V Wars, la recensione: Ian Somerhalder torna nel mondo dei vampiri, ma la serie non "morde"

V Wars: La recensione della prima stagione della nuova serie Netflix con Ian Somerhalder e ambientata nel mondo dei vampiri.

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V Wars: una foto di Ian Somerhalder

Ian Somerhalder torna nel mondo dei vampiri, come spiegheremo nella nostra recensione di V Wars, ma la sua partecipazione alla nuova serie targata Netflix non è delle più fortunate a causa di una sceneggiatura a tratti al limite del surreale e di una qualità tecnica e artistica davvero mediocre.

Lo show basato sull'omonimo fumetto di Jonathan Maberry trasporta gli spettatori in un mondo alle prese con un virus in grado di trasformare gli esseri umani in vampiri, situazione che fa emergere tensioni sociali e politiche, elemento narrativo che avrebbe potuto offrire un approccio originale alle tematiche al centro della storia, ormai molto usate per i progetti destinati al piccolo e grande schermo.
I dieci episodi che compongono la prima stagione faticano invece a convincere gli spettatori, nonostante la breve durata delle puntate, offrendo poca azione, sorprese e un racconto fin troppo frammentato e senza spessore.

Un virus in grado di scatenare un conflitto

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V Wars: Adrian Holmes e Ian Somerhalder

Il Dottor Luther Swann (Ian Somerhalder) e il suo amico Michael Fayne (Adrian Holmes) vengono esposti a un virus che trasforma gli esseri umani e li spinge a nutrirsi di sangue umano. Il medico supera indenne il periodo di incubazione, a differenza del suo ex compagno di avventure che, inoltre, non riesce a gestire il suo nuovo istinto e compie dei brutali omicidi che seminano panico e terrore, mentre il contagio inizia a diventare una crisi nazionale.
Luther deve purtroppo fare i conti in prima persona con le conseguenze di quanto sta accadendo nel momento in cui deve uccidere la moglie, anche lei trasformatasi in vampiro, pur di salvare il figlio Desmond (Kyle Breitkopf). Il governo fatica a mantenere il controllo della situazione e chiede l'aiuto del Dottor Swann, mentre Kaylee (Jacky Lai), una giovane che ha assistito a uno degli attacchi di Michael, diffonde notizie e indaga su quanto sta accadendo tramite un podcast trasmesso in forma anonima. Luther cerca quindi di salvare il suo amico in ogni modo, ma la situazione li porta a diventare i "leader" di due gruppi in opposizione: da una parte gli esseri umani e dall'altra i "Blood", che rivendicano il loro diritto a sopravvivere. Nella storia spazio poi a due sorelle, Danika e Mila (Kimberly-Sue Murray e Laura Vandervoort), a uno scienziato dai progetti malvagi (Peter Outerbridge), all'ex moglie di Luther (Nikki Reed), e a una senatrice (Laura de Carteret) che si ritrova ad affrontare le conseguenze della diffusione del virus.

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Un adattamento insoddisfacente

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V Wars: Ian Somerhalder in una foto della serie

I dieci episodi che compongono la prima stagione di V Wars, che si conclude con un cliffhanger che potrebbe lasciare molto insoddisfatti gli spettatori in caso di mancato rinnovo, sono costruiti a livello narrativo in modo approssimativo proponendo problemi e drammi personali che vengono risolti in pochi minuti senza alcuna attenzione per lo sviluppo emotivo dei personaggi e senza dare spazio alla logica, messa in secondo piano in un intrecciarsi di cospirazioni, contrasti e tematiche quasi shakespeariane. Gli eventi sono accostati senza permettere una naturale evoluzione delle situazioni, rendendo così i personaggi poco credibili e in più punti quasi ridicoli nei loro comportamenti e nelle loro azioni.
Il protagonista, interpretato da Ian Somerhalder piuttosto statico nella sua interpretazione, pur essendo uno scienziato non sembra animato da una grande razionalità, non rendendosi quasi mai conto di quanto sta accadendo intorno a lui prima di dover gestire qualche tipo di emergenza, dal ritrovare il proprio figlio ad affrontare le conseguenze di un tentativo di spezzare una tregua duramente raggiunta. Luther Swann, seppur animato dalle buone intenzioni e dall'amore che prova nei confronti del figlio e del suo amico, appare delineato fin troppo in maniera ingenua e "pura di cuore" per sostenere la serie. V Wars non viene aiutata nemmeno dal modo in cui viene affrontata la parte della storia dedicata ai "vampiri": la formazione del gruppo guidato da Fayne avviene rapidamente, non si dà l'adeguato spazio alle motivazioni sociali e politiche che lo contraddistinguono e un passaggio importante come il tentativo di integrarsi viene sviluppato e archiviato in un tempo talmente breve che risulta quasi del tutto irrilevante.
I personaggi secondari, a loro volta, vengono penalizzati dalla fretta che contraddistingue l'intero progetto e dalle sorelle Dubov, nonostante le potenzialità del contrasto esistente tra le personalità di Danika e Mila, alla figura quasi incomprensibile di Rachel, l'ex moglie di Luther interpretata da Nikki Reed (la consorte di Somerhalder nella vita reale), fino ad arrivare alla "reporter" Kaylee, ogni pedina della partita a scacchi tra vampiri ed esseri umani appare semplicemente come un'occasione sprecata.

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L'incapacità di lasciare il segno

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V Wars: Adrian Holmes in versione vampiro

In V Wars tutto si ferma sulla superficie: l'amicizia tra Luther e Michael non viene mai realmente motivata, se non tramite brevi parti dei dialoghi e alcuni flashback, a essere impegnati nel tentativo di trovare una cura sembra essere un team composto da pochissimi individui e con risorse limitate, gli intrighi governativi emergono in modo discontinuo, il rapporto tra Swann e l'ex moglie non viene spiegato, la figura della vampira che caccia i membri della sua stessa specie è al limite del ridicolo, le relazioni sentimentali sono tratteggiate seguendo stereotipi, la presenza di chi cerca di informare i cittadini di quanto sta realmente accadendo sembra una brutta copia di X-Files... La lista potrebbe continuare davvero a lungo e dispiace scoprire che un materiale dal potenziale davvero interessante sia stato gestito così male dagli sceneggiatori Glenn Davis e William Laurin.
La graphic novel di Jonathan Maberry regalava l'opportunità di avvicinarsi alle storie di vampiri con un approccio nuovo al genere fin dall'idea iniziale che i cambiamenti climatici, causando lo scioglimento dei ghiacci, fossero la causa della diffusione del virus che risveglia negli uomini quella parte del DNA che li può rendere dei predatori letali. Se tra le pagine si dava spazio alle diverse prospettive e ai racconti di personaggi molto diversi tra loro, nell'adattamento per il piccolo schermo questa frammentazione diventa uno dei punti deboli del progetto e, invece che espandere e approfondire, la serie si è tristemente limitata ad accennare ai tanti punti di vista e alle storie che animano il conflitto.
Nonostante lo show sfiori tematiche importanti come il genocidio, l'emarginazione, la violenza usata per raggiungere i propri scopi e le difficoltà nell'assumersi delle responsabilità in tempo di crisi, i dieci episodi non riescono mai a risultare incisivi a causa dell'estrema semplificazione proposta.
A livello visivo, inoltre, V Wars fa emergere tutti i suoi limiti e dalla fotografia esageratamente rarefatta a vampiri che sembrano quasi dei licantropi, la visione suscita non poche perplessità. A favore dello show c'è invece la breve durata che permette agli spettatori di non annoiarsi mai, grazie al rapido susseguirsi di eventi.

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Conclusioni

Nella nostra recensione di V Wars potremmo continuare a elencare i tanti punti deboli della prima stagione della serie, tuttavia è forse meglio concentrare l'attenzione su ciò che tiene a galla il progetto prodotto per Netflix che punta sulla fama di Ian Somerhalder e all'interesse che da sempre suscitano le storie di vampiri per attirare gli spettatori. I dieci episodi scorrono via rapidi e, non approfondendo realmente nulla, il binge watching richiede un livello talmente basso di impegno da risultare quasi piacevole e rilassante. Pur non arrivando alle vette di assurdità toccate da I-Land, lo show è inoltre a tratti involontariamente comico grazie a battute e scene davvero al limite dell'inspiegabile. A questi due elementi si aggiungono poi delle interpretazioni a tratti sopra le righe o al contrario totalmente inespressive. La serie possiede comunque degli spunti interessanti e in grado di far riflettere e quasi dispiace l'idea di un mancato rinnovo: gli autori, senza la necessità di introdurre personaggi e il contesto in cui si svolgono gli eventi, potrebbero infatti trovare finalmente la chiave di lettura giusta e rendere giustizia alla storia originale, proponendo realmente qualcosa di nuovo all'interno del ricco filone di storie dedicate ai vampiri.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • Le tematiche proposte sono interessanti e spingono alla riflessione.
  • La storia riesce a distanziarsi da altri progetti ambientati nel mondo dei vampiri.
  • La breve durata delle puntate dà ritmo allo show e permette di non annoiarsi.

Cosa non va

  • Ogni argomento è trattato in modo superficiale e fin troppo rapido.
  • La qualità tecnica e artistica appare piuttosto mediocre.
  • A livello narrativo ci sono troppi passaggi a vuoto.
  • Gli attori faticano a regalare un'interpretazione convincente.
  • La prima stagione si conclude con un cliffhanger che potrebbe lasciare gli spettatori insoddisfatti.