La filosofia, l'estetica e il cinema. Tre elementi differenti, tre aspetti di una sola mente, tre anime di un solo uomo. Park Chan-wook.
Lui lo sapeva, lo sapeva fin da quando aveva visto La donna che visse due volte di Hitchcock, che non si sarebbe mai perdonato di non riuscire a diventare regista cinematografico, e il suo percorso verso la Settima Arte è iniziato esattamente come quello dei maestri della nouvelle vague. Dalla critica cinematografica. Scrivere di cinema per poi decidere di prendere in mano la macchina da presa.
Le influenze degli studi filosofici (Park Chan-wook è laureato in filosofia), dell'amore per la letteratura classica e la fortissima propensione allo studio dell'immagine, gli hanno conferito un'impronta indelebile e pervasiva che è presente in tutta la sua poetica e, in qualche modo, lo mettono in parallelo con Kim Ki-duk, che della violenza poetica ne ha fatto un'ideologia.
La violenza, infatti, nel DNA della Corea per i contrasti tra nord e sud, per una cultura schietta, netta, a volte primordiale, è uno dei temi che Park Chan-wook analizza e sviluppa, curandone gli aspetti fisici e metafisici. La crudezza delle immagini è impalpabile poichè il sangue è visibile in parte, mai in modo estremo, lasciando spazio al particolare, che sia una parola o uno sguardo, un frammento dell'ambiente circostante o di un corpo, tessere di un domino che creano emozioni estreme. Di fatto i personaggi dei film di Park Chan-wook sono colpevoli, colpevoli per gli atti di una vita e che cercano una via di uscita dal dolore e dal dramma.
Nella trilogia della vendetta (Sympathy for Mr. Vengeance, Old Boy e Lady Vendetta) questa poetica è espressa nella sua totalità, attraverso il genere umano che vive i suoi drammi e li espia con una reazione contraria, sia donne che uomini, sia poveri che ricchi. Senza dichiararne la ragione e il torto.
Il tema della vendetta per il regista coreano è un tema fondamentale poichè riflette i problemi relazionali presenti nella società odierna. In ogni relazione c'è violenza, psicologica, fisica, morale, classista, ed è espressa attraverso i sentimenti umani. La tristezza, la sofferenza, la felicità.
In Mr. Vengeance, il dolore è lo stato delle cose, il dramma non è in divenire ma accade. Nulla può essere previsto, e il mondo interiore di Ryu, sordo dalla nascita, lo esclude dal prevedere ciò che succede all'esterno, e sentire la barriera tra il bene e il male e l'industriale Park, capo di Ryu, che ha perso idealmente la figlia cerca una via per desiderare vendetta. Il dolore è visibile sui visi dei personaggi nella sua essenza, non nella sostanza, e le emozioni trasferiscono allo spettatore quella che è l'immagine della morte quando è già avvenuta. Il dettaglio mostra più del suo intero, il significato delle parole è più forte delle frasi stesse. Fino al momento della vendetta, quando tuttto ciò che i deve mostrare viene mostrato.
Old Boy si lascia meno tirare dentro dalla forma e risulta più concreto e più ironico, per un approccio drammatico e allo stesso tempo connesso all'esistenza. Il peccato è passato, e ora c'è il presente. duro, scarno, privo di ogni emozione. Ogni atto è descritto, con stile, e la vendetta non è fredda e definitiva, e si divide fra identità, dolore e stile, come una persona che inevitabilmente si perde nei giorni che corrono tatuati sulla sua mano.
La conclusione della trilogia che chiude la filosofia della vendetta è Lady Vendetta, episodio ultimo ed espiazione drammatica di Park Chan-wook che si insinua nell'adolescenza per esprimersi nel presente. Anche qui la vendetta è violenta, ma sollevata dal terreno. Ci sono eccidi, animali uccisi, nevi inviolate, morti non espresse. E la vendetta, che non si può consumare fredda, è sospesa, affidata ad altri, perchè chi è coinvolto non può esimersi dal confrontarsi con la verità.
Park Chan-wook conduce la sua poetica partendo dal presupposto che ognuno deve vendicarsi di qualcosa, per arrivare al dunque, al fatto che la vendetta esiste sempre, in ogni situazione umana, e proprio perchè è viva, alcuni non la consumano, altri sì, pensando che una soluzione ultima si avvicini al bianco, al senza colore. Estrema conclusione e apertura verso la luce e la verità. Quella del grande cinema. Quella di Park Chan-wook.