Fin dalla prima volta che l'abbiamo vista sul grande schermo, alle Giornate Professionali di Sorrento del 2015, dove fu proiettato in super anteprima il suo film d'esordio, Veloce come il vento di Matteo Rovere, è stato colpo di fulmine: Matilda De Angelis, 23 anni a settembre, ha un volto che cattura immediatamente, grazie a occhi felini blu mare e alle labbra perfettamente disegnate, accompagnati da una voce roca seducente.
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L'attrice di Bologna non ha solo un bel viso però: è un interprete di talento che, come le colleghe d'oltreoceano, recita con tutto il corpo, lavorando sulla postura, cambiando camminata a seconda del ruolo. Al suo quinto film, Una vita spericolata di Marco Ponti, in sala dal 21 giugno, De Angelis ha trovato il suo lato da femme fatale grazie a Soledad, attrice in declino che decide di unirsi a una coppia di ladri per caso, Rossi (Lorenzo Richelmy) e BB (Eugenio Franceschini), per ritrovare la popolarità perduta.
Tra inseguimenti, sparatorie, humor nero e musica a tutto volume, è lei il magnete del film, visione in blu elettrico da cui non si riesce a staccare gli occhi. A poco più di venti anni, De Angelis è non solo la migliore giovane attrice del panorama cinematografico italiano, ma anche una ragazza dotata di grande saggezza, come abbiamo potuto constatare a Roma, dove ha presentato il film alla stampa, insieme al regista e al collega Eugenio Franceschini.
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Paragonarsi agli altri porta all'infelicità
Il suo personaggio nel film è un'ex bambina prodigio, che, a 23 anni, si sente ormai obsoleta: in un paese dove si è considerati giovani fino a 40 anni questa è un'affermazione importante: "I ragazzi oggi si sentono falliti presto: a poco più di venti anni già si sentono così: è molto triste" ci ha detto Franceschini, subito seguito da De Angelis: "Forse perché vedono il resto del mondo attraverso i social: oggi è più facile paragonarsi a un coetaneo e pensare guarda quello dove sta, guarda dove sto io, perché io sto qua e lui sta là? Tendiamo molto a identificarci con quello che facciamo per essere felici e fieri di noi stessi e per affermarci come persone di successo. Siamo sovraesposti a questo vivere così alto e quindi una persona che non vive in quel modo è portata a pensare di non avere niente, che è una cosa molto molto triste".
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