L'esordio alla regia di Michele Alhaique desta attenzione per la durezza del tema trattato e per la precisa idea cinematografica alla base dell'opera. L'attore italiano fa il salto di qualità passando dal corto al lungometraggio e la presenza nel cast di interpreti noti a livello internazionale come Pierfrancesco Favino e Adriano Giannini ha attirato l'attenzione dei selezionatori della mostra veneziana, ma anche del Toronto Film Festival, prossima tappa di Senza nessuna pietà.
La pellicola si svolge nell'arco di un paio di giorni in una Roma criminale, tra famiglie dedite allo spaccio e allo strozzinaggio e regolamenti di conti. Questo contesto violento, cupo e machista viene sconvolto dall'arrivo di una donna (Greta Scarano), una giovane escort che perturberà i delicati equilibri all'interno della famiglia dando vita a un cruento regolamento di conti.
Parlando del tema trattato, il mondo della criminalità, Michele Alhaique spiega: "Molti attori, quando scelgono di passare alla regia, scelgono la strada della commedia. Per me Senza nessuna pietà è stato un percorso abbastanza naturale. Io ho sempre vissuto il cinema da un doppio punto di vista, lavorando come attore e raccontando storie. Giro corti fin dall'epoca del Centro Sperimentale. I temi del mio ultimo corto erano molto vicini a questo film, a un certo punto ho sentito il bisogno di apprfondire, di proseguire nel racconto. Ho deciso di raccontare Roma come una grande metropoli internazionale e ciò che mi ha attratto del soggetto di Andrea Garello era la capacità di raccontare storie di personaggi che provano sentimenti potenti e universali".
Italiano da esportazione
Protagonista della pellicola è Mimmo, gigante buono invischiato in un mondo in cui non si sente a suo agio e da cui prova a sottrarsi senza riuscirvi. La svolta arriva proprio nel momento in cui a Mimmo viene affidato il trasporto della escort che causerà un profondo cambiamento in quest'uomo taciturno ai limiti dell'autismo. A interpretare Mimmo è Pierfrancesco Favino, protagonista di una perfomance mimetica alla Robert De Niro che lo vede molto ingrassato. Interprellato sulla trasformazione, Favino scherza: "In realtà ho perso 20 kg per partecipare a questa conferenza stampa. La fisicità di Mimmo non poteva essere diversa, il personaggio era scritto così, doveva essere un uomo grosso che incute timore. Arrivare a 100 kg nella vita vuol dire essere circondato da persone che ti guardano in modo diverso, dalle figlie che ti prendono in giro chiamandoti ciccio e dalla moglie che si lamenta perché russi. Non avrei potuto riprodurre queste sensazioni solo dal punto di vista intellettuale. Volevo capire cosa prova Mimmo, quale è il peso reale e metaforico di questa sua corazza che gli permette di avere un ruolo all'interno di quella realtà".
Michele Alhaique spiega di aver scelto proprio Favino "perché era l'unico in grado di abbandonarsi nello spirito e nel corpo al personaggio. In realtà ho cercato di far lavorare tutti gli attori in modo diverso dal solito facendoli uscire dalla loro zona di sicurezza. Tutti hanno plasmato il loro aspetto per il film, Greta Scarano è diventata bionda, Claudio Gioè è dimagrito e si è rasato a zero e anche Adriano Giannini si è trasformato".
Plasmare il proprio corpo per entrare all'inferno
L'approdo a Toronto è un trampolino di lancio notevole per un'opera prima italiana che, visitando il genere, utilizza un linguaggio universale. La speranza è quella di vedere il film circolare il più possibile e la presenza di una star come Favino sicuramente è un aiuto in questo senso. "Quello che rende una storia internazionale non è la lingua, ma la riconoscibilità delle vicende dell'uomo. Il fatto che io sia conosciuto all'estero e abbia lavorato in produzioni internazionali è dovuto al fatto che io porto i segni della mia italianità. Spero che il film sia apprezzato dalla maggior numero possibile di spettatori perché è un film fatto con la massima cura. Le persone che ci hanno lavorato sono quelle che vorrebbero vedere questo cinema da spettatore".
A raccontare la sua esperienza sul set è poi Greta Scarano, musa del regista che, come Favino, ha avuto "l'enorme privilegio di lavorare sul personaggio partendo dal corpo. Mi sono schiarita per il film, ho perso qualche chilo perché il costumista mi ha consigliato di dimagrire. Era necessario perché il corpo di Tania è il suo principale investimento e anche io dovevo essere disposta a mettermi a nudo nel senso letterale del termine, per provare cosa significa mettere il proprio corpo a nudo per guadagnare soldi. Dovevo essere sicura della mia fisicità e prima del film non lo ero affatto, nella vita sono abbastanza pudica. Ho dovuto imparare a sentirmi a mio agio nei panni striminziti di Tania".
A interpretare lo zio di Mimmo, e capofamiglia del clan, è Ninetto Davoli che afferma di essersi trovato bene con Alhaique perché "non mi ha chiesto di costruire un personaggio, ma mi ha dato libertà, come Pasolini. Non mi sono mai legato a un personaggio cambiando i modi. Quando mi viene detto cosa fare io lo fatto in modo istintivo. Ho parlato a lungo con Michele del mio ruolo e sul set mi sono divertito a fare una cosa diversa dal solito". Gli fa eco Adriano Giannini aggiungendo: "Anche io mi sono molto divertito a fare questo personaggio. La descrizione era semplice, chiara, dettagliata e libera nello scambio tra attore e regista. Nello scambio tra regista e attore non ci sono stati egoismi e narcisismi, ma un libero confronto creativo".