Undine, recensione: Christian Petzold e l’amore fiabesco

Recensione di Undine, film di Christian Petzold su un amore dai toni fiabeschi, in concorso alla Berlinale 2020.

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Undine - Un amore per sempre: una scena del film

Con la recensione di Undine si torna nel mondo cinematografico di Christian Petzold, regista tedesco i cui lungometraggi hanno arricchito i programmi di festival cinematografici quali Venezia e, come in questo caso, Berlino (quinta volta in concorso per il cineasta, premiato nel 2012 per la regia de La scelta di Barbara). Un mondo che, a partire dal recente La donna dello scrittore (anch'esso in competizione al festival tedesco ai tempi), è stato impreziosito dalla duplice presenza degli attori Franz Rogowski e Paula Beer, due dei volti più talentuosi e apprezzati del cinema teutonico odierno (e nel caso della Beer anche quello francese, dato che nel 2016 la giovane attrice ha vinto il Premio Mastroianni a Venezia per il suo ruolo bilingue in Frantz di François Ozon).

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C'era una volta a Berlino

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Undine - Un amore per sempre: una scena con Paula Beer

Paula Beer è appunto al centro di Undine nei panni dell'omonimo personaggio, che lavora come guida turistica in un museo della capitale berlinese ed è apprezzata per la sua conoscenza approfondita della storia della città, costruita su quella che un tempo era una palude. Il suo sguardo però vaga costantemente in direzione del bar museale, dove il suo amato Johannes (Jacob Matschenz) ha deciso di lasciarla, spingendola a dichiarare che sarà costretta a ucciderlo. In quel luogo fa la conoscenza di Christoph (Franz Rogowski), che di professione fa il palombaro, e tra i due è subito colpo di fulmine. Ma l'ossessione nei confronti di Johannes non demorde, e quando il nuovo compagno rischia la vita sul posto di lavoro il mondo di Undine minaccia di sgretolarsi del tutto. La situazione però non è come sembra, soprattutto per quanto riguarda lei e il suo legame con l'acqua...

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Mito moderno

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Undine - Un amore per sempre: una scena del film

Mentre ne La donna dello scrittore l'intento di Christian Petzold era quello di analizzare la Storia europea collocando un racconto bellico in un contesto cronologico volutamente ambiguo (teoricamente Seconda Guerra Mondiale, ma in pratica anche ai giorni nostri), in questa sede il medesimo principio si applica al mito, al folclore. Il titolo del film trae infatti ispirazione dall'idea mitologico delle undine, creature elementali legate all'acqua, descritte con quel termine da Paracelso (anche se concetti simili erano già stati esplorati da autori come Ovidio) e poi rielaborate durante il Romanticismo dallo scrittore tedesco Friedrich de la Motte Fouqué. È un mito che ha ispirato anche La Sirenetta di Hans Christian Andersen, mentre in campo cinematografico il regista irlandese Neil Jordan ha raccontato la variante del suo paese, quella del selkie, nel film Ondine, uscito nel 2009.

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Undine - Un amore per sempre: Paula Beer durante una scena

È un concetto che Petzold introduce gradualmente, lasciando all'inizio solo il titolo del lungometraggio come indizio, un approccio che può risultare straniante e divisivo (difatti alla proiezione stampa nell'ambito della Berlinale la virata improvvisa nel soprannaturale esplicito non è stata accolta con entusiasmo da tutti i presenti), ma che forma anche un tutto piuttosto coerente nella sua apparente incoerenza, restituendoci una rilettura moderna del testo romantico (qui inteso nella sua accezione puramente letteraria) che è anche un omaggio all'evoluzione di Berlino, una metropoli dalla storia lunga e complessa, ancora in grado di celare angoli nascosti e intrisi di magia. Rispetto al film precedente del regista l'esercizio strettamente teorico e intellettuale ha una presenza meno preponderante, cedendo il posto a una forte componente emotiva che rende l'operazione struggente nei punti giusti e restituisce tutta la dimensione tragica di un amore destinato a essere impossibile.

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Amanti d'altri mondi

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Undine - Un amore per sempre: Paula Beer in una scena del film

In tale ottica è molto coerente che il cineasta abbia convocato nuovamente i due attori principali del suo lungometraggio del 2018, perfettamente calati nel contesto mitologico e folcloristico del progetto, per via del fascino piuttosto etereo di Paula Beer e della parlata caratteristica di Franz Rogowski. A loro modo, sono entrambi degli outsider, e la loro unione sullo schermo rende perfettamente l'idea di un rapporto capace di trascendere il tempo e lo spazio, partendo da quella che sembra la Berlino di oggi per tornare al primordio acquatico, in un abisso di sentimenti e forze che colpisce direttamente al cuore, attraversando i secoli per lasciare un segno, breve ma intenso, nella sala cinematografica.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Undine con un misto di soddisfazione e malinconia, conseguenza inevitabile di un film che porta sullo schermo gli stilemi del Romanticismo e dei miti antichi senza sconti, rielaborandoli in chiave moderna ma senza perdere di vista la dimensione tragica del canovaccio originale. Christian Petzold firma un altro grande lungometraggio fuori dal tempo e dallo spazio, ritrovando in stato di grazia gli attori Paula Beer e Franz Rogowski.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.2/5

Perché ci piace

  • La riflessione storica e mitologica è molto affascinante.
  • Paula Beer e Franz Rogowski sono una coppia affiatata e conturbante.
  • La svolta soprannaturale è molto bella...

Cosa non va

  • ... Ma non metterà d'accordo tutti.