Un paesino arroccato sulle rive di un lago, lungi dall'essere un luogo paradisiaco, e un uomo che vi ritorna, suo malgrado, dopo più di vent'anni di assenza: sono questi gli ingredienti base de I cerchi nell'acqua, in onda dal 14 dicembre su Canale 5. In quattro puntate, il protagonista Davide, un affermato fotoreporter dal passato burrascoso, dovrà affrontare tutto ciò che si era lasciato alle spalle scappando dal suo luogo natale: le meschine macchinazioni di provincia, i piccoli segreti sotto gli occhi di tutti, lo strapotere delle famiglie ricche, ancora in grado di fare il bello e il cattivo tempo, prima fra tutte quelle della sua ex, Ginevra, morta in circostanze misteriose poco dopo la sua partenza. Ma se il ricordo di Ginevra non ha mai abbandonato Davide né, tantomeno, la sorella minore Bianca, è la sua voce a tormentare le notti di Alice, una ragazzina in grado di captare gli avvertimenti che la ragazza vuole comunicarle dall'aldilà, nel tentativo di fare finalmente luce sulla propria morte e, soprattutto, per impedire ulteriori tragedie. Alessio Boni e Vanessa Incontrada sono i protagonisti di questa fiction dove il thriller incontra il poliziesco, senza lasciare in secondo piano l'elemento romantico: insieme a loro, e insieme al responsabile fiction Mediaset Giancarlo Scheri, al produttore Carlo Degli Esposti e al regista Umberto Marino, ci siamo addentrati nelle maglie di questo complicato intreccio, in cui davvero tanti sono gli elementi in gioco.
Giancarlo Scheri: Con questa fiction ci siamo riproposti di tornare alle storie piene di fascino della classica fiction all'italiana, come può essere ad esempio quella de Il segno del comando, e Carlo Degli Esposti ha seguito da subito questa mia idea, così come è stato per la sceneggiatura, scritta da Umberto Marino a cui poi è stata affidata anche la regia. Il cast, poi, è eccezionale: è raro vedere così tanti grandi interpreti riuniti insieme, ed è anche per questo che io ritengo si possa parlare di qualità cinematografica. Ormai tra cinema e televisione non c'è differenza: è diverso il mezzo, questo si, ma la qualità può essere comparabile, come in questo caso.
Carlo Degli Esposti: E' stato molto bello cimentarsi in un genere che normalmente non viene approcciato dalla televisione italiana, e credo che questo esperimento sia riuscito: abbiamo coniugato gli aspetti più importanti del racconto classico con la modernità. Come avete potuto vedere, la fiction è un crescendo di intrecci e di sviluppi, che abbiamo voluto comprimere in quattro puntate per mantenere più solida la tessitura della storia. Noi teniamo molto a questa opera e speriamo di avere un buon risultato di pubblico, anche perché quello che guida noi della Palomar è il tentativo di fare una fiction che "ci possiamo permettere", ovvero guardare anche al budget. In questo caso abbiamo girato in Lituania e devo dire che questo espatrio è stato in un certo senso a fin di bene: a lavori ultimati, il Presidente della Provincia di Trento mi ha chiamato per ammettere di aver sbagliato a non far girare lì la fiction, e anche per impegnarsi a trovare, per il futuro, degli strumenti che rendano più facile questo tipo di produzioni anche in Italia. Noi abbiamo messo una grande attenzione alla scenografia e in questo senso la Lituania ci è sembrata la scelta ideale, ma dico che è stata anche a fin di bene perché questa esperienza ha spinto e spingerà chi teneva poco in considerazione prodotti di questo tipo a farlo in futuro. Io, personalmente, tengo molto a mantenere in Italia la realizzazione del racconto televisivo, anche perché è un aspetto importante su cui costruire la nostra immagine. Sono molto soddisfatto del risultato e spero che la qualità di questo lavoro darà il via a nuovi progetti di successo, da condividere con soggetti più vicini a noi.Umberto Marino: Dopo questo eccesso di complimenti, posso solo ringraziare Mediaset e tutto il cast artistico e tecnico. E' grazie al loro valore che si è potuto ottenere questo risultato, e quindi sono molto grato a tutti per il lavoro e l'impegno profuso.
Carlo Degli Esposti: Voglio solo aggiungere che abbiamo aspettato molto per poter avere un cast di questo livello: abbiamo atteso la fine degli impegni di tutti e compresso la lavorazione in vista di altri lavori, ma ne è valsa la pena, perché un cast del genere si vede difficilmente.
Alessio Boni: Per me questa è stata un'esperienza un po' anomala, perché generalmente sono piuttosto diffidente nei confronti del genere mystery: spesso c'è troppa carne al fuoco, l'elemento paranormale viene esasperato. Qui invece c'è molto equilibrio, e soprattutto la storia mi ha preso fin da subito: la sceneggiatura mi è piaciuta, e poi devo ammettere che il paranormale mi intriga. Più che nel mio personaggio in sé, avevo interesse ad essere parte di questo puzzle, e ovviamente anche a lavorare con Vanessa. Ma in generale abbiamo formato un bel gruppo, con tutto il cast.Vanessa Incontrada: Sono molto contenta di aver fatto parte di questo progetto, anche perché sono già parte del gruppo Mediaset. Quando mi hanno chiesto se volessi partecipare alla fiction ho subito chiesto chi fosse il protagonista, e visto che sono una grande fan di Alessio non ho potuto che accettare. In questa storia ci sono degli elementi da thriller, ma c'è anche la passione, un discorso sulla famiglia, sui rapporti tra uomo e donna, e quindi tante cose relative anche alla vita di tutti i giorni. E in più c'è il delicato argomento del paranormale, che noi tutti abbiamo sempre approcciato con il massimo rispetto, perché dopo la morte nessuno sa cosa ci sia e non se ne può parlare con leggerezza. Finalmente ho potuto girare delle scene quasi horror, dopo che per tanto tempo mi ero chiesta cosa si provasse nel farlo, e in più girare in Lituania è stata un'altra avventura. Abbiamo molto da imparare dal popolo lituano: la loro apertura mentale, il loro bellissimo rapporto con la natura, e devo fare le mie congratulazioni anche ai colleghi attori, che sono bravissimi. Ma questo è anche merito della pazienza di Umberto, che dava veramente amore a chiunque.
Alessio Boni: Si, Umberto è stato veramente bravissimo nel creare un gruppo, cosa difficile soprattutto all'estero: ma sembrava davvero che lui fosse in grado di tirare fuori l'anima delle persone.
Paola Pitagora: Sottoscrivo tutto. Questo è il mio primo ruolo da cattiva, interpreto una donna che definire reazionaria è poco, e che arriva perfino a distruggere la vita di sua figlia. Tutto succede per colpa di questa donna, che però troverà alla fine la propria catarsi, e sono molto felice di aver potuto prendere parte a questo progetto.
Quali sono gli aspetti che più vi hanno attirato dei vostri personaggi? Alessio Boni: Davide è un fotoreporter, uno che ha girato il mondo e che, se non fosse per la morte del padre, non sarebbe mai ritornato nel suo paesino natale. E non vorrebbe nemmeno rimanerci, ma poi viene coinvolto in questa vicenda paranormale, ma soprattutto nella storia d'amore con Vanessa. Insieme al fratello ricostruisce un puzzle, attraverso il quale arriva a comprendere la verità sul proprio passato. Dalla lettura della sceneggiatura ho capito che gli occhi di Davide erano gli stessi dello spettatore: anche lui rimane spiazzato dal ritorno a casa, dall'incontro con quella che ricordava essere una bambina e che invece ora è una donna bellissima, e si lascia trascinare da un intrigo amoroso.Vanessa Incontrada: Bianca viene da una famiglia economicamente potente, e mi è piaciuta perché è una sorta di brutto anatroccolo in questo ambiente. Non perché sia brutta fisicamente, ma perché ha ancora dei valori, crede nell'amore, lavora umanamente, e quando si trova davanti quello che per lei era quasi un mito, il ragazzo della sua amata sorella, soffre per il paragone con lei. Non c'entra niente con la sua famiglia, ed è questo che mi ha colpito di lei.
Alessio Boni: La sua è una famiglia capace di sacrificare tutto per l'apparenza, per lavare i panni sporchi in casa, e lei ne soffre. In più ha questa spada di Damocle, il ricordo della sorella, ma saprà aprire il proprio mondo profondissimo.
Gli altri attori vogliono dirci qualcosa dei coprotagonisti?
Elena Russo: Io interpreto la mamma di Alice, questa bambina che ha delle visioni spaventose. Al suo posto io morirei di paura, e come Vanessa ho sentito molto l'esperienza di girare le scene più inquietanti: è stato come un passaggio tra il sogno e la realtà.
Sergio Albelli: Io sono il fratello più giovane di Alessio, ma che è anche invecchiato prima: incistito nella piccola realtà di provincia, ho anche un atteggiamento ambivalente, di affetto nei confronti di mio fratello, ma anche di rabbia per essere stato abbandonato. Sono anche colui che, a seguito della tragedia di cui è vittima, dà il via alla fase mystery del racconto.
Paolo Giommarelli: Io sono il marito di Bianca, e sono un tipico esempio dell'uomo di provincia.
Sandra Toffolatti: Io interpreto la migliore amica di Davide, una persona che sa ascoltare, che si intuisce abbia rinunciato a parti importanti di sé, prima fra tutte l'attrazione per Davide, che mette in secondo piano per salvaguardare l'amicizia.
Come mai avete scelto la Lituania come location? Carlo Degli Esposti: Per il paesaggio molto simile a quello che può essere quello del nord Italia, e per la presenza del lago. Il territorio lì ha una grande nobiltà e si tratta di un Paese dallo spessore culturale notevole. In più è stata anche una grande scoperta sotto l'aspetto della qualità di recitazione e, dal punto di vista tecnico, per la quantità di ore di luce disponibili, anche se in questo caso, dato che dovevamo girare molte scene in notturna, sono state più un problema che altro, ma non c'è dubbio che offrano ottime possibilità per lavorare. Purtroppo i laghi del nord Italia sono tra le location più care, non solo alla letteratura ma anche al portafogli, e non ce li potevamo permettere.
Ci sarà un seguito a queste prime quattro puntate? Giancarlo Scheri: Questa storia ha qui il suo inizio e la sua conclusione, ma senza dubbio cercheremo di riproporre lo stesso genere in altre future produzioni.
Vanessa, questa esperienza segna il tuo ritorno alla televisione. Continuerai con la carriera di attrice o preferisci condurre? Vanessa Incontrada: Dopo Zelig mi sono dedicata al mondo della musica, che è un mondo che conosco bene, e sono felice di averlo fatto. Per i buoni progetti occorre sempre aspettare, perché è necessario trovare cose studiate con attenzione. La conduzione non l'ho abbandonata, mi ci riavvicinerò non appena troverò un'idea che valga la pena. Ora sono più concentrata sulla recitazione, ma non progetto troppo a lungo termine: mi è piaciuto questo progetto e l'ho fatto. In generale, bisogna avere pazienza, non affrettare le cose, magari farsi anche desiderare un po'. E' vero che il pubblico non deve dimenticarsi di te, ma è giusto che abbia anche il tempo di avere voglia di rivederti.
Alessio, come scegli i tuoi copioni?
Alessio Boni: Istintivamente. Valuto se la sceneggiatura mi prende o no, come se facessi parte del pubblico. Poi la leggo e la rileggo, studio il personaggio, incontro la produzione e il regista. Ma si parte prima di tutto dalla storia, e con il regista si deve creare uno scambio intimo: non ho mai scelto un lavoro perché magari qualcuno me lo aveva consigliato per il bene della mia carriera.
Vanessa Incontrada: Anche perché, quando ami quello che devi fare, lo fai con tutto un altro approccio.