Inizia come uno spaghetti western, tra note di tromba e scenari desertici, il film che vi raccontiamo nella recensione di Vasco - Live Roma Circo Massimo, dedicato ai concerti romani di Vasco Rossi di questa estate, diretto da Pepsy Romanoff, in uscita evento al cinema il 14, 15 e 16 novembre. E Vasco, il Komandante, con quel suo volto inconfondibile e quello sguardo tagliente, potrebbe davvero essere una figura da film western. Quelle immagini in bianco e nero escono dagli schermi dietro al palco: uno scenario suggestivo davanti al quale esibirsi.
Così come è altrettanto suggestivo il tramonto romano sotto il quale Vasco Rossi entra in scena. Chiodo rosso con le borchie, che fa immediatamente hard rock e anni Ottanta, il classico cappellino in testa, grintoso, giocoso, rilassato, Vasco Rossi è completamente a suo agio in quello che è il suo ambiente naturale: il palco. E stavolta si sente, in più, quella voglia di tornare a esibirsi, per se stesso ma anche per il pubblico, dopo essere stato fermo per tre anni a causa della pandemia. Ci farà riferimento spesso, durante il concerto. Vedere Vasco dal vivo è un vero evento: per chi non è potuto andarci, per chi vuole rivivere quelle emozioni, per chi si sta preparando ai concerti della prossima stagione (in cui Vasco tornerà a Roma), vedere il film di Pepsy Romanoff è un po' come essere lì, sotto il palco. Da non perdere: per fan e non solo.
Vasco fa parte di tutti noi
Perché diciamo fan e non solo? Abbiamo da tempo questa sensazione, e il film Vasco Live - Roma Circo Massimo ce lo ha confermato. Che siate fan o meno di Vasco, che lo seguiate ancora o lo abbiate seguito in passato, ci saranno sempre una, due, tre, venti canzoni (il numero sceglietelo voi) che in qualche modo saranno legate a qualche momento della vostra vita. La sua è stata una carriera lunga, e intensa: dalla fine degli anni Settanta a oggi, sono più di quarant'anni di carriera, tante generazioni raggiunte, tanti stili a suo modo toccati. Così vi capiterà, durante la visione del film, prima o poi, di ritrovarvi a cantare qualcuna delle sue canzoni, senza che lo abbiate scelto voi. È un riflesso condizionato, automatico, è il vostro corpo che lo fa. Vasco, in qualche modo, fa parte di tutti noi. Vedendo la sua esibizione al Circo Massimo è tutto molto chiaro. Ogni canzone è una storia, è un film. Un gran bel film, per dirla con il titolo di una sua canzone.
Vasco Rossi a Venezia: 'Canto solo quando sono ubriaco'
C'è chi dice no e Gli spari sopra sembrano acquisire un senso nuovo
Ogni concerto di Vasco è un evento. Ogni data è un sold out. E questo, indipendentemente dal fatto che sia uscito un disco nuovo (condizione di quasi tutti gli artisti per fare un tour, ma non per lui) o che ci sia da celebrare qualche anniversario. Figuriamoci se, come abbiamo scritto in apertura, tutto il mondo della musica viene da tre anni di pausa forzata, di incubi e paure. Se il famoso format di un suo concerto era stato "Rock sotto l'assedio", questo potrebbe essere chiamato "Rock dopo la pandemia". È anche per questo che il concerto di Vasco Rossi ci sembra, ancor più delle altre volte, catartico, salvifico, necessario. Canzoni come C'è chi dice no, introdotta da quel riff metal che, da qualche anno, l'ha resa ancora più potente e incisiva, e Gli spari sopra, due canzoni killer che arrivano in sequenza a metà dello show, sembrano acquisire un senso nuovo. È lo stesso Vasco a dire quanto siano attuali, a sottolineare, con il suo modo di pronunciare i versi, con le sue espressioni, i punti di forza di quei brani.
...muoviti! e Ti taglio la gola diventano funky
Ma se ogni concerto di Vasco Rossi è un evento, è anche perché il rocker di Zocca ha un repertorio talmente vasto da poter reinventare a ogni giro la scaletta, a tirare fuori dal cilindro nuove idee. Se negli anni scorsi aveva colpito con un suono molto duro, quasi heavy metal (che torna spesso anche durante questo concerto), la novità del live al Circo Massimo è una sezione di fiati che sposta a tratti la sua musica verso il funky e il blues dando nuovi colori e sfumature a canzoni note. È bellissimo risentire così le nuove versioni di ...muoviti!, la canzone del 1989 che apriva i concerti dei tour di Liberi liberi e Fronte del palco, che qui appare in versione quasi hard funk, e di Ti taglio la gola, canzone tratta da Cosa succede in città (1985), aperta da un riff che ricorda Henry Mancini. E che ha uno dei versi più belli di Vasco: "Prendimi l'anima ma ridammi la radio".
A Venezia 'Questa storia qua': Vasco Rossi a cuore aperto
Esplodono i fuochi d'artificio ma li avrete già dentro
Vasco Rossi sceglie orgogliosamente di non fare un concerto che sia un greatest hits, un Juke Box alla Rolling Stones (cosa che ha già fatto tempo fa per Vasco Modena Park - Il film), tanto che all'appello mancano parecchi classici. Preferisce far ascoltare qualcuna delle canzoni recenti, che non sfigurano affatto accanto al repertorio storico. In particolare, colpisce la potenza di Una canzone d'amore buttata via, che in scaletta arriva dopo Siamo soli, con cui sembra costituire un tutt'uno, in un genere, quello della power ballad, in cui Vasco è un maestro. La scaletta, orchestrata a dovere, è perfetta nell'offrire sequenze irresistibili, come questa, quella di C'è chi dice no/Gli spari sopra/Stupendo, e come quella da brividi che chiude il concerto: Toffee/Sally/Vita spericolata/Canzone/Albachiara. Mentre una band in stato di grazia fa sentire tutto il suo affiatamento, al Circo Massimo esplodono i fuochi d'artificio. Ma, a quel punto, li avrete già dentro.
Rewind, la piccola Woodstock di Vasco
E, a proposito di sequenze, ce n'è un'altra che colpisce e fa capire una delle chiavi del successo di Vasco: è quella che unisce Rewind e Delusa, due canzoni che sono, soprattutto la prima, capaci di parlare di sesso in modo libero, sfrenato, gioioso. Rewind è un manifesto alla sensualità e alla gioia di fare l'amore, e in scena di consuma quello che è un rito nel rito, con molte ragazze che si liberano dei vestiti e assistono al concerto in reggiseno o in topless. Una piccola Woodstock tutta personale. Sì, il mondo di Vasco è anche questo. Pepsy Romanoff dirige tutto con la perfetta regia da concerto rock (pur, va detto, senza aggiungere molto di suo al girato del concerto), enfatizzando non solo il grande showman in scena, e tutte le sue espressioni, ma anche la bravura della band, inquadrando i musicisti ogni volta che si distinguono in qualcosa: vale per gli assoli di Vince Pastano e Stef Burns alle chitarre, ma anche per la grinta con cui Beatrice Antolini si divide tra percussioni e cori. Vasco - Live Roma Circo Massimo è un ulteriore documento che ci fa capire come Vasco Rossi sia la più grande (o l'unica?) rockstar italiana. La via che, da anni, ha trovato tra un cantautorato fatto di slogan e parole immediate e un rock classico ma declinabile in molte vesti diverse ne fanno un caso unico nel panorama della nostra musica.
Conclusioni
Come vi abbiamo spiegato nella recensione di Vasco - Live Roma Circo Massimo, vedere Vasco dal vivo è un vero evento: per chi non è potuto andarci, per chi vuole rivivere quelle emozioni, per chi si sta preparando ai concerti della prossima stagione, vedere il film di Pepsy Romanoff è un po' come essere lì, sotto il palco. Da non perdere: per fan e non solo.
Perché ci piace
- La capacità di Vasco Rossi di essere The Greatest Showman che abbiamo in Italia.
- La voglia di rinnovare il suo suono con una sezione di fiati che lo spostano verso il funky.
- L'emotività che scaturisce dall'essere di nuovo sul palco dopo tre anni di stop.
- La regia di Pepsy Romanoff che enfatizza non solo Vasco ma il lavoro dei musicisti...
Cosa non va
- ...anche se non aggiunge niente di personale al concerto filmato. Ma Vasco non ha bisogno di effetti speciali.