Quando il nome di un personaggio entra nell'uso quotidiano, il film che gli fa da palcoscenico è andato oltre il concetto di cult: ha saputo stabilire un contatto diretto con il pubblico. Er Pomata, Mandrake, Manzotin, interpretati da Enrico Montesano, Gigi Proietti ed Ennio Antonelli, protagonisti di Febbre da Cavallo sono entrati nella leggenda, almeno a Roma.
Uscito nel 1976, Febbre da cavallo ha compiuto 44 anni e non smette di essere amato: lo dimostra il grande affetto riservato a Enrico Vanzina ed Enrico Montesano dagli spettatori arrivati al Cinevillage Talenti, arena estiva della Capitale che sta riproponendo diversi classici e successi più recenti.
Diretto da Steno, padre di Enrico Vanzina, per lo sceneggiatore e regista è stata una pellicola fondamentale: una delle sue primissime opere da sceneggiatore (aveva appena concluso Oh, Serafina! di Alberto Lattuada), come ci ha detto proprio al Cinevillage Arena Talenti è l'opera con cui ha capito di poter lavorare nel cinema: "Ero un grande appassionato di corse di cavalli. Allora, quando ha deciso di fare questo film, papà mi ha chiesto di dargli una mano. Alla fine lo abbiamo riscritto insieme: dopo mi ha detto che da grande avrei potuto fare questo mestiere. È stato un film molto importante per me. Abbiamo fatto anche un seguito, la Mandrakata, e avremmo dovuto fare anche il terzo, con Montesano protagonista. Poi non se n'è fatto più niente. Questo film è nel mio cuore perché mi ricorda molto mio padre".
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Enrico Montesano è il protagonista insieme a Gigi Proietti: interpretano rispettivamente er Pomata e Mandrake. L'ippodromo di Tor di Valle è il loro habitat naturale. A 44 anni di distanza l'attore è ancora commosso dall'affetto del pubblico: "È un film molto amato e molto divertente: è un grande onore per un attore aver partecipato a un film che, grazie al pubblico, è diventato sempreverde. Sono passati più di quarant'anni! A parte i geni del cinema, come Chaplin, che hanno fatto film che rimangono nella storia, per noi aver partecipato a un film che, grazie al riconoscimento del pubblico, rimane nella storia è una bella soddisfazione. Non ce lo saremmo mai aspettati quando l'abbiamo fatto, ma ci siamo divertiti molto a realizzarlo. È un miracolo, come i film di Totò: che ancora si vedono, anche dai più giovani".
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La mancata realizzazione di Il ritorno del Pomata è ancora un tasto dolente, a cui Montesano vorrebbe rimediare: "Hanno fatto il sequel con Gigi Proietti e il mio invece non si è più fatto. Mi hanno fregato! Vorrei farlo anche adesso, quarant'anni dopo. Certo oggi molto è cambiato: le sale scommesse non ci sono più e probabilmente Manzotin oggi dovrebbe cambiare il suo negozio in un negozio vegetariano. Venderebbe zuppe di farro. Inoltre non si potrebbe dire a una donna, come facciamo nel film, che ha il fiato pesante, ci direbbero che facciamo body shaming. Però mi piacerebbe molto farlo".