Una comitiva di amici spagnoli è entusiasta per il viaggio a Venezia, una vacanza che dovrebbe nelle intenzioni distoglierli dai loro problemi quotidiani: tra relazioni in crisi e matrimonio in arrivo, le preoccupazioni non sono poche. Al loro arrivo i ragazzi sbarcano in una città che non li accoglie in modo benevolo, per via di quel turismo di massa che sta mettendo a rischio la tranquillità della laguna. Sulla barca che li conduce all'hotel uno di loro perde il telefono in acqua e poco dopo gli si avvicina con fare minaccioso un altro passeggero, che indossa un costume da Rigoletto e ha un odore nauseabondo.
Come vi raccontiamo nella recensione di Veneciafrenia, la prima sera del soggiorno i protagonisti decidono di partecipare a una festa in costume, dove vengono abbordati da inquietanti personaggi che indossano maschere da chierico. E poco dopo, a zonzo per la suggestiva Venezia notturna, si intrufolano di nascosto a un party segreto organizzato nei sotterranei di un vecchio palazzo, dove si danno alla pazza gioia, tra balli scatenati e alcool a non finire, fino al mattino successivo. Al loro risveglio in albergo scoprono come qualcuno manchi all'appello e decidono di contattare la polizia, ignari di essersi cacciati in una situazione da incubo...
Le vie dell'orrore
La prima scena con il murales che mostra a caratteri cubitali la scritta "fuori grandi navi" è una dichiarazione di intenti di un film che dietro la sua sfacciata, prorompente, anima horror si tinge di note socio-politiche, riflettendo su un tema come quello del turismo di massa che a Venezia, ma non solo, rischia di compromettere l'integrità di luoghi storici in favore del profitto. E non è un caso che con il procedere del racconto le motivazioni dei villain, pur ovviamente espletate con metodi estremi e ben più che discutibili, si riconducano a un qualcosa di più profondo rispetto alla semplice sete di sangue di assassini psicopatici. Operazione intelligente Veneciafrenia, che mostra ancora una volta come il talento del regista spagnolo Álex de la Iglesia vada oltre le semplici dinamiche di genere, che pur caratterizzano questa vicenda dai caratteri torbidi, dall'animo slasher e dalle spiccate influenze che guardano al cinema di Dario Argento e alle produzioni italiane degli anni Settanta.
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Pronti a ballare
Il sottile gioco tra realtà e finzione, tra cinema e simulazione, è abilmente inserito in un contesto narrativo dove omicidi, anche crudeli, avvengono anche in pieno giorno, davanti a turisti festanti che fotografano il tutto con i loro telefonini, pensando che sia semplicemente una messa in scena ad hoc realizzata per il loro macabro ludibrio. E affascinanti sono i rimandi a quel contesto teatrale e operistico, con le maschere tipiche dell'iconico carnevale di Venezia che giocano un ruolo chiave nella stessa gestione ruolistica dei cattivi. La violenza non manca e le scene truculente hanno il loro ardire soprattutto nella mezzora finale, con i nodi che vengono infine al pettine nella loro malata esaltazione idealistica, con l'enigma che si dipana e i destini dei vari personaggi che vanno incontro al loro scritto epilogo, catapultati per un crudele scherzo del fato in qualcosa di più grande che era già in moto anche senza il loro, a conti fatti, malaugurato arrivo.
A Venezia...uno spagnolo rosso shocking
Tra riferimenti più o meno velati / voluti a grandi classici del cinema mystery e tensivo come il Frantic (1988) di Roman Polanski, la tensione e il senso di inquietudine si avviluppano progressivamente allo spettatore, che si trova incuriosito dalle svolte di una sceneggiatura che non crea ad ogni costo protagonisti perfetti, anzi spesso vittime dei propri sbagli e ingenuità che li mettono in grave pericolo. Veneciafrenia fa parte del progetto Fear Collection, sviluppato da Sony Pictures in collaborazione con Amazon Prime Video e con la casa di produzione dello stesso de la Iglesia, che quindi ha avuto carta libera nel dar sfogo a quel suo stile caratteristico, sospeso tra il grottesco e il brutale, sfruttando in quest'occasione un palcoscenico d'eccellenza per inscenare una nuova favola nera ricca di fascino, ironia e suadente ferocia, per un peculiare slasher d'autore, che sicuramente non deluderà gli appassionati. Come curiosità segnaliamo nel cast la presenza di alcuni volti conosciuti del nostro cinema come Caterina Murino, Cosimo Fusco ed Enrico Lo Verso, in ruoli più o meno predominanti ma a loro modo tutti chiave nell'evoluzione degli eventi.
Conclusioni
Un gruppetto di ragazzi spagnoli in vacanza a Venezia finisce per ritrovarsi suo malgrado coinvolto in una serie di rapimenti e delitti che sconvolgono la laguna, legati non soltanto alla mano di un folle assassino vestito da Rigoletto ma anche a un piano ben più orchestrato e sfumato, che intende mandare al mondo un messaggio ben preciso. Con Veneciafrenia il regista di culto spagnolo Álex de la Iglesia sfrutta l'affascinante contesto dato dall'ambientazione nostrana per imbastire un horror ironico e ferale, pieno di rimandi ad un immaginario passato - anche tricolore - e ricco di intuizioni nella gestione del pittoresco contesto in maschera, tra vicoli e canali nei quali il pericolo si può celare dietro ogni angolo.
Perché ci piace
- Álex de la Iglesia ha uno stile ormai consolidato e i suoi horror hanno sempre personalità da vendere.
- Violenza e atmosfera vanno di pari passo.
- Esteticamente affascinante, tra maschere e scorci della laguna.
- Dietro le dinamiche slasher, un messaggio non banale.
Cosa non va
- Alcune forzature nella gestione dei personaggi.