Si è svolta stamattina, presso l'hotel romano The Westin Excelsior di Via Veneto, la presentazione del programma della 72° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, come di consueto alla presenza del Direttore Alberto Barbera e del Presidente della Biennale Paolo Baratta.
La selezione è stata definita dallo stesso Barbera "spiazzante", in quanto ricca di titoli poco attesi alla vigilia. A differenza delle ultime edizioni, in cui spesso era possibile identificare un tema forte che accomunava molti dei film in programma, quest'anno per il direttore artistico della Mostra, "pur essendo presenti diverse pellicole che prendono spunto da fatti reali, storici o di cronaca", a racchiudere il senso della selezione è una parola: varietà. "Se c'è una cosa che caratterizza il programma è la sua estrema varietà, ci sono autori di fama internazionale, debuttanti e registi sconosciuti ai più, così come piccoli film, documentari, film d'autore e grandi film hollywoodiani che continuano quella tradizione di spettacolo che tutti noi amiamo e che il pubblico in qualche modo privilegia". "L'obiettivo del nostro lavoro", ha sottolineato ancora Barbera, "è stato quello di fissare un fotogramma che corrisponda, per quanto possibile, al panorama del cinema contemporaneo internazionale".
Gli italiani e il Concorso
I film in concorso che si contenderanno il Leone d'Oro dal 2 al 12 settembre sono ventuno, ai quali entro la prossima settimana se ne potrebbero aggiungere un paio. Barbera infatti, per quanto non abbia specificato se verranno inseriti nel Concorso o in Orizzonti, ha affermato che uno o due nuovi titoli dovrebbero essere annunciati entro la prossima settimana (ci sono forse ancora delle speranze per vedere al Lido l'attesissimo Steve Jobs di Danny Boyle?). Gli italiani in gara nella sezione principale sono ben quattro: Sangue del mio sangue di Marco Bellocchio, con protagonisti Roberto Herlitzka, Pier Giorgio Bellocchio, Alba Rohrwacher e Filippo Timi; A Bigger Splash di Luca Guadagnino, interpretato da Tilda Swinton, Ralph Fiennes e Dakota Johnson; e L'attesa dell'esordiente Piero Messina (ex assistente alla regia di Paolo Sorrentino) con Juliette Binoche erano da tempo dati come molto probabili. A sorprendere è però la presenza di Per amor vostro del poco conosciuto cineasta Giuseppe M. Gaudino (perlopiù documentarista), un dramma ambientato a Napoli con Valeria Golino nei panni della moglie di un camorrista e incentrato in parte, per quel poco che si sa, sul rapporto tra la protagonista e il figlio sordomuto.
La nutrita compagine statunitense
Cinque sono invece i titoli provenienti dagli Stati Uniti, che dunque insieme a quelli italiani, al netto delle coproduzioni, rappresentano quasi la metà di tutte le opere in concorso. L'opera più attesa è certamente il dramma in costume The Danish Girl di Tom Hooper, ambientato nella Copenaghen degli anni Venti e in cui il premio Oscar Eddie Redmayne interpreta l'artista Lili Elbe, la prima persona nota per essersi sottoposta a un intervento chirurgico al fine di cambiare sesso. Grande curiosità anche per Beasts of No Nation di Cary Fukunaga, regista di tutti gli otto episodi della prima stagione di True Detective, e per il film d'animazione in stop-motion Anomalisa, diretto a quattro mani dal talentuoso sceneggiatore Charlie Kaufman e da Duke Johnson. A chiudere la delegazione statunitense in lizza per il Leone d'Oro, due opere la cui presenza a Venezia non era stata anticipata da nessuno: Equals di Drake Doremus, una storia d'amore fantascientifica con Kristen Stewart, Guy Pearce e Jacki Weaver e Heart Of a Dog della musicista e performance artist Laurie Anderson, definito da Barbera come "un piccolo saggio di film-poesia".
Le altre opere in concorso
Oltre agli italiani e ai nordamericani, tra i restanti undici film in concorso troviamo diversi cineasti già presenti in passate edizioni della Mostra: il polacco Jerzy Skolimowski (Eleven Minutes), vincitore del Premio Speciale della Giuria nel 1985 con La nave faro e nel 2010 con Essential Killing; il russo Aleksandr Sokurov (Francofonia), Leone d'oro per Faust nel 2011; i francesi Christian Vincent (L'hermine) e Xavier Giannoli (Marguerite), l'israeliano Amos Gitai (Rabin, The Last Day) e l'argentino Pablo Trapero (El clan). Sbarcheranno per la prima volta al Lido, invece, il turco Emin Alper (Frenzy); l'australiana Sue Brooks (Looking For Grace), l'esperto regista egiziano di adozione canadese Atom Egoyan (Remember), più volte in concorso al Festival di Cannes, il sudafricano Oliver Hermanus (The Endless River), il venezuelano Lorenzo Vigas (Desde allà) e il documentarista cinese Zhao Liang (Behemoth).
Fuori Concorso, tra film di finzione e documentari
Numerosi sono i titoli interessanti fuori concorso. A parte il già annunciato thriller ad alta tensione Everest che aprirà la Mostra, vedremo altre quattro pellicole statunitensi che si segnalano in particolare per i cast pieni di star: Black Mass di Scott Cooper con protagonisti Johnny Depp, Joel Edgerton e Benedict Cumberbatch, Spotlight di Thomas McCarthy con Michael Keaton, Mark Ruffalo, Rachel McAdams e Stanley Tucci, Go with Me di Daniel Afredson con Anthony Hopkins, Julia Stiles e Ray Liotta e, a sorpresa, anche il cortometraggio promozionale di sedici minuti The Audition, diretto su commissione da Martin Scorsese per un enorme casinò resort delle Filippine e interpretato addirittura da Robert De Niro, Leonardo DiCaprio e Brad Pitt.
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Da sottolineare anche la presenza dell'atteso Non essere cattivo del compianto Claudio Caligari, il regista di Amore tossico scomparso lo scorso 26 maggio. Tra i documentari fuori concorso, ci sono invece il primo film non di finzione prodotto da Netflix (Winter on Fire di Evgeny Afineevsky, incentrato sull'attuale tragica situazione ucraina), due lungometraggi dedicati alle figure di Brian De Palma e Janis Joplin (rispettivamente De Palma di Noah Baumbach e Jake Paltrow, fratello di Gwyneth, e Janis di Amy Berg) e i nuovi lavori di Franco Maresco (Gli uomini di questa città io non li conosco), Gianfranco Pannone (L'esercito più piccolo del mondo) e Frederick Wiseman (In Jackson Heights).
Orizzonti e nuovi giovani talenti
Alberto Barbera ha tenuto a specificare come Orizzonti non vada affatto considerata una sezione di serie B o di seconda fascia, ma piuttosto come "un vero e proprio Concorso parallelo in cui viene proposto il meglio del cinema d'autore internazionale, senza nessun tipo di calcolo legato a rappresentazioni di aree geografiche o autori". Diverse sorprese - d'altronde, insieme a "disturbante" è stato proprio "sorprendente" l'aggettivo maggiormente utilizzato dallo stesso Barbera nel presentare i film selezionati in questa 72° edizione della Mostra - potrebbero dunque arrivare proprio da Orizzonti, la sezione forse più imprevedibile del Festival di Venezia, in cui ogni anno si ha la possibilità di scoprire nuovi giovani talenti.
Anche qui sarà presente il cinema italiano con due film, Pecore in erba di Alberto Caviglia, da tempo assistente alla regia di Ferzan Ozpetek, e Italian Gangster di Renato De Maria. Il nome più noto in programma è quello dello scrittore e regista statunitense Dito Montiel, che a nove anni dal convincente Guida per riconoscere i tuoi santi torna al Lido con Man Down, che vede protagonisti Shia LaBeouf, Kate Mara e Gary Oldman.