23 maggio 1991. Non è una data che dirà molto ai nostri lettori, ed è così per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale; a maggior ragione in italia, dove la storica sitcom Seinfeld, nonostante la sua popolarità in patria, è una serie poco trasmessa e poco nota.
Quel giorno di vent'anni fa fu trasmesso per la prima volta da NBC The Chinese Restaurant, undicesimo episodio della seconda stagione di Seinfeld. Fino a quel momento, lo show creato da Jerry Seinfeld e Larry David aveva vivacchiato, facendo registrare ascolti non certo memorabili. Dopo quella data, tutto cambiò. Per arrivare a quella trasmissione, i due showrunner avevano fatto un vero e proprio braccio di ferro con il network, che non voleva nemmeno produrre questo particolare episodio di una sitcom in cui non tutti credevano (e lo fece solo quando David minacciò di licenziarsi), perché in The Chinese Restaurant "non succede nulla".
Non che i quindici episodi dello show che l'avevano preceduto fossero esempi di ricchezza narrativa: in essi un uomo decideva di cambiare casa dopo aver subito un furto, oppure aspettava una donna fuori dall'ufficio per chiederle il numero, o ancora faceva una tremenda gaffe riguardante un pony a una cena familiare. Ma in questo episodio non c'è nemmeno un'esile parvenza di trama: lo stesso uomo, Jerry, aspetta con impazienza di cenare al ristorante cinese, in compagnia della sua amica ed ex amante Elaine e del suo sodale George, prima di andare a vedere il peggior classico del cinema americano, Plan 9 From Outer Space. Ma non vediamo il cinema, non vediamo la cena, non vediamo nemmeno il tavolo. Quello che vediamo sono venti minuti di inezie, di chiacchiere, di "nulla".
In The Chinese Restaurant, rimasto uno dei classici della serie nonostante non vi compaia uno dei personaggi più popolari, Cosmo Kramer, rivelò l'autentico spirito di Seinfeld, e rappresentò la chiave di volta di una parabola impareggiabile: gli stessi Seinfeld e David vollero ironizzare - ma anche celebrare - su questa controversia inserendo, più avanti nella serie, uno "show within the show". Quando Jerry e George (alter ego di Larry David) s'improvvisano autori televisivi e presentano un'idea per uno "show about nothing", il network inizialmente titubante, anche se affascinato da questa insolita tagline, che finisce per produrre il loro pilot è proprio la stessa NBC.
NBC che, da quel momento e in parte indubbiamente grazie a quella scommessa (quella vera, non quella fittizia), è stata indiscussa regina delle sitcom, tutte in qualche misura debitrici di un'idea potenzialmente destabilizzante, basate sul tempo libero, la banale quotidianità e gli specifici "nulla" di protagonisti che potevano essere giovani e belli come in Friends, o anche maturi e saggi come in Frasier, ma mai più "cattivi" come in Seinfeld, che vanta quattro eroi frivoli, meschini, bugiardi, isolati dal resto nel mondo e assorbiti da minuzie e deprecabili nevrosi.
Perché Seinfeld è andato oltre. A partire da quel 23 maggio 1991, non solo gli ascolti della serie sono cresciuti costantemente sino alla chiusura della stagione finale - l'ultimo doppio episodio The Finale fu visto da oltre 76 milioni di americani - ma lo show e i suoi protagonisti hanno permeato la cultura pop, creando celebri modi di dire e inconfondibili catchphrases, e finendo per godere di una popolarità imperitura che ne fa un caso più unico che raro in una società che consuma, distrugge e dimentica.
Sono passati già vent'anni dalla "prima volta" di The Chinese Restaurant, ma sono stati vent'anni in cui l'originalità e lo spirito eversivo del tandem Seinfeld/David hanno cambiato la storia della televisione. Grazie, Seinfeld, senza questi vent'anni di "nulla" le nostre vite sarebbero certamente più vuote.