A due anni di distanza da La cena di Natale, Marco Ponti torna allo spirito dei suoi primi film con Una vita spericolata, in sala dal 21 giugno, che riparte proprio da dove finivano le avventure di Andrea e Bart, i protagonisti di Santa Maradona, interpretati da Stefano Accorsi e Libero De Rienzo, che, disgustati dalla vita borghese, per cui l'apice della giornata consiste nel fare l'aperitivo dopo il lavoro, provavano a immaginare una vita diversa, più viva e, se non spericolata, almeno più emozionante.
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Nella sua nuova pellicola tre ragazzi di nemmeno trent'anni sentono di aver perso le loro grandi occasioni: Rossi (Lorenzo Richelmy) sta per perdere la sua officina, BB (Eugenio Franceschini), ex pilota di rally, ha ormai abbandonato il mondo delle corse, e Soledad (Matilda De Angelis), ex bambina prodigio, è un'attrice in declino che cerca disperatamente di riconquistare la popolarità. I loro destini si uniscono grazie a una rapina involontaria a una banca: braccati dalla polizia e da una banda di criminali, i veri proprietari dei soldi, i tre si lanciano in una corsa folle piena di imprevisti.
Abbiamo chiesto dunque a Ponti, arrivato a Roma per presentare il film, se ad Andrea e Bart il film è piaciuto: "I personaggi di Santa Maradona erano bloccati su un divano e, proprio nell'ultimo secondo del film, si alzano e dicono proviamo a cambiare le cose: ci siamo sempre chiesti con Stefano e Libero che cosa avrebbero combinato e concordiamo sul fatto che si sarebbero ficcati in una quantità di guai incredibile, perché loro non sono attrezzati per affrontare la vita come fanno quelli fighi e in gamba. Loro non risolvono le cose, ma sono quelli che se le complicano. Quindi sì: ad Andrea e Bart il film è piaciuto".
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Dei giovani vecchi
Nel film i tre protagonisti sentono di aver fallito in tutto, addirittura Soledad, a soli 23 anni, si sente vecchia e superata: in un paese dove si è considerati giovani fino a 40 anni questa è un'affermazione importante: "Per le persone c'è un livello di obsolescenza quasi come per la tecnologia: un musicista dopo due anni non viene più considerato perché c'è il nuovo ragazzino. La gioventù da un lato viene relegata a uno stato di totale passività, dall'altro, appena uno supera l'adolescenza, e non è più quel consumatore lì, viene buttato via. Per me è importante questo punto: non si può vivere così, non possiamo continuare a farci del male".
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Buoni e cattivi
Uno dei protagonisti dice in continuazione che "loro sono i buoni", nonostante molte delle loro azioni smentiscano questa convinzione: è uno dei mali dell'epoca contemporanea essere assolutamente convinti di essere nel giusto anche quando il nostro operato dice tutto il contrario? "Bisogna riscoprire la dicotomia buono/cattivo: vedo delle cose in questo mondo che non possono che essere fatte con una mentalità cattiva. Se uno mette nelle gabbie i bambini immigrati che tentano di superare il confine dal Messico, non posso pensare che ci sia un ragionamento sfumato: uno che ha pensato quella cosa lì non è buono, non può essere buono. Bisogna essere buoni e quella roba lì non si può accettare. Questo è fondamentale: non accettarlo".
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