Uno Spielberg diverso
Dopo averci trasportato negli inquietanti futuri tracciati da A.I. intelligenza artificiale e da Minority Report, Steven Spielberg ci fa tuffare stavolta nel passato prossimo, quello degli anni Sessanta. Ma Prova a prendermi è soprattutto uno svago per lo stesso Spielberg, che dopo esserci cimentato con scenari visionari ed effetti speciali, si concede un viaggio nella commedia brillante. E il regista americano anche in questo campo dimostra la consueta maestria, raccontando con mano leggera ma decisa le vera gesta di Frank Abagnale (lo script è tratto proprio dall'autobiografia di questo incredibile personaggio), un ragazzo dalle mille identità che nemmeno ventenne riuscì a diventare un maestro della truffa e della frode finanziaria.
Spielberg piomba nei dorati anni Sessanta, dicevamo, e lo fa senza tentennamenti: i titoli di testa, l'atmosfera, le musiche di John Williams, la fotografia dell'affezionato Janusz Kaminski, tutto contribuisce a trasportarci in un'epoca perduta e leggera, talmente folle da permettere a un ragazzo di sedici anni di spacciarsi per pilota aeronautico, pediatra e avvocato, di falsificare assegni per vari milioni di dollari e di sfuggire per anni all'ossessiva ricerca dell'agente Fbi Carl Hanratty.
Leonardo DiCaprio riesce a calarsi perfettamente nei panni del ragazzino abile e scanzonato (l'aver lavorato con Scorsese e Spielberg non può che avergli fatto bene), ma Tom Hanks - seppur qui relegato a un ruolo da coprotagonista nei panni del grigio, impacciato e ostinato agente Hanratty - ancora una volta stupisce per la sua abilità e la naturalezza con cui riesce davanti a calarsi nei ruoli più disparati davanti alla macchina da presa. Una menzione particolare la merita sicuramente Christopher Walken, commovente e intenso nell'interpretare il padre di DiCaprio, un uomo spezzato e tirato da più parti dalle traversie della vita, ma orgoglioso nel conservare una sua dignità e nel cadere sempre in piedi.
Nonostante il basso budget e la velocità con cui è stato realizzato (girato in soli 55 giorni), Prova a prendermi è un film divertente che non perde colpi; a tratti potrà apparire poco fluido, ma sono quei momenti in cui è perfino salutare fermarsi, prendere fiato e mettere una pausa al vorticoso ritmo delle trovate di Abagnale e alla frenesia della sua fuga continua. E così le due ore e venti che potrebbero apparire eccessive per una commedia scorrono via piacevoli, senza che per questo Spielberg rinunci a inserire un paio di tematiche sulle quali riflettere. Innanzitutto il tema della famiglia e delle conseguenze della sua rottura: è infatti palese che il regista indichi nella separazione dei genitori la molla di tutta la scelta di vita di Abagnale. E poi l'amara riflessione su un mondo dove conta più l'apparire che l'essere, e dove grazie all'immagine, per quanto falsa e truccata, si spalancano porte altrimenti inaccessibili. Il tutto innaffiato con l'agrodolce finale: l'amara constatazione della famiglia ormai perduta, e la sofferta decisione di ritornare per sempre nei canoni della "normalità".
Movieplayer.it
4.0/5