Una bambina magica per un film magico. Vera De Verdad, diretto da Beniamino Catena e presentato Fuori Concorso al Torino Film Festival 2020 è un film che mette alla prova la razionalità esplorando quelle dimensioni astrali, quelle improvvise epifanie in cui il tempo altera il suo corso lineare suggerendoci che siamo tutti connessi in un unicum eterno e inspiegabile. Al centro della storia troviamo una bambina ligure, l'undicenne Vera Melis, che all'improvviso scompare durante una gita sulla scogliera mentre nello stesso istante all'altro capo del mondo, in Cile, il cuore di un uomo in arresto riprende a battere. Due anni dopo Vera ricompare nel giardino dei genitori, ma con l'aspetto di una giovane donna, mettendo a dura prova i genitori e l'amico di famiglia accusato della sua scomparsa.
"L'idea parte da una domanda che mi è sempre ronzata in testa: cos'è la morte? Cos'altro c'è dopo la vita?" spiega il regista Beniamino Catena. "Volevo indagare questo tema in modo non banale. Sono un'appassionato di fantascienza, genere in cui non sai mai se ciò che hai davanti è vero, e volevo trasferire questo elemento in un contesto più realistica. La storia di Vera inizia il 9/9/2019 perché il 9 settembre è il giorno in cui sono nato". Due sono le location che si alternano nel film, in una strana connessione magica, la Liguria dove vivono Vera e i suoi genitori, e il Cile: "Vivo in Liguria e il film l'ho girato praticamente a casa, Punta Crena è un luogo bellissimo" svela Catena. "Per quanto riguarda la scelta del Cile, il deserto di Atacama è il miglior luogo del pianeta per osservare le stelle infatti è pieno di osservatori astronomici".
Anita Caprioli e Marta Gastini, attrici speciali per un film speciale
Insieme al regista di Vera De Verdad, intervengono a Torino Marta Gastini, che interpreta Vera Melis nel momento del suo ritorno a casa mentre sua madre ha il volto di Anita Caprioli, una dottoressa pronta ad accettare l'incomprensibile, e Davide Iacopini è Claudio, il professore amico di famiglia che si vede sparire Vera da sotto gli occhi durante una gita. "Quando Beniamino mi ha raccontato questa storia ne sono rimasta molto colpita" ricorda Anita Caprioli. "Mi ha attratto questa riflessione sulla maternità istintiva e ancestrale. Anna sente che quella è sua figlia anche prima della prova del DNA, il suo istinto e il desiderio di compare il vuoto che prova la guidano. Accetta il rischio di una seconda perdita perché è spinta da una forza che va oltre il legame di sangue".
Duplice sfida per Marta Gastini, chiamata a interpretare una bambina nel corpo di una donna e a instaurare un legame filiale con la collega Anita: "Senza dubbio era complicato, la sfida per me era fare un viaggio emotivo in un tempo molto breve. Quando torna, Vera ha il corpo di una donna di trent'anni, ma lo spirito è sempre quello di una bambina. Ho dovuto trovare un equilibrio per rendere la cosa credibile mettendo in scena i diversi stati di coscienza. Anita la conoscevo da precedenti progetti. Non c'è stato bisogno di usare molte parole per creare un legame, è un'attrice accogliente e sensibile, ha reso tutto facile fin dal primo istante".
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Inseguendo le stelle, ma con un occhio al realismo
Beniamino Catena ha affidato a Davide Iacopini uno dei ruoli più interessanti di Vera De Verdad, quello di Claudio, colui che sarà in grado di vedere oltre le apparenze ricostruendo la storia di Vera e della sua "anima affine cilena", Elias (Marcelo Alonso). L'attore ligure spiega: "Claudio non fa parte della famiglia, ma è amico da sempre. Accompagna Vera a spargere le ceneri del cane che lui le aveva regalato e quando la bambina scompare gli crolla il mondo addosso. Per ricostruire i fatti, Claudio prova a mettere in azione la sua mente scientifica, ma alla fine decide di affidarsi alla dimensione spirituale. Arriverà dall'altra parte del mondo per trovare una risposta, forse non è quella che cercava all'inizio, ma lo aiuterà ad accettare l'accaduto".
Per aiutare lo spettatore ad accettare questa commistione tra reale e soprannaturale, Beniamino Catena ha girato Vera De Verdad usando uno stile documentaristico, soprattutto per quanto riguarda la parte ambientata in Cile: "Volevamo affrontare una storia così fantastica e impossibile con stile il più realistico possibile per creare un contrappunto. Così abbiamo provato a girare senza orpelli, come se fosse un documentario. Più era forte la dimensione fantastica più era importante girare in modo semplice". Il regista non manca, inoltre, di citare il contributo fondamentale dei Marlene Kuntz, che hanno curato le musiche del film: "Li ho pensati subito perché li conosco da vent'anni. Amo le loro sonorità e credo che questa storia fosse congeniale alla loro musica. E poi avevamo già lavorato in passato nel deserto, visto che il video di A fior di pelle è ambientato nel deserto del Sinai".