Capelli lunghi, occhiali da sole a schermare gli occhi, David Robert Mitchell debutta in concorso a Cannes con la sua terza regia, Under the Silver Lake. Grande la curiosità intorno al film dopo l'exploit di It Follows, inquietante horror che ha terrorizzato il pubblico di tutto il mondo. Affabile, ma di poche parole, Mitchell non ama parlare troppo dei suoi lavori. Lo dimostra la segretezza che ha circondato la lavorazione di Under the Silver Lake. Dobbiamo dargli atto che spiegare a parole questo viaggio allucinato nei meandri di Los Angeles non è affatto semplice, come ammette lo stesso cineasta, anche autore dello script: "La storia è come un sogno di quelli che ti vengono quando hai la febbre, è un film maniacale nato in un mese. Un giorno io e mia moglie guardavamo le ville sulle colline di Los Angeles e ci chiedevamo 'Cosa accadrà davvero là dentro? Mentre ne discutevamo, l'idea si è formata nella mia testa'".
Protagonista di Under the Silver Lake è Andrew Garfield. L'attore, assente a Cannes, interpreta un giovane disoccupato di nome Sam che passa le giornate nutrendosi di cultura pop, frequentando strani individui e spiando il vicinato. Proprio mentre scruta la piscina condominiale scopre l'esistenza della bella vicina Sarah (Riley Keough), bionda avvenente e misteriosa che, dopo un primo contatto con Sam, scompare all'improvviso. "Il film è filtrato attraverso il suo sguardo Andrew Garfield", conferma Mitchell, "lui è presente in ogni scena, sperimenta Los Angeles in un modo molto personale". Ma quale è stata la prima reazione di Andrew Garfield di fronte a uno script così surreale? "Era eccitato, per la storia e per il personaggio. Mi ha fatto tutte quelle domande che, vedendo il film, saranno venute in mente anche al pubblico. Abbiamo trascorso molto tempo a parlare, ogni regista cerca di condividere elementi personali con cast e crew per aiutarli a comprendere il suo spazio mentale".
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Omaggi e citazioni tra cinefilia e cultura pop
La Los Angeles di Under the Silver Lake è una città ambigua, misteriosa che dietro l'aspetto solare nasconde un cuore nero. Emana un'atmosfera di torbida decadenza, anche se David Robert Mitchell non condivide del tutto questa visione: "Los Angeles è un posto in cui vanno le persone che hanno un sogno. Alcune lo realizzano, altre no, ma tutti cercano di reinventarsi. Non è il posto più facile in cui vivere, ma per me contiene un suo fascino". Anche sulla visione della figura femminile nel film, altrettanto inquietante visto che si passa dalle telefonate affettuose della madre di Sam a giovani donne pronte a prostituirsi per realizzare il proprio sogno, il regista si dimostra cauto e specifica: "Questa visione ambigua non riguarda solo le donne, anche gli uomini. Tutti i personaggi del film sembrano fantasmi, appaiono e scompaiono. Sono sfuggenti, non hanno consistenza".
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Il potere rivelatore della musica
Ingrediente essenziale di Under the Silver Lake è la musica, integrata non solo come score a commento degli immagini, ma anche nella narrazione. "La musica è stata scritta in fase di pre-produzione, fa parte del film fin dal principio" puntualizza David Robert Mitchell. "Abbiamo lavorato velocemente con una rock band per mettere insieme i brani. Nel film vi sono numerosi omaggi, da Bernard Herrmann al muto fino al pop e rock. Amo film di generi diversi e musica di tipo diverso, il mio film è nato dall'amore per queste cose. È un film che parla di come Los Angeles è stata percepita nella storia del cinema, ma la musica ha una funzione fondamentale perché ci aiuta a riflettere sul discrimine tra arte e denaro".
Il regista ammette di avere qualche difficoltà a incasellare il suo film in un genere preciso o a elencare tutti i riferimenti che ha inserito, consciamente o inconsciamente in questo folle viaggio, ma a fianco di musica e cinema si nota il peso che, nella sua formazione, hanno fumetti e videogiochi. In una scena vediamo addirittura Andrew Garfield intento a leggere i fumetti di Spider-Man. "Non è un inside joke" confessa divertito Mitchell. "Spider-Man era già nella prima bozza della sceneggiatura, Andrew è arrivato dopo, è stata una felice coincidenza. So che è difficile da notare, ma Under the Silver Lake è un period movie. Gli indizi sono flebili, ma chi li coglie capirà che la storia è ambientata nell'estate 2011, è un momento preciso nel tempo. Almeno, così è come l'ho concepito".