel testo, non si va da nessuna parte."
Un nuovo inizio?
Una domanda, scontata, riguarda la possibilità che, dopo questo film, i quattro attori possano riunirsi anche a teatro. "E' un po' complicato", risponde cauto Salemme, "bisognerebbe pensare a qualche evento teatrale, una cosa non continuativa. Difficile pensare a una tournè, visto che ormai ognuno di noi ha una sua compagnia e i suoi impegni. Invece l'evento è più facile, vedo possibile una specie di 'il meglio di', un insieme di quattro commedie in cui siamo presenti tutti." "Oppure, potremmo metter su una commedia con Vincenzo regista, magari a maggio-giugno, con una durata iniziale di due mesi, partendo da Napoli", suggerisce Buccirosso, quasi in un'improvvisata riunione creativa. L'ultima domanda è incentrata sulle nuove tecnologie, e in particolare sul richiamo del fenomeno-Youtube sull'universo giovanile. I quattro lavoreranno con qualcuna delle "nuove star" del web? "Su Youtube si trovano cose interessanti", risponde Salemme. "Io ho già lavorato con Angelo Pintus, e poi c'è un ragazzo, Andrea Di Maria, che fa cose molto belle. Li seguo con interesse." Più "tradizionalista", invece, il punto di vista di Nando Paone. "Secondo me, semmai, il compito della mia generazione è quello di portare ancora i giovani al cinema e a teatro", dichiara, "piuttosto che farli restare incollati davanti al computer." Più articolata, ma ugualmente critica, l'opinione di Maurizio Casagrande: "Il punto negativo di Youtube è il pochissimo tempo che si ha per dire qualcosa: i ragazzi, infatti, restano a guardare un video in media per 15-20 secondi. Se si arriva a 30, è già tantissimo. Quando usi questo mezzo, devi dire qualcosa in tempi talmente rapidi, che tante volte è meglio non dire niente."