Un gioco di sguardi, la necessità di controllare, il bisogno di ritrovare e ritrovarsi. Al centro, un altro bisogno, quello di affrontare le dinamiche di coppia, sedimentate sul fondo di una prospettiva mutata in base all'accettazione e alla resa emozionale. Seguendo le tracce di Sentimental di Cesc Gay, film spagnolo del 2020, che era già basato su uno spettacolo teatrale ideato dallo stesso Gay, torna ad indagare i tormenti amorosi in Vicini di Casa di Paolo Costella, commedia che mantiene una certa eleganza, di comune accordo con un'ottima scelta di casting. Il senso più ampio, che potrebbe citare Carnage di Polanski ma molto meno Perfetti Sconosciuti (al netto di alcuni riferimenti, se non altro perché Costella è stato sceneggiatore del film ormai cult insieme a Paolo Genovese), è quello relativo all'incomunicabilità e alla disconnessione, di contrasto con un mondo che persegue la perfezione.
Ma se il segreto è rompere gli schemi, il film di Costella - esperto dei canoni canonici della commedia - pur avendo uno script interessante e uno svolgimento che potrebbe rivolgersi ad un pubblico marcatamente ampio, si ferma alla traversa del remake all'italiana spalancando un'obbligata domanda: perché riproporre, pur con estro e occhio, sceneggiature spagnole, francesi, tedesche? Di per sé i remake si sono sempre fatti, ma adesso l'onda sembra alta e potrebbe sovrastare le idee originali (che ci sono) del nostro cinema. Anche perché, come vi raccontiamo nella nostra recensione di Vicini di Casa, abbiamo ottimi interpreti e ottime occhiate, capaci - appunto - di regalare dei buoni momenti e delle interessanti vibrazioni.
Una commedia afrodisiaca?
Spostandoci sulla trama, il click iniziale scatta quando Federica e Giulio (Vittoria Puccini e Claudio Bisio) arrivano inconsapevolmente alla loro resa dei conti. Sposati da anni e inseriti in un'assodata routine hanno visto spegnersi la loro routine. La resa dei conti arriverà a piombo nella loro bella casa, al centro di Roma. Qui, una digressione: l'appartamento è da sogno, ma enfatizza un retaggio che appare impossibile sradicare, ossia quello che le coppie delle commedie devono abitare in case che solo una piccola percentuale di persone può permettersi. Questo non aiuta nell'empatizzare con i personaggi, ma anzi aumenta una certa diffidenza un certo distacco. Al piano di sopra di questa fantastica casa, abitano dei nuovi inquilini, la coppia Laura e Salvatore (Valentina Lodovini e Vinicio Marchioni).
Lei appassionata di cucina etnica, lui pompiere. Secondo Federica ma soprattutto secondo Giulio, sono dei vicini un po' guardoni e rumorosi, in particolar modo di... notte. Ma le regole di buon vicinato, almeno all'apparenza, bisogna mantenerle: dunque Federica decide di inviarli ad un aperitivo che diventerà - come spesso accade - una cena, fatta di "vino e un po' di formaggio". Un format amicale assodato, e impacchettato da una certa apparenza circostanziale. Mentre Giulio non nasconde una certa reticenza nei confronti della scoppiettante coppia, Federica è molto più propensa. Battuta dopo battuta, la suddetta resa dei conti arriva quanto Laura e Salvatore decidono di scoprire le loro carte: si rivelano una coppia aperta, e vorrebbero ingaggiare anche i ben più timidi dirimpettai.
Il fattore remake
Se la location di Vicini di casa gioca un ruolo fondamentale, pur agganciandosi come detto ad una tradizione borghese onnipresente, è interessante l'uso che Paolo Costella fa della musica (dal jazz al country), per sottolineare gli umori delle coppie strapazzate da un confronto fatto di ammiccamenti, solleciti e verità tirare fuori come fossero un dessert. Un gioco supportato dal cast, a cominciare da Claudio Bisio, che offre una certa naturalezza - "Ah, quindi è una cena", esclama quando si stanno per sedere a tavola - e una certa leggerezza, benché sia quello più emotivamente incastrato dei quattro.
Il punto, però, è che le vibrazioni citate non hanno il tempo necessario per arrivare fino in fondo, e finiscono per infrangersi in un finale che potrebbe non appartenere al nostro linguaggio cinematografico - lasciando sospesa sia la tanto decantata irriverenza quanto l'atmosfera afrodisiaca che dovrebbe far da traino e da esplosivo verso quel controllo emozionale che fa da protagonista. Qui potremmo tornare al punto di partenza, e su quanto il fattore remake andrebbe assolutamente asciugato, o almeno rivalutato in funzione di un cinema che possa essere irriverente per davvero.
Conclusioni
Concludiamo la recensione di Vicini di Casa soffermandoci intanto sul cast, tutto in parte, e sulle scelte musicali opzionate dal regista. Scelte che danno un tono al film, dettando gli umori delle due coppie protagoniste. Interessante il tema della perdita del controllo, e dell'afrodisiaco come spunto narrativo nonché di vita. Pesa però il fatto che il film sia l'ennesimo remake, e che la spinta iniziale finisca per approdare in un finale decisamente stanco.
Perché ci piace
- Il cast.
- La musica.
- Lo script, che funziona fino ad un certo punto...
Cosa non va
- ... dato che il finale è decisamente scarico.
- Il fattore remake.
- La casa è bella. Ma ancora con questi borghesi?