Al netto di polemiche e perplessità, il fascino di un festival di cinema è di potersi immergere nella settima arte a 360 gradi, in tutte le sfumature. Quando si è a un evento come la Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, è naturale passare da Wolfs a Vermiglio, dallo spettacolo intrinseco al grande schermo all'intimità di una storia come quella di Maura Delpero, dalle luci delle grandi star a un'umanità indagata nella sua genuina purezza e sofferenza che arriverà nelle sale il prossimo 19 settembre. Quella della Delpero è una storia sentita e intima. Una storia che ci prende per mano e porta nel paese di Vermiglio, in Trentino, per mostrarci uno spaccato, un frammento della vita di una famiglia.
Guerra e pace
Vermiglio, come il luogo fisico in cui il racconto di muove, inquadrata in un momento storico preciso: l'ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale. Un anno, quattro stagioni, un lasso di tempo infinitesimale se rapportato alle dinamiche della natura, ma significativo se concentriamo lo sguardo su una famiglia, su degli individui che in un anno possono vivere esperienze forti, cambiare, mutare, morire. E rinascere. Il momento scelto è importante, perché è l'anno che scivola verso la fine del conflitto e la pace, ma è una condizione non vissuta allo stesso modo dalla famiglia protagonista, che a causa dell'arrivo di un soldato rifugiato e una situazione paradossale del destino si trova a perdere la propria tranquillità.
L'umanità di Vermiglio
Il tocco di Maura Delpero è prezioso, unico, intimo. La regista si sofferma sulla vita di una comunità e, in particolare, sulla famiglia protagonista. Segue le dinamiche del borgo rurale ai tempi della Guerra Mondiale, ci mostra la vita che si muove sottile, in punta di piedi rispetto alla ribalta del conflitto sempre presente ma distante, dei grandi centri abitati che si muovevano già su ritmi differenti. Ci mostra esistenze che si muovono indipendenti da quanto accade loro intorno, fino a quando qualcosa non arriva ad alterare gli equilibri. Maura Delpero ci accoglie nell'universo di Vermiglio: ci fa sentire a casa tra quelle montagne, in quei campi, assaporando e gustando un mondo così distante da quello che viviamo oggi, ma così umano, intimo e avvolgente. Che riusciamo a comprendere, a dispetto della distanza spaziale e temporale.
La vita, in quattro stagioni
Perché quello di Vermiglio è un racconto fatto di dettagli che sanno di vita e che ci permettono di entrare in sintonia con il ritmo compassato della comunità. Un racconto fatto di bambini così come di adulti, di suoni (e silenzi) e spazi, dell'autenticità e spontaneità del dialetto, della cruda realtà della montagna e del suo inarrivabile incanto, rubato alle splendide location della Val di Sole in Trentino, da Vermiglio stesso a Carciato, Chiesa di Comacine e Passo del Tonale. C'è vita in Vermiglio, nel paese così come nel film di Maura Delpero, ed è una ricchezza che non possiamo trascurare nel raccontarvi l'opera della regista, consapevoli che possa non essere un film per tutti i palati, ma incoraggiando a dare una possibilità a una storia così sentita e appassionata, che merita di essere guardata e vissuta. Perché parla di vita e solo questo può essere l'approccio corretto alla sua fruizione.
Conclusioni
Maura Delpero ci racconta quattro stagioni di una famiglia in quel di Vermiglio, tra piccoli dettagli e sofferenze, tra la bellezza e crudezza di una montagna che non perdona. Il suo è un film intimo e sentito che riesce ad accoglierci nella vita e le dinamiche di una comunità, mostrandocene, e facendoci comprendere, la sua peculiare umanità. Per ritmo e tono non sarà forse un film che può parlare a tutti, ma chi saprà entrarci in sintonia resterà colpito e coinvolto nella vita della comunità che lo accoglie.
Perché ci piace
- La capacità di raccontarci lo spaccato di vita di una famiglia e comunità.
- L’attenzione ai dettagli, ai suoi così come ai silenzi.
- L’atmosfera e la capacità di accoglierci in quel di Vermiglio.
Cosa non va
- Non è un film che potrà parlare a tutti, ma incoraggiamo a dare una possibilità all’intima umanità messa in scena da Maura Delpero.